Dalla fabbrica alle strade. Dal piazzale della portineria C alle statali che da Taranto vanno verso Bari (Appia) e Reggio Calabria (Ionica). Ieri la protesta dell’indotto che lavora con Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, si è spostata.
La mobilitazione
Guidata da Aigi, una delle organizzazioni dell’indotto, imprenditori, lavoratori e mezzi aziendali hanno bloccato per diverse ore le due arterie. In questo modo si è voluta manifestare tutta la preoccupazione delle imprese appaltatrici per l’amministrazione straordinaria che in Acciaierie è ormai imminente. Preoccupazione perché “brucia” l’esperienza dell’amministrazione straordinaria del 2015 sempre di Ilva, con 150 milioni di lavori non pagati e rimasti impigliati nella procedura al Tribunale di Milano. Nel pomeriggio, Aigi ha tolto i blocchi, ma, precisa, “in attesa di adottare nuove e clamorose iniziative di protesta”. E comunque l’aria resta tesa.
La video-call
Dalla video call che ieri mattina l’indotto ha avuto con i ministri Adolfo Urso (Imprese) e Marina Calderone (Lavoro), non sono venute, per le imprese, le garanzie che si attendevano, probabilmente in termini di maggiore immediatezza. Urso è stato chiaro: dobbiamo seguire la legge e l’azienda non la possiamo espropriare. E quindi il timing delineato dal ministro va per gradi. Adesso bisogna attendere che trascorrano i 15 giorni della lettera che, il 17 gennaio, Invitalia, partner pubblico di minoranza di Acciaierie, ha spedito alla società dove il privato ArcelorMittal detiene la maggioranza. Se già in questa sede l’ad Lucia Morselli consentirà l’amministrazione straordinaria, si procederà “in via ordinaria”, altrimenti ci sono già i decreti del Governo (quello di gennaio 2023 e l’altro di pochi giorni fa) che comunque la consentiranno.
Le ipotesi sui prossimi passi
Ecco il punto: ma Morselli lo farà? O darà battaglia sull’amministrazione straordinaria, visto che lo scorso 15 ha cercato altre soluzioni puntando alla composizione negoziata della crisi alla Camera di Commercio di Milano? È nato da qui infatti l’ultimo decreto legge. “Siamo stati costretti a intervenire anche perchè si è avuta successivamente notizia che l’ad, senza comunicarlo al socio pubblico e al cda, lunedì scorso aveva attivato le procedure presso la Camera di Commercio di Milano per una procedura diversa che avrebbe potuto comportare una paralisi dell’azienda, a fronte del socio maggioritario che ha ribadito di non avere alcuna intenzione di mettere risorse”, spiega Urso. Puntualizzando che come si è mossa l’ad Morselli, senza informare nessuno, non è mai accaduto. Urso rimarca: “In questa fase è l’ad il responsabile legale per la continuità dell’azienda e dell’eventuale danno che si potrebbe arrecare agli stabilimenti ove si interrompesse la produzione o non continuasse l’attività dei manutentori”.
I crediti
I crediti rivendicati da chi lavora? Urso dice all’indotto che in questa fase è “l’amministratore delegato che deve rispondervi. O dandovi le risorse necessarie a mantenere la vostra attività e a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia degli stabilimenti e dei lavoratori, o chiedendo esso per primo l’amministrazione straordinaria che invece noi possiamo attivare solo col meccanismo di questa clessidra che si è messa in moto”, ovvero i 15 giorni dalla lettera di Invitalia. Sia Urso che Calderone manifestano disponibilità a migliorare il testo del nuovo dl sia nella conversione in legge, che nell’ascolto di indotto, sindacati ed enti locali, che saranno i prossimi due incontri. Dalla cassa integrazione, che per ora è assicurata per tutto il 2024, esclusa l’applicazione ai manutentori per esigenze di sicurezza e continuità, alle risorse - per ora ci sono 320 milioni sotto forma di prestito del Mef -, il Governo è disposto a migliorie. Come anche per la gestione dei crediti.