Ex Ilva, l'amministratore delegato Morselli verso l'uscita. Il governo cerca un nuovo manager

La lady d'acciaio potrebbe entrare nel valzer delle poltrone per finire alla guida di Terna al posto di Donnarumma

Ex Ilva, l'amministratore delegato Morselli verso l'uscita. Il governo cerca un nuovo manager
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 25 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 16:16

Il Governo starebbe cercando manager da mettere alla guida di Acciaierie d’Italia in sostituzione di Lucia Morselli nel ruolo di amministratore delegato. L’indiscrezione, già circolata nelle ultime settimane e rilanciata da diversi media, trova ora ulteriori conferme negli ambienti alle prese col dossier ex Ilva

I movimenti

Non è ancora chiaro se il Governo abbia già parlato con Mittal, cui, da azionista di maggioranza, compete esprimere l’ad, e se Mittal lascerà libera Lucia Morselli che nell’autunno del 2019 ha voluto alla guida dell’azienda, quando ancora si chiamava ArcelorMittal Italia e non era diventata Acciaierie d’Italia, con partner la società pubblica Invitalia. La sostituzione dell’ad, qualora avvenisse, sarebbe il secondo intervento del Governo dopo il decreto legge che, tramite Invitalia, ha erogato all’azienda 680 milioni di euro. E costituirebbe un altro passaggio volto a riassettare la società, nel senso che prima si è intervenuti sulla situazione finanziaria, evitandone il collasso, e ora si darebbe un segno di discontinuità nella gestione, atteso che quella della Morselli ha provocato strappi e divisioni. 
Ma la ricerca da parte del Governo di un nuovo capo azienda non sarebbe facile e non solo perché l’ex Ilva è complessa da gestire.

Si tratta anche di individuare un profilo che abbia competenze di acciaio e che abbia voglia di cimentarsi nell’avventura. 

Le ipotesi


Molto improbabile che Franco Bernabé, che pure è stato ad di Eni e di Telecom, sia spostato dal ruolo di presidente di Acciaierie d’Italia a quello di amministratore delegato. Quando l’8 marzo a Taranto fu detto alla Morselli che il Governo, nel gran giro delle nomine nelle società pubbliche, nomine che dovranno essere fatte a breve, pensava anche a lei per avere una presenza femminile ai vertici delle società controllate dallo Stato, l’ad manifestò stupore. Disse che apprendeva la cosa dai giornalisti. Manifestò però apprezzamento per il premier Giorgia Meloni (“una grande premier, una grande persona”) e tutto sembrò finire lì. Da allora in poi il nome della Morselli è rimasto ancora per qualche altro giorno sui media e poi è un po’ scomparso, benché fosse stato tra i primi ad essere avanzato. Ma il fatto che il nome non circoli più come i primi giorni potrebbe anche non essere negativo, si spiega. In questi casi meno si sta sotto i riflettori, meglio è. 


L’azienda dove Morselli potrebbe andare è Terna, il cui ad, Stefano Donnarumma, sarebbe in predicato di trasferirsi ad Enel. Terna, che gestisce le grandi reti di trasmissione dell’energia elettrica, qualche giorno fa ha chiuso il bilancio del 2022 con un utile netto pari a 857 milioni di euro, in crescita di 67,6 milioni di euro (+8,6%) rispetto ai 789,4 milioni di euro del 2021. Un altro elemento che non starebbe passando inosservato riguarderebbe la presenza della Morselli a Taranto. Sarebbe diventata meno frequente rispetto al recente passato. Si vedrà. 

Incontro al ministero


Intanto, ci sono nodi più immediati da sciogliere. E tra questi c’è la cassa integrazione straordinaria di cui AdI ha chiesto la proroga per un altro anno, da fine marzo, per 3.000 dipendenti di cui 2.500 a Taranto. Ieri il negoziato doveva riprendere al ministero del Lavoro dopo la discussione di giovedì ma ci si è aggiornati a martedì pomeriggio in call conference. Martedì è anche l’ultimo giorno della cassa in corso. Tra le motivazioni del rinvio c’è quella di non spaccare i sindacati tra firmatari e non firmatari. Infatti era già chiaro dall’altro giorno che, col quadro prospettato da AdI, la Uilm, primo sindacato nel siderurgico di Taranto, non avrebbe firmato. E altrettanto avrebbe fatto pure l’Usb. 
La Uilm chiede di chiudere adesso la partita col mancato accordo come nel 2022. La cassa partirebbe ugualmente, ma poiché dopo metà giugno la trattativa va riaperta a Taranto a seguito dell’esaurimento di 12 settimane pregresse di cassa (prima di accedere a nuovi ammortizzatori sociali vanno smaltiti gli arretrati disponibili), i tre mesi che mancano dovrebbero essere usati, coinvolgendo il Governo, per entrare nel merito di piano industriale e investimenti ed avere così un diverso scenario per AdI. L’obiezione delle altre sigle, Fim Cisl soprattutto, è che la data di giugno, ai fini della ridiscussione, vale solo per Taranto e non per gli altri siti. Inoltre, si osserva, se l’azienda ora fa delle concessioni economiche che permetterebbero di attenuare il disagio della cassa, perché non considerarle?
La cassa, dice la Fiom Cgil nazionale, “non può che essere assolutamente transitoria” e l’utilizzo va “ricondotto ad una prospettiva di piano industriale di gruppo”. Altre richieste Fiom: coinvolgere il ministero delle Imprese perché attualmente non si delinea “un’indispensabile risalita produttiva” e quindi serve “un piano industriale complessivo che si faccia carico dell’insieme dei lavoratori”; escludere esuberi; integrare economicamente la cassa a partire dalla tredicesima. «L’Usb - afferma Franco Rizzo dell’esecutivo confederale - è assolutamente ferma sulla necessità di avere prima di tutto risposte certe e definitive su piano industriale e futuro dei lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria. Su quest’ultimo punto non possiamo che avere un confronto con il ministero delle Imprese. Attendiamo una convocazione dal ministro Urso».

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