Ex Ilva, è legge il decreto con lo scudo penale. Urso: «Lo Stato torna in campo»

Ex Ilva, è legge il decreto con lo scudo penale. Urso: «Lo Stato torna in campo»
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 3 Marzo 2023, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 10:00


Sono legge le misure urgenti per gli impianti strategici. Invitalia può quindi intervenire per il rafforzamento di Acciaierie d'Italia, di cui è partner di minoranza, sino ad un miliardo. Inoltre, si reintroduce lo scudo penale e arrivano nuove norme per in materia di sequestro e di amministrazione straordinaria. In quest'ultimo caso, se ne ricorrono i presupposti e se la società non è quotata, il socio pubblico può chiederne l'ammissione. Basta che abbia il 30 per cento del capitale. Invitalia oggi ha il 38 di AdI e passerà al 60.

L'articolo 2 sull'amministrazione straordinaria è quello che l'ad Lucia Morselli aveva proposto, nell'audizione al Senato, di cancellare o modificare.

Aveva esibito un parere di anticostituzionalità di Sabino Cassese, che della Consulta ha fatto parte, e anche Confindustria aveva proposto una modifica. Ma questa norma è rimasta. Come sono rimaste intatte le altre disposizioni che ieri mattina la Camera (che l'altro ieri aveva detto sì alla fiducia sul decreto) ha approvato con 144 voti mentre 103 sono stati i contrari e 16 gli astenuti (Terzo Polo e Minoranze linguistiche).

Nessuna modifica

Da Palazzo Chigi a Palazzo Madama e da qui a Montecitorio, il decreto non ha avuto modifiche sostanziali. E ora che il provvedimento è legge, per oggi pomeriggio è previsto un cda di Acciaierie d'Italia che dovrebbe decidere come ripartire i 680 milioni ricevuti nelle scorse settimane. L'ordine di priorità dovrebbe essere debiti energetici, fornitori e lavori. Non è facile quadrare i conti perché solo Eni e Snam avanzano insieme, per le forniture del gas, 650 milioni. Non avranno ovviamente tutto, altrimenti resterebbe ben poco, ma certo una quota significativa a Snam dovrebbe andare perché è la società che sta continuando ad erogare il gas col servizio di default. E senza gas, gli impianti si fermano.

Ieri, intanto, il via libera al decreto ha radicalizzato lo scontro tra maggioranza e opposizione, probabilmente mai come questa volta, sebbene le Camere di norme sull'ex Ilva ne abbiano approvate parecchie in dieci anni. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, affida ad un tweet il suo commento. "Così lo Stato torna in campo! Con l'approvazione, ad ampia maggioranza, del decreto Ilva sono state poste le condizioni per il rilancio industriale, ora tocca all'azienda: investimenti, produzione, occupazione. Non molliamo. Insieme si può", scrive il ministro.
«La strategia del Governo sull'ex Ilva è chiara e pragmatica. È necessario tutelare la produzione contestualmente all'attivazione delle procedure necessarie per ecologizzare quello che rappresenta un polo strategico dell'economia nazionale e un pilastro dell'occupazione sul territorio. Ricorrendo, come è giusto che sia, anche a norme eccezionali, ma necessarie e urgenti», dice Davide Bellomo, deputato pugliese della Lega.

E per Dario Iaia, deputato tarantino di FdI, «Pd e M5S per onestà intellettuale dovrebbero spiegare che stanno votando contro il decreto che stanzia sino ad un miliardo di euro per immettere liquidità in un'impresa che, diversamente, sarebbe destinata al fallimento. Dovrebbero spiegare ai lavoratori ed alle imprese che senza questo provvedimento il loro futuro certo è la disoccupazione e quello delle loro famiglie e dei loro figli è la disperazione. Con il decreto, Acciaierie d'Italia può ricevere i primi 680 milioni di euro essenziali per consentire all'impresa di avere la liquidità necessaria per far fronte al caro energia ed al pagamento delle aziende dell'indotto», incalza Iaia.

Le reazioni

«Ma con quale coraggio FdI viene a rimproverarci di aver votato contro quel decreto? Con che faccia riesce a rivendicare misure che autorizzano ad inquinare Taranto senza alcun limite e senza possibilità di opporsi? Noi siamo orgogliosi di aver votato contro il peggior provvedimento di sempre preso su Taranto», attacca Ubaldo Pagano del Pd. Invece di «cominciare una nuova storia per Taranto, il Governo ha negato questa possibilità e i diritti costituzionali di un territorio che ha pagato troppo in termini di inquinamento ambientale, salute dei cittadini e sicurezza dei lavoratori», rincara dai banchi Pd, Claudio Stefanazzi. E l'ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando del Pd, rivolgendosi al Governo dichiara: «Voi mettete sul tavolo sia i soldi sia lo scudo, in cambio avete la garanzia che la realizzazione dei piani, sia quello ambientale, sia quello industriale, riprenderà? E con che tempi? Avete ottenuto garanzie su un cambio di atteggiamento verso i fornitori? E soprattutto ci sono garanzie riguardo al ripristino di rapporti con la città più ferita, Taranto? La risposta a tutte queste domane è un sonoro no».
«Mi chiedo con quale coscienza si possa portare avanti un provvedimento così dannoso - sostiene Leonardo Donno, coordinatore regionale Puglia del M5S -. Con l'assurdo decreto ex Ilva, il Governo sta legittimando la libertà di inquinare impunemente e di mettere a rischio la vita dei cittadini di Taranto».

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