Depuratore, nuovo progetto. E c’è una denuncia

Depuratore, nuovo progetto. E c’è una denuncia
di Massimiliano MARTUCCI
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Domenica 12 Febbraio 2017, 21:37
È passato un anno da quando Martina Franca si svegliò scoprendosi divisa da Locorotondo. I carabinieri del Noe di Lecce, su richiesta della procura di Taranto, avevano messo sotto sequestro duecento metri di strada nei pressi del recapito finale del depuratore di Martina Franca. Da tempo, infatti, quel pezzetto di terra nel cuore della Valle d’Itria, era subiva le intemperanze di un inghiottitoio naturale che non inghiottiva più le acque reflue del depuratore di Martina Franca, creando un pantano perenne di melma puzzolente. La magistratura, allora, dopo aver sequestrato con facoltà d’uso depuratore e recapito finale, decide di dare letteralmente un taglio alla strada, facendo sbattere la città contro l’emergenza che da tempo giornalisti e il Comitato dei Cittadini della Valle d’Itria aveva denunciato.
Ad un anno esatto dal sequestro, che ha avuto ricadute pesanti anche sull’economia della città, tagliandola fuori, quasi, dal flusso estivo dei turisti, ci sono due importanti novità. La prima è che l’Acquedotto ha presentato un nuovo progetto da dieci milioni di euro per rifare il depuratore, la seconda è una denuncia firmata da quaranta persone, presentata a fine gennaio dal Comitato, del quale fa parte la Cgil di Martina Franca, che chiede alla magistratura di fare luce su quanto sta accadendo ed è accaduto finora.
Dopo il sequestro, infatti, la magistratura affidò alla Regione la gestione del recapito finale, all’Anas la risoluzione della strada e all’Autorità Idrica Pugliese la gestione del depuratore. Nonostante il clamore della vicenda, tanto che l’allora sindaco di Martina Franca decise di spostare il proprio ufficio in una tenda nei pressi della zona sequestrata come segno di protesta (ma di fatto allontanandosi dalla città), ci volle l’intervento di Michele Emiliano ad aprile perché qualcosa si muovesse: la strada fu dissequestrata per permettere ad Anas di fare i lavori, e il 2 settembre 2016 fu inaugurata (ma senza troppi clamori) la bretella.
Il punto della vicenda, non ancora risolta, tanto che non ci risulta che le indagini siano concluse, al momento sono cinque gli indagati, è il funzionamento del depuratore di Martina Franca, che già dal 2003 doveva essere adeguato. Il pm Marazia, nel corso delle indagini, aveva rilevato che questo non funzionava a prescindere dal carico che doveva sopportare, tanto da sversare addirittura i fanghi che sarebbero serviti per depurare. L’acqua sarebbe quindi finita nei pozzi fino ad un km di distanza dal recapito finale.
La storia del depuratore di Martina Franca è sostanzialmente un lungo braccio di ferro tra diversi Enti, tra i quali il Comune, che a seconda dei tempi, hanno preteso o meno che i lavori fossero assoggettati a valutazione di impatto ambientale. Sembrava che tutto si fosse risolto il 31 luglio 2015, quando si decise di assoggettare a Via il nuovo progetto, salvo poi un periodo di nulla che si è concluso con il sequestro. A questo punto sembra necessario, agli attori della nostra storia, iniziare da capo, e presentando un’idea quasi simile (la superficie drenante delle trincee è aumentata), a ottobre del 2016, un mese circa dopo l’inaugurazione della bretella, la Regione decreta che non servirà la Via.
Si attende, comunque, l’inizio dei lavori, considerando i tempi tecnici per gli espropri, per un valore complessivo di oltre centotrentamila euro. Il recapito finale sarà dismesso, e l’acqua reflua sarà utilizzata in agricoltura.
Se la situazione è complessa già così, a gennaio arriva una novità: la somma di circa tre milioni di euro per i lavori di adeguamento del depuratore e per la realizzazione del recapito finale vengono spostati tutti su quest’ultimo. Secondo Isa Massafra, coordinatrice della Camera del Lavoro di Martina Franca e membro del Comitato, ci sarebbe un problema: «La perizia di variante per la realizzazione del recapito finale temporaneo, il cui importo è indicato in 3 milioni di euro, non può rientrare nel capitolato d’appalto allegato alla gara svoltasi nel 2003, in quanto quella gara prevedeva per quell’importo la realizzazione delle opere sia per l’adeguamento del depuratore, sia delle trincee drenanti, poiché il progetto era unitario. Pertanto bisogna che la Regione indica una nuova gara per le nuove opere. Opere che, essendo nuove, devono passare dalla valutazione di impatto ambientale. Ancora non siamo d’accordo, ma non siamo d’accordo soprattutto con la mancata valutazione di impatto ambientale, ricordando che c’era già stata approvata una delibera dalla Regione sia per l’adeguamento del depuratore, sia per le trincee. C’è un’omissione da parte di tutti coloro che dovevano intervenire».
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