Sovraffollamento nelle carceri, la lettera del detenuto: «La situazione è tragica, noi come topi»

Sovraffollamento nelle carceri, la lettera del detenuto: «La situazione è tragica, noi come topi»
Sovraffollamento nelle carceri, la lettera del detenuto: «La situazione è tragica, noi come topi»
di Alessio PIGNATELLI
5 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Settembre 2023, 05:00

«Spettabile redazione, sono un detenuto del carcere di Taranto: si legge sempre più spesso del problema delle carceri e il problema del sovraffollamento è sempre più presente e collegato a quello dei più frequenti suicidi. La situazione di Taranto è tragica».

Inizia così una lettera di tre pagine, scritta come si faceva un tempo con carta e penna. Parole ponderate ma allo stesso tempo dure come macigni in cui si descrive la vita di ogni giorno alla casa circondariale che prende il nome dall’agente di polizia penitenziaria, Carmelo Magli, assassinato nel 1994 da malavitosi. La missiva è un altro tassello di un mosaico che negli ultimi tempi è stato costruito da continue denunce dei sindacati. Solo che fa un certo effetto leggere certe descrizioni da chi vive in prima persona ogni giorno la condizione di «una struttura fatiscente» con i bagni «a rischio crollo, basti pensare che i solai sono senza intonaco e i ferri di armatura sono a vista e arrugginiti». 

La storia del "Magli"

Prima di proseguire il racconto, una piccola cronistoria è doverosa.

L’edificio è stato inaugurato nel 1986. È una casa circondariale con sezione di reclusione, sezione femminile e semiliberi. La struttura principale presenta nove sezioni maschili, tre per i definitivi, tre per i giudicabili, due sezioni per i detenuti ad alta sicurezza, una sezione per i detenuti protetti, una sezione per gli isolati, una sezione ex infermeria. Dal primo marzo 2014 è entrato in funzione un padiglione a sorveglianza dinamica. Il reparto femminile è formato da tre circuiti: definitive, giudicabili, semiliberi o articolo 21. In totale ci sono 349 stanze di detenzione per una capienza massima di 500 detenuti: al momento ce ne sono circa 850.

«Le celle sono meno di 9 metri quadrati (dallo spazio bisogna sottrarre i letti e gli armadietti) dove viviamo in tre persone. I bagni sono mancanti di bidet (in totale, in effetti, ci sono 96 bidet ndr), non esiste acqua calda» e nel periodo estivo viene tolta «con punte anche di 6 ore: vi lascio immaginare il disagio anche per i soli bisogni primari. Le celle si aprono e si chiudono ancora manualmente: pensate se dovesse scoppiare un incendio, faremmo la fine dei topi». 

Fra i principi costituzionali in materia penale assume particolare rilievo il concetto di finalità rieducativa. È stabilito che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ma «Taranto non è un carcere rieducativo - si ribadisce nella lettera - è solamente punitivo. Per poter risolvere il problema basterebbe applicare quei punti della legge che in realtà sono però a totale discrezionalità del giudice di sorveglianza. Potrebbero uscire dal carcere tutti quelli che hanno pene fino a 4 anni con affidamento lavorativo, a 3 con detenzione domiciliare anche con l’ausilio del braccialetto elettronico». In realtà, come racconta il direttore dell’istituto, Luciano Mellone, la situazione è estremamente complicata tra burocrazia e sovraffollamento in tutte le carceri.

L'istituto scoppia

Ma corrisponde ad assoluta realtà che la casa circondariale tarantina sta scoppiando e negli ultimi mesi è successo di tutto: risse, tentate evasioni, agenti aggrediti, droga e cellulari introdotti nei modi più fantasiosi. La numerosa presenza di detenuti con problemi psichiatrici, inoltre, è la principale causa di aggressioni e ferimenti da parte di questi nei confronti di un personale di Polizia Penitenziaria che ha difficoltà anche a prendersi qualche giorno di ferie. Il personale è stanco e demotivato e non ha più energie per sopportare oltre, sono anni che denuncia il malessere e le difficoltà della struttura tarantina sono ormai arrivate al capolinea. E poi c’è il fenomeno drammatico dei suicidi nelle celle: se fosse confermato suicidio l’episodio di qualche giorno fa, sarebbe il quarto dall’inizio dell’anno.

Nella lettera del detenuto viene evidenziato poi un altro problema: «i detenuti giudicabili vengono sistemati con i definitivi» e si crea un caos «con tafferugli e risse: spezzo anche una lancia a favore della polizia penitenziaria in quanto sotto organico. La sera c’è solo una guardia a fronte di 210 detenuti con turni che dovrebbero essere di 6 ore e invece diventano di 14». Dopo la richiesta di poter pubblicare la missiva, un post scriptum. Postilla che apre uno squarcio su un altro problema, quello sanitario: «Per quanto riguarda la sanità interna, bisogna aspettare mesi per una visita specialistica. Per esempio, per il dentista di fiducia bisogna lasciare una caparra di 3mila euro: un costo insostenibile per la maggior parte di noi. Anche la strumentazione è obsoleta e qui si cura tutto con Brufen o Tachipirina e somministrando ansiolitici in molti casi».

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