Ex Ilva ferma, protestano le ditte dell'indotto

Ex Ilva ferma, protestano le ditte dell'indotto
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 31 Dicembre 2023, 05:00

Critici e delusi. Tutti. L’incontro dell’altro ieri a Palazzo Chigi tra i ministri e i sindacati sulle sorti di Acciaierie d’Italia ha provocato solo proteste. All’infuori dell’annuncio dell’incontro con i Mittal l’8 gennaio, il Governo non ha ancora scoperto le carte e deciso che vuol fare. L’indotto, però, non è intenzionato ad attendere l’8 gennaio. 

La protesta

Si muove già il 2 e scendono in campo tre sigle: Casartigiani, a cui fa capo un pezzo dei trasportatori che lavorano con l’ex Ilva, Aigi e Confapi, che associano le imprese metalmeccaniche impegnate nella fabbrica. Le ultime due si uniscono alla protesta che Casartigiani ha promosso per la mattina del 2 davanti alla portineria C del siderurgico. Casartigiani, Aigi e Confapi industria, dichiarano i presidenti Stefano Castronuovo, Fabio Greco e Carlo Martino, “condividono le motivazioni alla base della protesta indetta dagli autotrasportatori per martedì 2 gennaio 2024 alle 9.30. Alle 10.30, sempre dinanzi alla portineria C, è convocata una conferenza stampa alla quale parteciperanno i rappresentanti delle associazioni, nel corso della quale saranno evidenziate le motivazioni alla base del presidio: mancata definizione dell’assetto societario, mancato rinnovo degli ordini, crediti ancora insoluti per gli autotrasportatori e per l’indotto. Condizioni che, insieme all’incertezza sulla continuità produttiva, continuano ad inasprire la madre di tutte le vertenze, che inevitabilmente sta dispiegando i suoi effetti sull’intero circuito economico della città tanto da determinare il collasso del Sistema Taranto”. 
Casartigiani, che già il 27 dicembre aveva tenuto un sit in di protesta davanti alla portineria C, appresi gli esiti dell’incontro di venerdì alla presidenza del Consiglio, afferma che “la situazione sta andando oltre i limiti della sopportazione”. Il coordinatore di Casartigiani Puglia, Stefano Castronuovo, si dichiara “preoccupato per lo stato economico in cui versa l’indotto e per le ricadute che si stanno determinando sul territorio. Lo stato di agitazione degli imprenditori dell’indotto è ormai incontrollabile - sostiene -, è come una bomba a orologeria pronta a esplodere senza preavviso. Auspichiamo che tra qualche giorno gli autotrasportatori possano ricevere da Acciaierie d’Italia i compensi che attendono. Diversamente verranno assunte nuove iniziative di protesta mosse dall’esasperazione che ormai è giunta al limite”. Sul fronte sindacale, invece, non c’è nessuna iniziativa per ora. Pur contestando quanto detto dal Governo, le sigle metalmeccaniche vogliono comunque attendere l’8 gennaio il confronto Governo-Mittal e poi essere riconvocate, probabilmente già il giorno dopo, dallo stesso Governo, prima di decidere cosa fare. 
Circa le commesse dell’indotto, Aigi annuncia che gli asseveramenti delle imprese con Banca Ifis “sono stati tutti aggiornati e firmati da Acciaierie” e quindi avverrà il pagamento da parte della banca una volta scaduti i 180 giorni della fattura. Chiarita anche la situazione degli ordini: “Tutti gli ordini con capienza economica e scadenza di validità al 15 gennaio 2024, saranno gestiti nella normalità con regolare emissione dei Map sino al 15 gennaio” (il Map è un documento relativo al lavoro assegnato mentre la capienza è determinata dall’ex Ilva e riguarda le risorse assegnate all’ordine). “Tutte le aziende - comunica Aigi - accederanno quindi regolarmente nello stabilimento a fronte di ordini con validità al 15 gennaio. Ma dovrà esserci capienza, altrimenti i Map non verranno accettati. Ora entro metà gennaio arriveranno le proroghe con relativa capienza, da gestirsi in base ai budget aziendali di riferimento, mentre gli ordini avranno come scadenza le necessità dello stabilimento”. Aigi, infine, ha rinnovato ai sindacati l’invito ad un incontro per discutere del ricorso alla cassa integrazione. 
E sulla situazione interviene anche la segretaria provincialre del Pd, Anna Filippetti che avverte: “Sul territorio ionico rischia di esplodere bomba sociale.

Chissà se i ministri che si stanno occupando della vertenza ex Ilva, hanno lontanamente idea dello spirito con cui migliaia di famiglie legate alle sorti di quello stabilimento, stanno vivendo queste ore che ci separano dal nuovo anno”. 

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