Taranto, «concorso col trucco» ad Amiu: quattro indagati, due i pm al lavoro

Taranto, «concorso col trucco» ad Amiu: quattro indagati, due i pm al lavoro
di Mario Diliberto
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Sabato 14 Ottobre 2023, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 12:35

Sale a quattro il numero degli indagati nell’inchiesta condotta dalla procura sulle manovre che sarebbero state attivate per “indirizzare” il concorso per l’assunzione di 11 ispettori ambientali da parte della Kyma Ambiente Amiu. Un dirigente dell’azienda e tre candidati. E nell’indagine, dopo quella iniziale di truffa, spunta anche l’accusa di corruzione. Mentre diventano due i pm chiamati a gestire la scottante vicenda giudiziaria. 

Gli sviluppi dell'indagine

Gli sviluppi dell’indagine, condotta dalla squadra Mobile e diretta dai pubblici ministeri Enrico Bruschi e Lucia Isceri, emergono dalla proroga delle indagini disposta dal gip dopo la richiesta avanzata dai titolari del fascicolo d’inchiesta, avviata all’indomani del blitz condotto a novembre dello scorso anno dalla Polizia proprio mentre era in corso una delle prove della selezione. 
La vicenda, infatti, richiede ulteriori approfondimenti e per questo i magistrati hanno chiesto e ottenuto altro tempo per concludere il loro lavoro. Come accennato, l’indagine prese il via a novembre dopo un appostamento all’esterno della Svam dove era in corso una delle prove. 
L’irruzione della squadra Mobile prese il via dopo che tutti i candidati avevano consegnato il loro compito, con una serie di perquisizioni mirate.

Quella decisiva in una delle macchine in sosta, intorno alla quale gli agenti in servizio di monitoraggio avevano notato movimenti “sospetti”. In quella vettura venne rinvenuta una borsa con carte ritenute “compromettenti”. Documenti sequestrati insieme ai plichi sigillati con le prove consegnate dai candidati chiamati a rispondere a cinque quesiti. 

Il funzionario

Nel mirino finì subito il dirigente dell’Amiu Rocco Scalera. Il funzionario quel giorno venne interrogato alla presenza del suo legale l’avvocato Fausto Soggia. La “prova regina” riguarderebbe il compito di due candidati. Dinanzi a quei documenti, come confermato dalla stessa Questura con una nota diffusa all’epoca subito dopo il blitz, il dirigente fu sostanzialmente costretto a fare delle ammissioni. Peraltro tra le carte individuate nel corso del raid ci sarebbe anche un “elenco” con diversi nominativi, accompagnati da alcune annotazioni, sul quale da tempo si stanno effettuando verifiche. Da quel momento, evidentemente, l’indagine ha inquadrato altri aspetti. Con conseguente aumento degli indagati e delle accuse ipotizzate. Un quadro che ha bisogno di tempo per essere completamente illuminato.

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