Carcere e sicurezza, lettera di un agente penitenziario a Mattarella e Meloni: «Lavoriamo in un inferno»

L'agente evidenzia i problemi «di sovraffollamento della struttura a fronte di una carenza di organico del personale penitenziario e denuncia i frequenti casi di aggressioni da parte dei detenuti»

Carcere e sicurezza, lettera di un agente penitenziario a Mattarella e Meloni: «Lavoriamo in un inferno»
Carcere e sicurezza, lettera di un agente penitenziario a Mattarella e Meloni: «Lavoriamo in un inferno»
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Lunedì 5 Giugno 2023, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 21:03

«Ormai la mattina o il pomeriggio, quando entro nel carcere per espletare il mio servizio, mi faccio il segno della croce, poiché non so quando, e come ne uscirò». Lo scrive in una lettera diffusa dal Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) e inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, ai vertici dell'amministrazione penitenziaria, un agente penitenziario di 52 anni che lavora nel carcere di Taranto.

La lettera

L'agente evidenzia i problemi «di sovraffollamento della struttura a fronte di una carenza di organico del personale penitenziario e denuncia i frequenti casi di aggressioni da parte dei detenuti». «Una volta - osserva il 52enne - il motto della polizia penitenziaria era 'vigilando redimerè, ora invece è 'prendere botte e non reagire maì ». «L'altro giorno - aggiunge l'uomo - un mio collega è stato aggredito da un detenuto ergastolano» e i segni «di quell'atto di violenza lo accompagneranno per tutta la vita poiché i danni provocati sono irreversibili.

Con i detenuti è vietato difendersi poiché se per difenderti gli provochi anche una piccola escoriazione, la magistratura ti mette gli occhi addosso e rischi il reato di tortura».

Il 52enne racconta che nel primo turno, dalle 8 alle 16, si trova a «gestire da solo circa 70 detenuti che ti assediano con richieste varie. Per un diniego banale sfondano i cancelli delle stanze oppure i gabbiotti dei poliziotti o appiccano il fuoco nelle stanze». Nel turno dalle 16 alle 24, invece, un solo agente - denuncia il poliziotto penitenziario - deve gestire tre sezioni «per un totale di oltre 200 detenuti. Ogni sezione è lunga circa 50 metri, per cui durante tutto l'orario è una maratona continua. Questo stress continuo ti mangia il cervello e toglie le forze».

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