Rischia di perdere la casa: la norma sovraindebitamento salva una dirigente dell’Asl

Rischia di perdere la casa: la norma sovraindebitamento salva una dirigente dell’Asl
di Pierangelo TEMPESTA
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Giovedì 11 Aprile 2024, 09:44

Grazie alle legge sul sovraindebitamento ottiene uno sconto di 50mila euro sul debito con la banca e il giudice le salva la casa.

Protagonista della vicenda è una dirigente della Asl di Lecce che, a causa di alcune vicissitudini familiari e personali, aveva accumulato un ingente debito con banche e finanziarie e per questo motivo era stata destinataria di un decreto ingiuntivo che, senza l’intervento del giudice, si sarebbe tradotto nel pignoramento di tutti i suoi beni, tra cui l’abitazione di famiglia.

I fatti

La donna, ormai prossima alla pensione, oltre al mutuo per l’acquisto della casa aveva accumulato diversi debiti per via delle spese necessarie a garantire gli studi ai figli e ad affrontare alcuni imprevisti di salute e di famiglia.

Problemi, questi, che l’avevano costretta ad arretrarsi con i pagamenti nei confronti della banca. Una situazione che rischiava di precipitare a causa di un decreto ingiuntivo, scattato in seguito ad un finanziamento decaduto, al quale la donna non era riuscita ad opporsi nei termini di legge. L’istituto di credito era già pronto a chiedere il pignoramento di tutti i beni della dirigente Asl, compresa l’abitazione di famiglia.

Tutti i tentativi messi in atto per cercare un accordo con il creditore erano risultati vani: nel corso della trattativa, infatti, erano state rigettate tutte le proposte di rateizzazione presentate dalla signora e, quindi, tutti i tentativi di salvare almeno l’abitazione erano caduti nel vuoto. La debitrice si era rivolta anche ad alcuni professionisti, interpellando diverse agenzie salvadebiti. Ma anche questi tentativi non erano andati a buon fine.

La casa a rischio

Le risposte erano state sempre le stesse: per risanare la situazione debitoria sarebbe stato necessario liquidare il patrimonio personale (compresa l’abitazione di famiglia) e anche parte del proprio stipendio. La casa, dunque, sarebbe dovuta finire all’asta e venduta (anzi svenduta) al migliore offerente, anche facendo ricorso alla legge sul sovraindebitamento, introdotta nel 2012 proprio per aiutare chi non riesce più a sostenere i propri impegni finanziari e a rimborsare i finanziamenti. La normativa, il cui nome completo è “Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento”, ha come obiettivo quello di far uscire da condizioni di blocco debitori e creditori. E una delle tre soluzioni previste dalla norma è proprio quella della liquidazione del patrimonio per sanare i debiti. Sono però contemplate altre due vie: l’accordo di ristrutturazione dei debiti sulla base di un piano proposto dal debitore con il parere favorevole della maggior parte dei creditori, e il piano del consumatore, che giunge allo stesso risultato senza la necessità di stabilire un accordo con i creditori.

La dipendente Asl, assolutamente non intenzionata a mettere in vendita l’abitazione di famiglia, acquistata con tanti sacrifici e con un mutuo ancora in corso, ha presentato ricorso al Tribunale di Lecce, assistita dall'avvocato Antonio Maria Manco, per chiedere il risanamento della propria posizione debitoria e contemporaneamente per salvare il proprio patrimonio immobiliare. La difesa è riuscita a convincere il Tribunale che il denaro derivante dalla vendita dell’abitazione sarebbe stato a malapena sufficiente ad estinguere il mutuo contratto proprio per l’acquisto della stessa abitazione e che nulla sarebbe avanzato per saldare i debiti con gli altri creditori. Il giudice, quindi, nonostante il parere contrario dei creditori ha permesso alla dipendente Asl di conservare la proprietà dell’abitazione di famiglia.

E non è l'unico risultato ottenuto. Il pignoramento, infatti, è stato bloccato e il debito è stato ridotto di 50mila euro.

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