Federer, ritiro a 41 anni: «Laver Cup ultimo torneo». Perché è il tennista perfetto

Il fuoriclasse svizzero ha affidato ai suoi canali social l'annuncio del termine della sua carriera

Federer si ritira dal tennis: «La Laver Cup sarà il mio ultimo evento»
​Federer si ritira dal tennis: «La Laver Cup sarà il mio ultimo evento»
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Giovedì 15 Settembre 2022, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 09:53

Se la bellezza salverà il mondo, allora da oggi abbiamo qualche speranza in meno di essere salvati. Mentre Roger Federer si ritira, e lascia tutti gli sportivi del pianeta e gli amanti del bello un po' orfani anche solo pensando all'eleganza di quel rovescio che nessuno ha mai potuto replicare (e mai nessuno ci riuscirà), il ricordo va a quel saggio dal titolo “Roger Federer come esperienza religiosa”, dello scrittore americano David Foster Wallace. Tra le altre cose diceva, Wallace, che l'immensità di Federer aveva origine nel mistero e nella metafisica, e che la bellezza, la grazia, l'inarrivabile talento del tennista svizzero, sembravano provenire, o essere in diretta comunicazione con le forze più lontane dell'universo, da cui discendiamo. 

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Roger Federer, l'addio al tennis 

Wallace arrivò a simili considerazioni dopo essere stato inviato dal New York Times a seguire una finale di Wimbledon tra Federer e Nadal nel 2006, vinta da Roger in quattro set.

Era il Federer più forte, 25enne, che in quegli anni vinceva tutti i tornei dello Slam tranne Roland Garros (ma avrebbe colmato la lacuna nel 2009), imbattibile, inarrivabile, troppo bello per essere vero, e invece era verissimo, lo potevano vedere tutti, e stupircene ogni volta. Come scrisse proprio Wallace, che era stato un buon tennista a livelo giovanile, assistere a una partita di Federer provocava momenti di assoluto stupore e incantamento: «Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un'altra stanza per controllare se stati bene. E questi momenti sono tanto più intensi se un minimo di esperienza diretta del gioco ti permette di capire l'impossibilità di quello che hai visto fare».

 

Il gesto perfetto

Non si può spiegare Federer a parole, bisogna (bisognava) vederlo giocare. Il gesto perfetto e ieratico, gesto bianco come nessuno, il movimento sul servizio “anguillaceo”, la scudisciata del dritto, il rovescio che faceva sobbalzare il cuore per la sua essenzialità, le angolazioni impossibili o inusitate. Non si può neppure spiegare semplicemente Federer con le vittorie, gli 8 Wimbledon (nessun come lui) o i 20 titoli Slam totali: semplicemente perché ci sarebbe anche chi ha vinto più di lui a livello di Slam, come Djokovic e Nadal, e in assoluto c'è chi ha vinto più tornei Atp di lui. 

Roger Federer è stata un'esperienza mistica, colui il quale ha portato la Bellezza nello sport come nessun altro prima di lui, e se questo non porterà proseliti o imitatori, perché riprodurre l'Assoluto non si può, se non altro il suo passaggio nella storia dello sport lascerà tracce. Perché il genio non è riproducibile, diceva ancora Wallace, l'ispirazione però è contagiosa, e multiforme, e anche soltanto vedere, da vicino, la potenza e l'aggressività rese vulnerabili dalla bellezza, significa sentirsi ispirati. E in un modo fugace e mortale, riconciliati. Nessuno sarà più come Roger Federer, ambasciatore della bellezza, e bisognerà ringraziarlo per sempre solo per questo.

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