Colpo a presunto clan mafioso, pioggia di arresti della Polizia: si autocelebravano con canzoni neomelodiche. Nel mirino i fratelli Pascali. Tutti i nomi

Colpo a presunto clan mafioso, pioggia di arresti della Polizia: si autocelebravano con canzoni neomelodiche. Nel mirino i fratelli Pascali. Tutti i nomi
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 06:26 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 07:32

È scattata nel cuore della notte l'operazione antimafia con la quale la Polizia ha messo in ginocchio un presunto clan mafioso che avrebbe agito a Taranto. Gli agenti della squadra Mobile, guidati dal dirigente Fulvio Manco, hanno eseguito complessivamente 38 arresti. I provvedimenti restrittivi sono stati spiccati dal gip Marcello Rizzo - il quale evidenzia l'esistenza di «una forma di intimidazione silente e simbiotica» che si avvale «sempre e comunque della già esistente ed acclarata forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento ed omertà» - su richiesta del pm Milto Stefano De Nozza della Direzione Distrettuale antimafia di Lecce.

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Per 28 indagati, tra loro anche due donne, il giudice ha disposto il carcere mentre per altre dieci sono stati decretatu gli arresti domiciliari. Gli inquisiti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri gravissimi reati tra cui estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, lesioni personali e altro.

Nell'inchiesta sono indagate a piede libero altre 20 persone.

L'inchiesta

La retata di questa mattina è il frutto di una lunga attività di indagine condotta dagli investigatori sotto le direttive della Dda, svolta con il supporto investigativo e di prevenzione - della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Nel mirino il sodalizio criminoso che avrebbe fatto capo ai fratelli tarantini Nicola e Giuseppe Pascali, rispettivamente di 43 e 37 anni. Il presunto clan già in passato è stato al centro di inchieste e  avrebbe imposto il suo predominio in particolare nel rione Paolo VI, avvalendosi della sua forza intimidatoria. I presunti capiclan, secondo la ricostruzione dei magistrati dell'antimafia, avrebbero continuato a gestire estorsioni e traffico di droga anche dal carcere attraverso le mogli e i complici

I dettagli e tutti i nomi

Gli arrestati, secondo la tesi investigativa, con «l'azione criminale del sodalizio di stampo mafioso» stavano proseguendo le attività illecite di altre organizzazioni criminali colpite in passato con il blitz "Città nostra". Il clan si celebrava su YouTube con canzoni neomelodiche (uno dei titoli: "Si frate a me").

In carcere oggi sono finiti Nicola Pascali, Luca Pascali, Giuseppe Pascali, Luigi Agrosì, Giovanni Albertini, Antonella Bevilacqua, Antonio Bleve, Cosimo Damiano Caforio, Emanuele Capuano, Christian Chiafele, Leonardo Durelli, Mirko Guarino, Domenico Iacca, Lucky La Gioia, Salvatore Labriola, Simone Loperfido, Antonio Maiorino, Giuseppe Petrelli, Giuseppe Portacci, Eufrasia Quero, Vito Onofrio Salerno, Francesco Sangermano, Massimo Sedete, Patrizio Sedete, Pietro Spezio, Francesco Tambone ed Ezio Verardi. Domiciliari con braccialetto elettronico per Pietro Francesco Brescia, Gianluca Ciccolella, Francesco Cosmai, Antonio Greco, Benito Marangiolo, Giuseppe Palumbo, Francesco Presta, Francesco Tortella e Amedeo Zonile.

Organizzazioni federate

«Gli arrestati fanno parte non di un solo clan ma di organizzazioni federate. Una, di tipo mafioso, riferita ai Pascali, e altre due che hanno a che fare con lo spaccio di sostanze stupefacenti. Una situazione che dà l'immagine plastica della realtà locale, di una realtà in evoluzione. Quanto alle forniture di cocaina e hascisc i gruppi avevano collegamenti con la camorra napoletana e la criminalità albanese». Lo ha detto il prefetto Francesco Messina, direttore della Direzione Centrale Anticrimine, intervenendo alla conferenza stampa della Questura di Taranto sull'operazione coordinata dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza.

Le mogli veicolavano gli ordini dei detenuti

Erano Antonella Bevilacqua ed Eufrasia Quero, mogli di Nicola e Giuseppe Pascali, a veicolare all'esterno del carcere gli ordini e le direttive ricevute dai propri mariti. Sono state entrambe arrestate oggi nell'ambito dell'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce che ha portato all'esecuzione di 38 ordinanze di custodia cautelare. Ad Antonella Bevilacqua ed Eufrasia Quero viene attribuito il ruolo di promotori di un'associazione di stampo mafioso.

In particolare Bevilacqua sarebbe diventata la «reggente» di tutte le attività illecite del sodalizio criminale secondo le precise disposizioni del coniuge detenuto, oltre a svolgere, insieme alla cognata, la funzione di «supervisore» delle attività del clan per ciò che attiene il settore delle estorsioni. Dalle indagini è emerso inoltre come il clan Pascali non avesse più bisogno di passare a gesti di violenza, anche estrema, per dominare il territorio di riferimento, potendo godere di una fama criminale di tale spessore da esercitare (nel quartiere Paolo VI e in altre zone della città) un controllo definito «totalizzante» anche rispetto ad altri gruppi criminali «nemici» verso i cui sodali rivolgevano violente rappresaglie.

Uno degli episodi

Significativo l'episodio in cui Giuseppe Pascali, all'interno del carcere di Foggia, ha violentemente aggredito il rappresentante di un altro clan rivale, costringendolo a scrivere una lettera in cui rappresentava la volontà di dissociarsi dal gruppo criminale di appartenenza. Il racket delle estorsioni e il traffico di sostanze stupefacenti erano tra le fonti di reddito con carattere di sistematicità. Le indagini sono state avviate in seguito a un episodio avvenuto il 31 ottobre 2018 a Taranto.

Due pregiudicati (indagati dei reati in concorso di lesioni personali pluriaggravate, detenzione e porto di armi comuni da sparo e esplosione di colpi di arma da fuoco in luogo pubblico), in sella a uno scooter, ferirono con colpi di pistola alle gambe un giovane che aveva richiesto l'amicizia su Facebook alla compagna di uno dei due. Oltre alle sostanze stupefacenti e alle armi, sono state sequestrate numerose lettere. In particolare, corrispondenza trasmessa al capoclan Nicola Pascali da presunti affiliati, da suo padre e dai fratelli.

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