Ex Ilva di Taranto. Vertice Urso-sindacati. Trattativa con Mittal alle battute finali

L'arrivo di Urso al vertice
L'arrivo di Urso al vertice
di Domenico PALMIOTTI
6 Minuti di Lettura
Martedì 20 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:30

Ancora nessuna schiarita per l’ex Ilva, Acciaierie d’Italia. Nel giorno in cui è partita la nuova cassa integrazione sino a fine anno per 2.500 dipendenti di Taranto, quella autorizzata giovedì scorso dal Governo col decreto sulla Pubblica amministrazione, l’incontro di ieri pomeriggio al Mimit tra il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e i sindacati, sia confederali che metalmeccanici, fornisce solo una conferma e nessuna novità. E cioé che il Governo continua ad essere in pressing su Mittal, socio di maggioranza di AdI, perché fornisca le risposte di rilancio che l’Esecutivo sta attendendo da molte settimane, e mantiene, nel frattempo, l’impostazione che si è dato. Ovvero, il Governo è pronto assumere un ruolo di maggioranza in AdI, ma solo temporaneamente, se il privato dovesse restare silente o fornire risposte non convincenti e adeguate.

Le dichiarazioni del ministro


Dichiara il ministro Urso: «Il confronto con le parti sociali, durato quasi quattro ore, è stato molto proficuo. Ci siamo confrontati su tre settori fondamentali: la siderurgia, l’automotive e l’elettrodomestico. Settori con cui dobbiamo confrontarci con delle multinazionali».

«Quello che vogliamo fare - aggiunge Urso - è rimettere nella giusta carreggiata la principale acciaieria italiana che può tornare ad essere la principale acciaieria europea. Lo Stato c’è e con i sindacati abbiamo un confronto assolutamente positivo perché vogliamo andare nella stessa direzione, quella del rilancio produttivo e della riconversione industriale». «Aspettiamo che l’azionista di maggioranza ci segua nella stessa direzione», aggiunge Urso, ricordando che lo scorso anno Acciaierie d’Italia ha prodotto «meno della metà di quanto programmato».

I sindacati


«La situazione di Acciaierie d’Italia è molto delicata, e anche se sembra ancora tutto da fare, siamo ormai alle battute decisive. Il ministro ha condiviso il quadro di grande difficoltà esistente sulla gestione. Urso ci ha detto che stanno verificando con Mittal la possibilità di continuare la partnership, ma Mittal, a differenza del passato, deve garantire collaborazione, investimenti, risorse, verticalizzazione della produzione, aumento della produzione e rilancio», afferma il segretario generale Fim Cisl, Roberto Benaglia (con Urso il focus sull’acciaio è stato fatto dopo gli incontri su automotive e filiera del bianco presieduti dallo stesso ministro). «Se Mittal ci sta - prosegue Benaglia -, si va avanti, altrimenti, poiché lo Stato non può abbandonare AdI, si valuterà il passaggio in maggioranza, ma con l’idea che lo Stato va in maggioranza per aprire dopo la strada a nuovi privati. Lo Stato, quindi, gestirà solo per un periodo limitato il gruppo». «I segnali di Mittal? Si sta discutendo. Vuol dire che Mittal è consapevole di questa necessità, dopodiché, nel giro di poche settimane, bisogna fare tutto. L’obiettivo a luglio è operare: o c’è un piano chiaro di ripartenza o il Governo deve scegliere», conclude il segretario generale Fim Cisl, che precisa che Urso non ha fatto alcun nome circa gli altri acciaieri privati che verrebbero coinvolti se il negoziato con Mittal fallisse.
«Il ministro Urso ci ha rappresentato, ancora una volta, uno scenario tutto da realizzare e i cui tempi restano una grande incognita», sostengono Tiziana Bocchi e Guglielmo Gambardella, rispettivamente segretaria confederale Uil e segretario nazionale Uilm responsabile per la siderurgia. «Noi ricordiamo - aggiungono - che con il rispetto dell’accordo del 6 settembre 2018 avremmo dovuto avere il gruppo ex Ilva già rilanciato, una produzione di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio liquido, tutte le linea di finitura in marcia per un output di 10 milioni di tonnellate complessive con il graduale rientro in fabbrica dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria». Invece la realtà, dicono Uil e Uilm, è che «abbiamo 5mila lavoratori di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione, impianti deteriorati e fermi, condizioni economiche e finanziarie disastrose. A nostro avviso, però, ci sono le condizioni di mercato per rilanciare da subito l’ex Ilva, senza contare che nel 2022 abbiamo importato oltre 6 milioni di tonnellate di coils». Secondo Uil e Uilm, «senza il riavvio immediato dell’altoforno 5, visti gli altri altiforni a fine vita, non ci sarà il rilancio dell’ex Ilva, non si potrà avere il tempo di gestire la transizione, e non potranno essere alimentate le linee finitrici di Taranto, Genova e Novi che creano il valore aggiunto all’azienda e che consentono il totale riassorbimento dei lavoratori. Insomma, se non ci sarà tutto questo, l’ex Ilva non avrà un futuro».
Cgil e Fiom, col segretario confederale Pino Gesmundo e il segretario generale Michele De Palma, dicono che sull’ex Ilva «avremmo già dovuto avere risposte sugli assetti societari e sulla governance».

Invece, sottolineano, «questa incertezza sta determinando una situazione drammatica dal punto di vista del rilancio produttivo, occupazionale e ambientale degli stabilimenti. In tutti i siti del gruppo mancano gli investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. Chiediamo un elemento di chiarezza e di discontinuità rispetto al passato». Mentre secondo Marco Benevento, Sasha Colautti e Franco Rizzo dell’esecutivo nazionale Usb, l’incontro con Urso è stato «assolutamente privo di spunti nonostante il quadro pesante di deindustrializzazione in cui si trova l’Italia. Il Governo Meloni - aggiungono - fa la voce del leone ma davanti alle multinazionali si comporta sempre da agnellino, come dimostra l’incapacità di affrontare Stellantis, il socio straniero di Acciaierie d’Italia o Jsw a Piombino. Dove Palazzo Chigi ha finora messo le mani, i lavoratori ne sono usciti sempre indeboliti, vista la vocazione dell’esecutivo a favorire i privati». Usb rilancia quindi la manifestazione nazionale di protesta sabato prossimo a Roma.

Lo sciopero

Ed uno sciopero sulle questioni industriali è stato promosso anche da Fim, Fiom e Uilm. Sarà di 4 ore ma diviso in due giornate, il 7 luglio al centro-nord, Lazio escluso, e il 10 luglio al Sud. Ugl, infine, con Antonio Spera e Daniele Francescangeli, afferma che sulla siderurgia sono stati evidenziati “ancora una volta i nostri dubbi su quanto sta accadendo nel polo siderurgico di Taranto sia rispetto al piano industriale sia ai nodi produttivi. Non è ancora chiaro quale sia il progetto complessivo quali i volumi di produzione, quali gli obiettivi della società e le quote di mercato da acquisire o detenere, quali i veri nuovi investimenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA