Technical Academy, l'ex Ilva verso l'acciaio senza carbone

Assunti trenta laureati, in via di allestimento 15 laboratori che saranno all'avanguardia

Technical Academy, l'ex Ilva verso l'acciaio senza carbone
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 9 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:09

Il futuro dell’ex Ilva, Acciaierie d’Italia, non viaggia solo sugli investimenti e sul piano da 5 miliardi, in 10 anni, prospettato dal presidente Franco Bernabè e relativo a decarbonizzazione e forni elettrici, ma anche su nuove competenze e specializzazioni. 
A questo punta la Technical Academy inaugurata ieri in fabbrica con un intervento di 5,5 milioni di euro.

L'investimento

L’Academy, inaugurata alla presenza dell'ad Lucia Morselli, è la terza gamba di un sistema che fa leva sul centro di ricerca e sviluppo e sul centro di formazione, tre realtà integrate tra loro. È Adolfo Buffo, direttore per la Qualità nel gruppo AdI, a spiegare la mission dell’Academy. «Abbiamo avviato un percorso irreversibile di trasformazione con un programma di decarbonizzazione ed innovazione tecnologica - dichiara -. Il punto di partenza del nostro piano di sostenibilità era il completamento del piano ambientale con le prescrizioni Aia e il Dpcm del 2017. Il piano è sostanzialmente completo. Sulle polveri e sui parametri che misurano la qualità dell’aria, abbiamo emissioni anche più basse dei livelli minimi imposti dalle Bat. Ora questo ci serve come trampolino di lancio per un piano di sviluppo». 
Ecco, quindi, il centro di ricerca che ha preso le mosse anni fa con un investimento di 10 milioni di euro. «Scopo del centro di ricerca - afferma Buffo - è dare un supporto di metodo e di tecnologia alle nostre attività. Abbiamo 25 ricercatori assunti e 12 tecnici di laboratorio. Stiamo ora attrezzando 15 laboratori scientifici.

L’acquisto delle attrezzature non è semplice ma nel giro di qualche mese avremo forse i laboratori più attrezzati di Italia». Adesso il passo avanti è l’Academy. «Non vogliamo essere una seconda Università - chiarisce Buffo - ma sviluppare talenti». E riferendosi ai giovani entrati nell’Academy, Buffo dice che «sono determinati sui temi della transizione e dell’energia. Hanno messo a dura prova le mie conoscenze».

Le professionalità

Ma chi sono? Tutti pugliesi, dai 25 ai 30 anni. Su 30, assunti da qualche mese a tempo indeterminato, 25 sono ingegneri, ma vi sono anche chimici, un fisico e un laureato in scienze dei materiali. «Professionalità tra loro complementari - dice Buffo -. Con un corso partito a novembre 2022, stanno effettuando un anno di formazione tecnica. Poi ci saranno sei mesi di formazione sul campo. Lavoreranno sugli impianti, sui processi e sulle nostre idee di sviluppo. Vengono dai Politecnici di Bari e Torino, dall’Università di Torino e c’è chi arriva anche dalla Ferrari - aggiunge il manager -. Per il 30 per cento sono rientrati in Puglia e lo hanno fatto non per la mamma ma perché hanno sentito questo richiamo di sviluppo sostenibile. Speriamo che tra questi ragazzi ci siano i manager del domani. Ragazzi che prenderanno l’azienda tra qualche anno e noi abbiamo il piacere e il dovere di aiutarli. Il Rina (ente di ricerca industriale - ndc) ci sta aiutando a far crescere il centro ricerche e questi ragazzi».
Lo spettro di azione è ampio. «Transizione energetica ed economia circolare - spiega Buffo -. Stiamo lavorando sull’energia rinnovabile, abbiamo progetti per fotovoltaico ed eolico, la cattura della Co2 dai gas siderurgici, la valorizzazione dei sottoprodotti per ridurre il consumo di materie prime, l’efficientamento energetico. Impegni che portano in un’unica direzione: l’idrogeno. Lo useremo negli impianti di preriduzione, dove otterremo il ferro partendo dal minerale senza uso di fonti fossili e di carbone, che è quello che produce la CO2. E siccome siamo produttori di tubi, dovremo anche studiare tubazioni idonee per il trasporto dell’idrogeno». Inoltre, accanto alla transizione energetica, c’è quella industriale, quella digitale, la sensoristica e l’automazione.
Presenti i rettori di Poliba, Francesco Cupertino, e di UniSalento, Fabio Pollice, e della professoressa Nicoletta Ditaranto per UniBa, Buffo spiega i progetti più significativi. 

«Con PoliBa - dice - vogliamo provare a costruire un modello gemello del Treno Nastri 2, che è il nostro impianto di punta, quello che ci consente di fare fatturato. Stiamo lavorando per avere questo modello e fare così manutenzione predittiva dell’impianto. Stiamo trattando le acque reflue per avere biocombustibili usando la scoria di acciaieria come elemento di filtrazione. Con Iren stiamo poi studiando l’uso dei polimeri in altoforno e in acciaieria. Pensiamo inoltre a biomasse vegetali al posto del carbon fossile. Mentre con la loppa di altoforno vorremmo costruire barriere marine che aiutino a proteggere le coste e favoriscano il ripopolamento del mare. Con Falck, ora Renantis, lavoriamo su progetti di rinnovabili con l’eolico in mare offshore. Sono 5 gigawatt, una quantità immensa».
Ampio il network di alleanze. Oltre a PoliBa, UniBa e UniSalento, ci sono anche l’Università Federico II di Napoli, l’Istituto di innovazione e tecnologia di Napoli e la Scuola Sant’Anna di Pisa. Mentre per le aziende figurano anche Paul Wurth, Fincantieri, Eni e Snam.

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