Ex Ilva, sulla proroga della cassa integrazione si spaccano i sindacati. E scoppia la polemica sull'Aia

Hanno firmato Fim, Fiom, Ugl Metalmeccanici e Fismic, mentre non hanno condiviso la scelta Uilm e Usb

Ex Ilva, sulla proroga della cassa integrazione si spaccano i sindacati. E scoppia la polemica sull'Aia
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Mercoledì 29 Marzo 2023, 17:25 - Ultimo aggiornamento: 17:26

Accordo «separato» per il rinnovo della cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d'Italia. A quanto si è appreso, dopo l'ultima riunione in videoconferenza di oggi, hanno firmato Fim, Fiom, Ugl Metalmeccanici e Fismic, mentre non hanno condiviso la scelta Uilm e Usb. La procedura è partita per tremila lavoratori in tutti i siti del gruppo, di cui 2.500 a Taranto.

«Fino alla fine - sottolineano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm e Davide Sperti, segretario Uilm Taranto - abbiamo provato a trattare per richiedere che non si determinassero 3.000 esuberi strutturali chiedendo tutte le condizioni di garanzia, a partire dalla salvaguardia dei 1.600 lavoratori in Ilva AS e dell'indotto senza escludere una giusta integrazione salariale all'ammortizzatore sociale.

L'azienda non ha voluto riconoscere, nell'accordo di cigs, la validità dell'accordo del 6 settembre 2018 che rappresenta l'unico atto di salvaguardia ambientale, occupazionale ed industriale dell'ex Ilva».

In particolare, aggiungono, Gambardella e Sperti, «Acciaierie d'Italia ha dichiarato che l'accordo di marzo 2020, tra ArcelorMittal e Commissari di Ilva, ha cancellato la salvaguardia occupazionale e il rientro a lavoro dei 1.600 lavoratori in AS. Dopo queste parole inaccettabili le altre organizzazioni sindacali non hanno reagito in nessuna maniera contro l'azienda. Una scelta che la Uilm non accetterà mai perché l'accordo del 2018 non può essere cancellato con una dichiarazione al tavolo». «Barattare 13 ratei di tredicesima, più o meno - ha commentato Francesco Rizzo dell'Esecutivo confederale Usb - 1.000 euro netti per 3000 unità, certificando un accordo che cancella in un secondo il futuro di 1.600 lavoratori, è un delitto contro la classe operaia».

Questione Aia

«L'ipotizzata, ennesima proroga del termine per l'ultimazione degli interventi previsti dall'Aia per l'ex Ilva di Taranto è una vergogna, l'ennesimo schiaffo in faccia alla città». Lo afferma Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, in merito alla richiesta avanzata dall'azienda di proroga dei termini per l'attuazione di alcune prescrizioni previste dall'Autorizzazione Integrata Ambientale che oggi sarà esaminata nella riunione in videoconferenza dell'Osservatorio Ilva. «Ricordiamo - aggiunge Franco - che si tratta di un' Aia varata nell'ottobre 2012, quindi oltre 10 anni fa, che è stata oggetto di ritardi continui e relative proroghe che ogni volta allontanavano nel tempo interventi indispensabili per la tutela della salute di cittadini e lavoratori e per l'ambiente».

Per la presidente dell'associazione ambientalista «è inconcepibile che Acciaierie d'Italia possa prospettare oggi, senza conseguenze, la necessità di ulteriori slittamenti, non di giorni, ma di diversi mesi e, spesso, anni, per una miriade di interventi, dagli impianti di raccolta delle acque meteoriche dell'area a caldo a quelli degli sporgenti marittimi, da impianti di captazione ed abbattimento fumi alle componenti elettriche di vecchia generazione disseminate nello stabilimento, per finire con gli impianti la cui bonifica verrà effettuata a fine vita, o alla loro fermata». «Il Ministro dell'Ambiente - chiede Lunetta Franco - intervenga per imporre il rispetto delle scadenze previste, rigettando al mittente le richieste di proroga». L'ambientalista ricorda «che, peraltro, l'attuale Aia è dal 2019 oggetto di un riesame di cui si sono perse le tracce. È evidente che finché il nodo degli assetti societari non sarà sciolto definitivamente ritardi e inadempienze sono destinati a ripetersi anche in merito alla indispensabile decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto. E anche questo è inaccettabile».

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