Ex Ilva, pagamenti ai dipendenti dell’indotto: nulla di fatto

Lavoratori in protesta a Taranto
Lavoratori in protesta a Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 19 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 10:42

L’allarme lanciato da Aigi (l’associazione delle imprese dell’indotto Acciaierie d’Italia) sulla difficoltà a corrispondere stipendi e tredicesime perché l’ex Ilva non paga e non offre nuovi lavori, rimbalza dai sindacati metalmeccanici alla Prefettura di Taranto, dove il prefetto Paola Dessì ieri sera ha presieduto un incontro con le sigle sindacali e la stessa Aigi. Ma Acciaierie d’Italia, pur convocata dal prefetto, non si è presentata. 
Nessuna schiarita per ora. Le parti torneranno ad incontrarsi oggi. 
Le aziende insistono col dire che sono in grande difficoltà e i sindacati - come avevano già fatto con le prese di posizione dei giorni scorsi - insistono nel chiedere che gli impegni verso i lavoratori siano mantenuti dagli imprenditori.

Il possibile compromesso

A prescindere dai loro crediti verso Acciaierie. Possibile che alla fine si possa trovare un compromesso. 
Cioè l’indotto pagherebbe gli stipendi e rinvierebbe ad un secondo momento le tredicesime. 
Questo anche in attesa di vedere i risultati degli incontri di domani e del 22. Domani mattina, infatti, il Governo incontrerà a Palazzo Chigi i sindacati, mentre per il 22 è di nuovo convocata l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia (Arcelor Mittal che è maggioranza e Invitalia partner di minoranza) per vedere se è possibile trovare un accordo sul sostegno finanziario urgente di cui la società siderurgica ha necessità. 
Pare comunque che alcune imprese associate ad Aigi abbiano fatto giungere segnali concilianti, assicurando che pagheranno. La situazione, dunque, potrebbe essere in evoluzione. Il prefetto, dopo aver evidenziato che gli aspetti cruciali della vicenda investono il Governo, avrebbe chiesto alle imprese se pagheranno o meno perché questo è l’unico tema che al momento si può affrontare in sede locale. E dalla risposta che daranno oggi Aigi e imprese, dipenderanno le decisioni dei sindacati che, al momento, hanno preferito restare in attesa. 
Nella riunione in Prefettura, i sindacati hanno ricordato alle imprese che le difficoltà di cui si lamentano, cioè i tempi di pagamento delle fatture a 180-200 giorni, nascono dal fatto che sono state le aziende stesse ad accettare questa tempistica. 
A quanto pare, al prefetto sarebbe stato indicato uno scaduto fatture di 71-72 milioni. 

La Fiom sull'incontro a Roma

 
Intanto, la Fiom Cgil, in vista del confronto di domani a Palazzo Chigi (sono attesi i ministri), ha chiesto al premier Giorgia Meloni “di coordinare i ministeri interessati per dare una risposta definitiva, condividendo la salita in maggioranza dello Stato e l’immediata messa in sicurezza delle persone”.

Dichiara Michele De Palma, segretario generale Fiom: «Il 20 dicembre è una giornata decisiva. Saremo a Palazzo Chigi, non lasceremo l’incontro fino a quando non avremo una risposta chiara: l’assunzione di responsabilità da parte del Governo attraverso la salita in maggioranza. Non è ora tempo di speculazioni di alcun tipo. Abbiamo letto di prese di posizione delle forze politiche e industriali, ora bisogna compiere un passo che serva a garantire gli obiettivi occupazionali, di salute e sicurezza e industriali alla base degli accordi già firmati». A Mittal, De Palma dice che «quando si investono risorse per pareri legali anziché per la sicurezza dei lavoratori - degli impianti e dell’ambiente - lo spazio per soluzioni politiche è di fatto cancellato. Abbiamo chiesto alle lavoratrici e ai lavoratori di garantire l’interesse generale del Paese manifestando e scioperando per difendere la produzione e il lavoro. Sono troppi gli eventi che inchiodano alle proprie responsabilità la proprietà, da ultimo l’incidente a Genova, ma nei giorni scorsi anche a Taranto e a Novi Ligure, sono a rischio salute, salari ed un equilibrio già compromesso sul piano sociale anche nell’indotto». 

Il  volantino


In ciascun sito, intanto, Fim, Fiom e Uilm stanno diffondendo un volantino il cui titolo, a caratteri cubitali, è: “Salviamo l’ex Ilva”. Si riassumono quindi le richieste che domani saranno portate all’attenzione del Governo: “Assumere il controllo della società; cambiare la governance di Acciaierie d’Italia e porre fine a questi inaccettabili comportamenti; dare un vero riavvio agli impianti per far rientrare tutti i lavoratori al lavoro, senza costringerli a stare in cassa integrazione a tempo indeterminato, senza un minimo di visione di futuro e in un ambiente compromesso”. Ultime due richieste: avviare “un processo di vera transizione ecologica, recuperando i ritardi accumulati con un piano industriale credibile” e dare risposte ai lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria (da tempo in cassa a zero ore) “attraverso la clausola di salvaguardia occupazionale del 6 settembre 2018”. Quella che avrebbe dovuto portare questo personale, a partire dal 2023, una volta finito il piano ambientale, ad essere rioccupato nell’ex Ilva, mentre invece è rimasto tutto sulla carta. Inattuato.  

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