Eni a Taranto, scorte fino a lunedì: lavoratori con il fiato sospeso

Eni a Taranto, scorte fino a lunedì: lavoratori con il fiato sospeso
di Nicola QUARANTA
4 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Aprile 2016, 06:46 - Ultimo aggiornamento: 13:12
Scorte di greggio sino a lunedì. Poi il futuro sarà un'ipotesi per i 1500 lavoratori della raffineria di Taranto, che ri-
schiano di restare a casa in conseguenza dello stop all’estrazione in Val d'Agri.
«Taranto non può permettersi di perdere neppure un solo posto di lavoro. Le parole dell' amministratore delegato di Eni, oltremodo condivisibili, ci preoccupano», spiega il presidente di Confindustria Taranto, Enzo Cesareo, che a margine del grido di dolore dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, auspica chiarezza in tempi brevi. «Taranto vive dal petrolio della Val d'Agri. E adesso abbiamo una doppia conseguenza: non stiamo producendo nel centro oli di Viggiano e Taranto avrà dei grossi problemi. Dovremo cercare, ma costerà molto di più, del petrolio in altre produzioni ma ci viene a costare, con il trasporto, almeno 4-5 dollari in più. Ne va quindi anche della redditività della raffineria di Taranto», l'annuncio di Descalzi.

«Chi dice che l'Eni è una pattumiera venga a dirmelo in faccia», lo sfogo dell’amministratore delegato. Scendendo nello specifico della vicenda Val d'Agri, Descalzi ha ribadito di «voler andare fino in fondo» per dimostrare la correttezza dell'Eni. «Teniamo ferma la produzione per due o tre anni? Non mi interessa, voglio andare fino in fondo. Abbiamo e ho la coscienza a posto».
Con una capacità di raffinazione di 120 mila barili al giorno e un indice di conversione del 56%, l’impianto riceve l’80
per cento del greggio prodotto da Eni nei giacimenti della Val d’Agri, trasportato a Taranto attraverso l’oleodotto Monte Alpi (nel 2014 ne sono state lavorate 2,91 milioni di tonnellate).
Numeri sufficienti a comprendere cosa possa rappresentare il blocco di Eni per l'impianto ionico: «La raffineria - afferma Cesareo - deve continuare a lavorare. E ci sono tutte le condizioni perché ciò possa avvenire nel pieno rispetto delle leggi. Il fatto che il gruppo, a seguito dell'indagine in corso da parte della procura di Potenza sia stato spinto a sospendere l'attività produttiva di Val D'agri, ci preoccupa, per i riflessi che tale sospensione rischia di avere sull'indotto ionico. Certo che sarebbe un danno per Taranto perdere l'Eni, una delle aziende che hanno fatto grande l'industria italiana e di cui lui l'amministratore delegato giustamente è orgoglioso. E anche noi siamo pronti a dare battaglia».

Mobilitate, intanto, anche le organizzazioni sociali territoriali, come spiega Amedeo Guerriero, segretario Generale della Uiltec di Taranto: «I lavoratori sono in fibrillazione e bisogna capire quello che succederà.
Certo è che con i pozzi della Val D'agri fermi l'incubo è dietro l'angolo. Basti pensare che l'80% della produzione del centro oli dell'Eni in Basilicata viene lavorato a Taranto. E' chiaro che venendo meno quell'entrata sarebbe la fine. Sino a lunedì le scorte ci sono e lo stabilimento può operare a pieno regime. Dopodiché Eni starebbe pensando agli approvvigionamenti. Dovrebbero arrivare le navi, ma quel punto il costo lieviterebbe e non ci sarebbe più convenienza». Una situazione, dunque, che il sindacato sta monitorando con attenzione, a tutela dei lavoratori: 500 diretti, 500 autisti e 500 tecnici impegnati nelle attività di manutenzione dell'impianto: parliamo per lo più - sottolinea Guerriero – di famiglie monoreddito».

Ma quanto il dibattito sul futuro di Taranto sia complesso lo dimostrano le parole del sindaco del capoluogo ionico, Ippazio Stefàno: «Se ci fosse stato un percorso trasparente, corretto, non saremmo arrivati a questo punto. Le regole vanno rispettate». Il sindaco rispolvera la citazione «stolti umani che la stoltezza lor chiaman destino» a proposito della «risposta che gli dei davano agli umani che si lamentavano delle cose che andavano male» e sottolinea che «spesso nei nostri tempi è la legge del mercato che impone alla politica le regole, mentre dovrebbe essere la politica a imporre al mercato le sue leggi. Questo si può subire, tra virgolette, in altri campi, ma quando c'è di mezzo la salute delle persone è evidente che non si può neanche iniziare la discussione».
E conclude: «L’Uunica preoccupazione fortissima che noi abbiamo - conclude il sindaco - è che la nostra città sta vivendo da molti anni diverse sofferenze, come la mancanza di occupazione e la cassa integrazione.
Quindi temiamo che la situazione si aggravi ancora di più, ma abbiamo piena fiducia nelle regole e nella tutela dei lavoratori. L'auspicio è che non ci siano contraccolpi a danno dell'anello più debole della catena, che sono i lavoratori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA