Uil e Uilm alzano il tiro su Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. Lo fanno a due giorni dalla ripresa delle trattative al ministero del Lavoro (incontro il 23 alle 10) per la proroga della cassa integrazione straordinaria che l’azienda ha chiesto per un altro anno per 3.000 dipendenti, di cui 2.500 a Taranto. Presenti i due segretari generali, Pierpaolo Bombardieri per la Uil e Rocco Palombella per la Uilm, il sindacato, che ieri mattina si è ritrovato all’hotel Salina per festeggiare il risultato delle elezioni delle rsu del siderurgico, elezioni che hanno riconfermato il primato Uilm, lancia due messaggi chiari.
I messaggi all'azienda
Il primo è che non firmerà nessun accordo sulla cassa al buio, cioè senza sapere quali scenari e quali prospettive attendono la fabbrica.
Palombella: nessun accordo sulla cassa integrazione
«Noi non faremo accordi di cassa integrazione senza nessun ritorno dal punto di vista della prospettiva», dichiara il numero 1 della Uilm, Rocco Palombella. «Elargire la cassa integrazione - rileva Palombella -, sperperare risorse ed avere reddito da fame per i lavoratori, noi non lo accetteremo. Noi vogliamo che ci sia una discussione sulla prospettiva. L’anno scorso non abbiamo firmato l’accordo e si disse che alla fine dell’anno bisognava far ripartire i lavori per l’altoforno 5. Ma non sono partiti l’anno scorso e non partiranno nemmeno quest’anno. E quindi anche stavolta, se non ci saranno impegni precisi e date ben evidenziate, ovviamente non firmeremo la cassa integrazione». Secondo Palombella «la situazione dell’acciaio va bene, c’è grande mercato, grande richiesta. Il problema è che noi non siamo in grado di produrre acciaio e quindi lo dobbiamo importare. Lo stiamo importando da diversi anni, in particolare durante la pandemia, e anche adesso che c’è ripresa. Non siamo in grado di produrre i laminati piani che produce lo stabilimento di Taranto. Li stiamo importando a prezzi molto alti».
«Noi - sostiene Palombella - continueremo a batterci affinché ci sia un futuro per lo stabilimento di Taranto e per tutti gli altri stabilimenti italiani. L’Italia era un Paese produttore ed è un Paese utilizzatore. È possibile crederci. Ci abbiamo sempre creduto e continuiamo a svolgere il nostro ruolo con grande determinazione. Non ci potrà essere futuro per gli altri stabilimenti senza la continuità produttiva di quello di Taranto», dice Palombella. «Si parla tanto di acciaio green, di accordo di programma, temi che io ho ascoltato da tanti anni. Ciò che noi ribadiamo - conclude il segretario generale della Uilm - è che se ci sono queste idee, questi progetti, che li tirassero fuori. I progetti devono avere un inizio ed una fine. Se non c’è vuol dire che ancora una volta vogliono perdere tempo senza assumersi responsabilità. Noi ribadiamo la nostra disponibilità a confrontarci con chi ha a cuore la salute dei lavoratori, del futuro della siderurgia e dei livelli occupazionali».
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