Se la bellezza salverà il mondo, allora da oggi abbiamo qualche speranza in meno di essere salvati. Mentre Roger Federer si ritira, e lascia tutti gli sportivi del pianeta e gli amanti del bello un po' orfani anche solo pensando all'eleganza di quel rovescio che nessuno ha mai potuto replicare (e mai nessuno ci riuscirà), il ricordo va a quel saggio dal titolo “Roger Federer come esperienza religiosa”, dello scrittore americano David Foster Wallace. Tra le altre cose diceva, Wallace, che l'immensità di Federer aveva origine nel mistero e nella metafisica, e che la bellezza, la grazia, l'inarrivabile talento del tennista svizzero, sembravano provenire, o essere in diretta comunicazione con le forze più lontane dell'universo, da cui discendiamo.
Roger Federer, l'addio al tennis
Wallace arrivò a simili considerazioni dopo essere stato inviato dal New York Times a seguire una finale di Wimbledon tra Federer e Nadal nel 2006, vinta da Roger in quattro set.
Il gesto perfetto
Non si può spiegare Federer a parole, bisogna (bisognava) vederlo giocare. Il gesto perfetto e ieratico, gesto bianco come nessuno, il movimento sul servizio “anguillaceo”, la scudisciata del dritto, il rovescio che faceva sobbalzare il cuore per la sua essenzialità, le angolazioni impossibili o inusitate. Non si può neppure spiegare semplicemente Federer con le vittorie, gli 8 Wimbledon (nessun come lui) o i 20 titoli Slam totali: semplicemente perché ci sarebbe anche chi ha vinto più di lui a livello di Slam, come Djokovic e Nadal, e in assoluto c'è chi ha vinto più tornei Atp di lui.
Roger Federer è stata un'esperienza mistica, colui il quale ha portato la Bellezza nello sport come nessun altro prima di lui, e se questo non porterà proseliti o imitatori, perché riprodurre l'Assoluto non si può, se non altro il suo passaggio nella storia dello sport lascerà tracce. Perché il genio non è riproducibile, diceva ancora Wallace, l'ispirazione però è contagiosa, e multiforme, e anche soltanto vedere, da vicino, la potenza e l'aggressività rese vulnerabili dalla bellezza, significa sentirsi ispirati. E in un modo fugace e mortale, riconciliati. Nessuno sarà più come Roger Federer, ambasciatore della bellezza, e bisognerà ringraziarlo per sempre solo per questo.