Kyma a rischio fallimento, il consigliere Liviano accusa: «Stato di insolvenza per la municipalizzata»

Il consigliere comunale lancia l'allarme sulla situazione dell'azienda per l'igiene urbano a Taranto

Kyma a rischio fallimento, il consigliere Liviano accusa: «Stato di insolvenza per la municipalizzata»
di Paola CASELLA
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Domenica 19 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:44

«Kyma Ambiente Amiu è in stato di insolvenza, lo dice la stessa azienda nella relazione al 31 dicembre 2021. È evidente che se fosse un’impresa privata sarebbe già fallita». Sono queste le conclusioni cui è giunto il consigliere Gianni Liviano nel corso della conferenza stampa tenuta ieri mattina sulla situazione economica e finanziaria della partecipata del Comune di Taranto e sull’ipotesi di licenziamento di una quarantina di lavoratori per far fronte ai costi. Seduto tra il pubblico ed i giornalisti anche il presidente dell’Amiu Giampiero Mancarelli. 

I numeri

Il consigliere ha subito spiegato la ragione per cui ha ritenuto di intervenire pubblicamente sulla questione, nonostante la sua appartenenza alla maggioranza: «Cerco in questo modo di rispondere a chi in futuro potrebbe chiedermi: “Tu che sei dottore commercialista e presiedi la commissione Bilancio, non ti sei accorto che c’era qualcosa che non stava funzionando?”. Rispondo sin da ora: “Mi sono accorto e con tanto affetto e solo voglia di costruire, di dare una mano alla città, all’Amiu e all’Amministrazione, provo a dire di prestare attenzione, perché qualcosa ci sta sfuggendo di mano”. Illuminante è l’analisi di alcuni dati». 
Liviano, carte alla mano, facendo sempre riferimento alla relazione dell’Amiu ha detto: «L’azienda afferma che al 31 dicembre 2021 il margine di tesoreria, che in sostanza dice se l’azienda è capace nel breve termine di far fronte ai suoi impegni, è di -25.785.501 euro. Questo margine quando è negativo racconta uno stato di insolvenza, era negativo nel 2020 di -24.325.515 euro. Purtroppo, dal 2020 al 2021 la situazione è peggiorata. In realtà, non c’è una responsabilità che nasce con questa gestione, perché nel 2017, per esempio, il margine di tesoreria era di -30.690.114 euro».
Il consigliere ha poi analizzato il margine di struttura primario. «È - ha spiegato - un indicatore che confronta le immobilizzazioni con il patrimonio netto ed è finalizzato a capire se le fonti messe a disposizione dai soci, ed in questo caso dal Comune, siano sufficienti a coprire gli impieghi durevoli dell’azienda, se esso è negativo vuol dire che l’azienda è indebitata. Al 31 dicembre 2021 è di -32.133.347 euro. Nel 2017 era -33.165.972 euro».
Il consigliere ha rivolto poi il suo pensiero al presidente della partecipata: «Il povero Mancarelli deve essere esentato dall’aggravio di responsabilità sulla sua pelle. Devo dire che dal 2017 ad oggi non c’è stato nessun tipo di miglioramento né di peggioramento». 
Liviano è poi tornato ad esaminare le altre voci: «Il margine di struttura secondario, indicatore che serve a capire se le immobilizzazioni sono coperte solo da patrimonio netto e passività consolidate o anche da passività correnti, è di -28.008.673 euro, nel 2020 era -26.664.041 euro. Quindi, c’è un peggioramento dal 2020 al 2021. Il margine di disponibilità, indicatore finalizzato a capire se l’azienda è capace di affrontare autonomamente le passività di breve periodo, facendo leva sulla liquidità e le sue disponibilità di magazzino, è di -23.674.879 euro. C’è poi l’indice di liquidità primaria; secondo la relazione fatta dall’Amiu, è 0,012 nel 2021; serve ad indicare il livello di liquidità effettiva dell’azienda, serve a valutare la capacità dell’azienda di rispettare le scadenze. Il valore dovrebbe essere 1. Nel 2020 era 0,030. Infine, c’è l’indice di liquidità secondaria che indica un margine sicurezza per i creditori a breve. È un indice di allerta previsto dal Codice di crisi delle imprese e delle insolvenze. Deve essere tra 1,5 e 2. Nel 2021 era 0,32. Siamo in presenza di un importante stato di allerta». 
Liviano ha fatto poi notare che «nel 2021 tra gli impianti e macchinari è inserito il valore contabile dell’inceneritore che, in realtà, è fermo dal 2013, per il quale non è inserito, però, il costo. Immaginate - ha detto - se si togliessero dal bilancio gli oltre 40 milioni di euro dall’attivo fisso...». Il consigliere ha aggiunto: «Questo bilancio ci racconta, inoltre, che ci sono debiti tributari di 14 milioni e mezzo di euro, un debito previdenziale verso l’Inps di oltre 4 milioni e mezzo di euro, cui si aggiungono circa 2 milioni e 700 mila euro di debiti verso l’istituto complementare di previdenza». 
Liviano, infine, ha parlato delle gravi criticità della raccolta differenziata, dei costi per il conferimento in discarica e del conseguente aumento della Tari.

Insomma, un quadro a tinte decisamente fosche.

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