Referendum, il grande flop: quorum non è stato raggiunto. Berlusconi: «Li hanno boicottati»

Affluenza al minimo storico. Non c’è stato il traino del voto amministrativo

Referendum, il grande flop: quorum lontanissimo. Berlusconi: «Li hanno boicottati»
Referendum, il grande flop: quorum lontanissimo. Berlusconi: «Li hanno boicottati»
di Andrea Bulleri
4 Minuti di Lettura
Domenica 12 Giugno 2022, 23:33 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 08:59

Che centrare il bersaglio del quorum fosse di fatto una mission impossible, ormai non lo nascondeva più nessuno. Neanche leghisti e radicali, che per primi si erano battuti per raccogliere le firme a sostegno della battaglia referendaria. Ma che i cinque quesiti sulla giustizia suscitassero così poco interesse tra gli italiani, finendo dritti sul podio delle consultazioni popolari con la minor partecipazione di sempre (finora il record negativo era stato quello dei referendum del 2009 sulla legge elettorale, con un’affluenza vicina al 24%), forse non se lo aspettava neanche Matteo Salvini, sponsor principale della chiamata alle urne. Eppure è così che è andata: alle 19 di ieri sera si era presentato ai seggi poco meno del 15 per cento degli aventi diritto, circa 7,3 milioni di italiani (affluenza totale stimata al 19-23%, secondo le proiezioni Opinio-Rai). Troppo pochi rispetto ai quasi 25 milioni necessari affinché le 5 proposte di modifica in tema di decadenza dei politici condannati, custodia cautelare e carriere dei magistrati si traducessero in realtà. 

È del 20,93% l'affluenza definitiva al referendum numero 2 relativo alla custodia cautelare.

Il quorum non è stato raggiunto

«Siamo un popolo di masochisti», aveva esordito in mattinata Silvio Berlusconi, subito dopo aver votato nel seggio di via Ruffini, a Milano. Per il Cavaliere, quello dei referendum era un destino già scritto: «Sono stati boicottati con il voto in un giorno solo, con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato» ha continuato Berlusconi, incurante delle urne ancora aperte. «Avevamo chiesto di far accedere ai seggi anche lunedì, non si è mai raggiunto il 50% dell’elettorato in un unico giorno». Per l’ex premier c’è stata «una volontà precisa di mantenere le cose come stanno». Poi la bordata ai giudici: «È sempre la stessa storia della giustizia politicizzata, che non è morta - attacca il Cav - L’abbiamo visto con gli arresti di Palermo, potevano anche aspettare a dopo le elezioni. Con questi referendum - conclude deluso - avremmo potuto finalmente fare un passo avanti». 
 

Polemiche anche dalla Lega: «Non ho problemi a dire che ci sia stato un complotto perché il quorum non potesse essere raggiunto», va su tutte le furie il senatore leghista Roberto Calderoli, da giorni in sciopero della fame proprio per abbattere la «censura» calata sui cinque quesiti. «Ho personalmente scritto al presidente della Repubblica e del Consiglio» perché invitassero i cittadini a partecipare, prosegue Calderoli a seggi chiusi. «E non ho ancora ricevuto, a oggi, una telefonata o un messaggio. Mi sarei aspettato una maggiore attenzione». Poi la critica agli scrutatori: «Chiedevano a chi si presentava alle urne per le comunali se volessero o meno le schede per il referendum, un vulnus al diritto di voto».


I RISULTATI

Eppure Salvini ci aveva provato, a mobilitare gli elettori per una «giustizia giusta». Da settimane lanciava appelli dalle piazze, dai palchi e dai social. Anche lui aveva chiesto una mano al Capo dello Stato per un appello contro l’astensione. Richiesta accolta con «stupore» dal Quirinale, che nei giorni scorsi ha messo in chiaro come Sergio Mattarella consideri il voto un diritto, più che un dovere. Le temperature estive di ieri e gli argomenti dei quesiti, percepiti da molti come materia da addetti ai lavori, hanno fatto il resto. 
È andata male ovunque, anche nelle città in cui si votava per le comunali. Altro che “traino” delle amministrative, l’effetto è stato quasi quello contrario.

La regione in cui si è votato di più, alle 19 di ieri, era il Veneto, con il 19,37% degli aventi diritto alle urne. All’estremo opposto il Trentino, con il 9. In Lazio la partecipazione si è fermata al 13, con la curiosa eccezione di alcuni piccoli comuni come Nemi (52%) e Casape (70%), 722 abitanti in provincia di Roma. Risultato? La legge sulla decadenza dei politici condannati resta com’è, così come le norme sulla carcerazione preventiva. Per gli altri tre punti toccati dal referendum invece c’è la riforma Cartabia, in arrivo mercoledì nell’aula del Senato. È da lì che la discussione sulla giustizia dovrà ripartire. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA