L'allarme degli agricoltori di Taranto: poca manodopera

Foto d'archivio
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di Lucia J. IAIA
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Lunedì 8 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:38

Scarseggiano i lavoratori stagionali nei campi del Tarantino. L’allarme, che già durante l’estate era stato lanciato dagli operatori turistici e dai ristoratori, non lascia indenni gli imprenditori agricoli di Taranto. Intanto, si teme però, che i raccolti marciscano sulle piante e non c’è tempo da perdere.

Le organizzazioni di categoria

«Questa problematica – spiega Carmine Palma, direttore di Confagricoltura Taranto - è cominciata un po’ prima del Covid ma, nei mesi successivi, si è ampliata. Secondo noi, la causa è la corresponsione del reddito di cittadinanza che, di fatto, ha svuotato i campi». 
Palma entra nel merito delle ragioni che, a suo dire, sarebbero a monte della questione. «Usufruendo di quella misura, in tanti hanno preferito rimanere a casa o, in tanti casi, hanno chiesto alle aziende di lavorare in nero per non perdere il sussidio. Noi abbiamo denunciato questa distorsione ma ad oggi, permane. La pandemia ha aggravato la situazione ma il colpo di grazia è arrivato con la vaccinazione e l’obbligo del green pass. A Taranto, tanti lavoratori agricoli sono comunitari dell’est o extracomunitari. Chi si è vaccinato in patria, è poi tornato in Italia per lavorare e pensavamo che tutto sarebbe stato risolto in breve tempo. Invece, gran parte di loro, è stata vaccinata con lo sputnik che non qui è riconosciuto e quindi, si è creato un imbuto. Tutti questi fattori messi insieme stanno creando delle difficoltà notevoli».

Le proposte


Le proposte da parte delle associazioni di categoria sono chiare. «Abbiamo chiesto che almeno nelle attività in pieno campo non vi sia l’obbligo del green pass. Sicuramente, il problema riguarda le aziende di medie e grandi dimensioni della zona che non stanno riuscendo a completare le varie squadre per andare a lavorare ma lo stesso quadro si delineando nei magazzini. Occorre intervenire prima possibile». 
Anche Alfonso Cavallo, presidente provinciale di Coldiretti Taranto rimarca le difficoltà di reperire personale. «Si tratta di una esigenza che si è fatta drammatica con il calendario delle raccolte che si intensifica con la raccolta delle olive, degli ortaggi, con il lavoro negli agriturismi e, con la scalarità delle diverse varietà». 
La preoccupazione di Coldiretti è profonda. «L’intera filiera alimentare in Puglia è impegnata in prima linea a garantire il cibo necessario alle famiglie che rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne». 
Dunque, un problema non più procrastinabile, così come ha denunciato anche la Cia Puglia nei giorni scorsi.

L'emergenza locale

Su tutto il territorio regionale mancano all’appello almeno un migliaio di lavoratori con conseguenza che potrebbero rivelarsi veramente gravi. «Nonostante i proclami della politica, ad oggi, a livello normativo si muove poco o nulla, seppure siano stati realizzati portali e app che cercano di far incontrare domanda e offerta tra mille difficoltà, ma niente che possa avere la portata di una normativa di emergenza di livello nazionale. L’emergenza della manodopera nel settore agricolo è insostenibile per le imprese», insiste la Cia. 
La voce, dunque, che si leva dal mondo dell’agricoltura tarantina e solo è quella di creare dei “corridoi verdi” che i funzionano verso la Germania, per esempio e di alleggerire gli adempimenti burocratici, magari con strumenti flessibili come i voucher.

La stessa Cia Puglia ha anche chiesto di poter ricorrere a chi è in cassa integrazione o percepisce un reddito di cittadinanza. In sostanza, gli operatori chiedono più pragmatismo al mondo della politica affinché si consenta a questo settore cruciale per la collettività di decollare, senza ulteriori intoppi.

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