Lucia ​Morselli manager di Stato? «Non so, ma stimo Meloni»

Il premier parla di un «Ceo statale donna» In pole anche l'ad di Acciaierie d'Italia

L'ad di Acciaierie d'Italia Lucia Morselli
L'ad di Acciaierie d'Italia Lucia Morselli
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Giovedì 9 Marzo 2023, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 20:53


Chissà se Lucia Morselli entrerà davvero nel giro delle nomine per le grandi aziende di Stato, da Eni a Terna, da Enel a Poste fino a Leonardo, che il Governo sta per effettuare. Ieri alcuni rumors di stampa inserivano l'ad di Acciaierie d'Italia, ex Ilva, tra i nomi, insieme a quello del vice presidente di Nokia Italia, Giuseppina Di Foggia, a cui il premier Giorgia Meloni starebbe pensando. «La sfida è quando avremo il primo amministratore delegato di una società partecipata statale donna. Ve lo annuncio: è uno degli obiettivi che mi do, perché non c'è mai stato e credo che questa sia la grande sfida della parità» ha dichiarato Meloni.

Ma quando lo riferiscono alla Morselli, ieri a Taranto per l'inaugurazione in fabbrica della Technical Academy, lei, l'ad, mostra sorpresa. «Mi date una notizia» dice ai giornalisti. «Veramente non l'ho sentita e non riesco neanche a commentarla - prosegue -.

Avete visto il mio stupore». Non commenta l'indiscrezione che la indica nel giro delle nomine, ma un endorsement, anzi più che un endorsement, Morselli verso Meloni lo fa. «Abbiamo un grande premier - commenta -, una grande persona. Io credo alle persone. Non credo agli uomini e alle donne, credo alle persone».

La lady di ferro

Lady di acciaio, lady di ferro. Morselli è stata chiamata in tanti modi. E chissà se ora sarà lei, insieme agli altri manager dell'azienda, a gestire sino alla fine la partita del rinnovo della cassa integrazione straordinaria per un altro anno per 3.000 dipendenti del gruppo, di cui 2.500 a Taranto. Domani alle 12 c'è il primo round della trattativa al ministero del Lavoro. E sul rinnovo della cassa la Uilm, riconfermata giorni fa primo sindacato in fabbrica alle elezioni delle rappresentanze unitarie, ha già dichiarato di essere sul piede di guerra ed orientata a respingere al mittente la procedura.

Morselli è all'ex Ilva come ad dall'autunno del 2019. La ingaggiò Mittal, che allora era unico azionista dell'azienda, che si chiamava ArcelorMittal Italia. Nel 2017, però, quando erano in corso i giochi per assegnare ad una cordata privata il gruppo, sino ad allora gestito dai commissari di Governo dell'amministrazione straordinaria, Morselli stava dall'altra parte. Con lo schieramento concorrente di Mittal, che metteva insieme Jindal, Cassa Depositi e Prestiti e Leonardo Del Vecchio, il patron di Luxottica scomparso qualche tempo fa. Ma Morselli non solo è passata da un acciaiere ad un altro, da Jindal a Mittal, entrambi indiani, ma è rimasta in sella anche quando l'azienda, ad aprile 2021, ha cambiato nome e assetto. Divenendo Acciaierie d'Italia e aprendo le porte dell'azionariato allo Stato attraverso Invitalia, società del Mef che attualmente detiene il 38 per cento ma che é in predicato, in quest'anno o, tutt'al più, entro maggio 2024, di salire al 60 per cento come da accordi.

Scontri e tensioni

I circa tre anni e mezzo di Morselli al siderurgico di Taranto sono stati segnati da scontri e tensioni. In continuo. Con istituzioni locali, Comune di Taranto soprattutto, sindacati, lavoratori, imprese appaltatrici, i suoi stessi manager. Non pochi quelli che sono andati via. Dimessi o allontanati. E anche con la proprietà degli impianti, Ilva in amministrazione straordinaria, ci sono spesso conflitti. La manager, modenese, 67 anni a luglio, era già preceduta dalla fama di dura quando guidava il gruppo siderurgico Ast a Terni e questa sua fama qui l'ha confermata. Col Comune ci sono zero rapporti. Anche se ieri Morselli ha detto che «è possibile avere un rapporto più diretto con la città, certo che è possibile. La città ci ospita».

Ma, avverte, «i rapporti, essendo relazioni, devono essere costruiti da entrambe le parti». Intanto più volte, nei mesi scorsi, quando già si profilava la necessità di un intervento finanziario pubblico per salvare un'azienda alla deriva, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha chiesto che vi fosse anche un cambio dell'assetto societario con lo Stato in maggioranza, che a quel punto avrebbe espresso anche l'ad. Cosa che sembrava fattibile stando alle prime dichiarazioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso (novembre 2022), ma che poi è stata accantonata. E anche con Urso, appena arrivato al ministero, l'approccio non è stato certo dei migliori. A metà novembre Urso la convocò insieme alle altre parti in causa perché l'azienda aveva sospeso gli ordini all'indotto, ma Morselli non si presentò. E nessun altro dell'azienda si fece vivo. Né l'invito del ministro a ritirare la sospensione degli ordini fu accolto.
Gli ordini starebbero riprendendo solo in questi giorni ma perché sono arrivate le risorse da Invitalia (680 milioni) e da Mittal (70 milioni sotto forma di crediti).

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