Lecce, Di Mariano è l’asso in più

Lecce, Di Mariano è l’asso in più
di Tonio DE GIORGI
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Lunedì 11 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:44

Per assistenza dedicata chiamare Francesco Di Mariano. Gol, assist, difensore supplementare. È un giocatore multi risorse che tutti gli allenatori vorrebbero. Nel Lecce di Baroni va più che bene. Esterno d’attacco nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1, ma quando si tratta di sminare gli attacchi avversari eccolo ripiegare per dare man forte ai propri compagni di squadra. Una rete di filtraggio che il tecnico giallorosso sta ottimizzando con l’aiuto e la partecipazione speciale anche dei propri esterni offensivi. «Baroni vuole il classico esterno moderno – afferma Di Mariano, 25 anni -, quello che taglia dentro, attacca la profondità, ciò che serve per la Serie B: giocatori che si adattano in tutti i momenti della partita, sia in fase difensiva che in quella offensiva».

Gli esordi con il Lecce

Quando arrivò a Lecce, giovanissimo, si muoveva da trequartista, pertanto giocare sulla fascia, puntare l’uomo non era nelle sue corde. «Mi piaceva andare incontro a prendere il pallone, giocavo tra le linee, puntavo la porta da posizione centrale». Poi la sua trasformazione quando lasciò il Lecce per andare alla Roma. Un suo grande estimatore riuscì finalmente a ingaggiarlo dopo averlo corteggiato per il Palermo e per la Lazio. Fu Walter Sabatini a portarlo a Trigoria, alla Roma. Tra un consiglio e l’altro di Totti, che gli diceva di giocare semplice, fu Alberto De Rossi che iniziò a plasmarlo come esterno. «Vide in me altre qualità e mi disse: mi disse che dovevo giocare esterno. Mi fece notare che avevo un passo diverso dagli altri e mi invitò a puntare spesso l’uomo. Grazie ai suoi consigli oggi mi trovo molto meglio da esterno sinistro perché ho scoperto in me tante altre qualità. Negli anni ho migliorato le mie lacune altrimenti è difficile raggiungere certi risultati. Ho lavorato pure sulla fase difensiva che quando ero piccolo non facevo mai perché da trequartista non aiutavo mai la squadra». 

Di Mariano e il 4-3-3 di Baroni

Ed ecco il giocatore a cui Baroni difficilmente rinuncerà. A quattro giorni dalla chiusura del mercato, era il 27 agosto, la società di Via Colonnello Costadura ne annunciò l’acquisizione assicurandosi il calciatore palermitano per tre anni. Scelto da Corvino per quelle caratteristiche richieste da Baroni. Dopo otto anni è tornato in giallorosso. Oggi non è più un ragazzo, è papà di Leonardo al quale dedica i suoi gol. «L’esultanza è dedicata a mio figlio perché si chiama Leonardo e quindi con la mano mostro la elle di Leo», rivela l’esterno offensivo giallorosso. Nel Lecce è diventata una pedina importante e sicuramente reciterà da leader. L’esordio bis in giallorosso nella partita casalinga contro il Como subentrando al 16’ del secondo tempo a Olivieri.

Poi da quella partita in poi sempre titolare. Intanto si è presa già una bella responsabilità scegliendo il numero 10, che nel calcio significa classe, fantasia, gol. Ce la sta mettendo tutta, Di Mariano, anche perché vorrebbe riprendersi quella Serie A conquistata anche a spese del Lecce, con il Venezia. La società veneta, però, non ha creduto in lui e ha fatto scelte differenti.

Ed eccolo a Lecce. Di nuovo. Si è presentato con un bel biglietto da visita: si è sbloccato alla quarta giornata con la doppietta al Crotone, poi la rete a Cittadella e ha contribuito pure, con una rete, al successo importante contro il Monza. «Il più difficile è stato il primo gol al Crotone, fatto con il sinistro, che non è il mio piede forte, ero molto defilato e non è stato semplice – commenta -. Per importanza scelgo quello al Cittadella. Quello contro il Monza mi ha regalato un’emozione fortissima, desideravo da tanto segnare sotto la curva un gol così importante in un big match del genere. Ho riguardato le immagini molte volte». Quattro gol con il Lecce e il record personale, 8 reti segnate con la maglia del Venezia, che sembra alla portata del calciatore palermitano, nipote di Totò Schillaci. Rispetto al bomber di Italia ’90, Francesco non è un attaccante puro come lo zio. Ai gol, nel Lecce, ci deve pensare soprattutto Coda. «Personalmente non mi aspettavo un inizio così – ammette -, fare così bene dall’inizio davvero non lo immaginavo». Però sogna un finale come quello della passata stagione e festeggiare così il primo traguardo in giallorosso. «In questi ultimi anni non ho giocato in grandissime piazze o comunque così calde. Tornare qui dove ho vissuto la mia infanzia e dove ho tanti ricordi e tanti amici, per me è stato molto bello e mi ha reso felice». 

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