"Orodeide. Vita, morte e miracoli di Orodè Deoro", la mostra

Mercoledì 13 Dicembre 2023, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 07:00 | 2 Minuti di Lettura

La curatrice

“Ut pictura poësis - chiosa la curatrice Maria Agostinacchio - per citare l’Epistula ad Pisones di Orazio, nota come Ars Poetica, in un connubio che è al contempo topos letterario ma anche teleologico: entrambi infatti, sia la poesia che la pittura, pur con mezzi diversi, trasmutano il racconto, il fatto, la materia per elevarlo a valore universale, veicolo di emozioni, passioni, dolori. La pittura di Orodè- continua Agostinacchio- lascia convivere tempere, cere, lacche, gesti. L’artista parte dall’osservazione diretta di un’immagine per poi procedere per sovrapposizioni materiche ed espressioniste, scevre da abbellimenti di maniera. Dalla bidimensionalità pittorica e grafica Orodè Deoro transita verso una bidimensionalità materica che si esprime attraverso il mosaico: una frammentazione scarnificante delle immagini operata con i mezzi classici della tecnica dell’opus sectile e del trencadìs di origine catalana”.

Dalla pittura Orodè passa al mosaico da autodidatta. “Nel mio mosaico ho fatto confluire il me poeta, il primo amore, e il me pittore, il secondo amore, senza alcuna dottrina delle scuole del mosaico, da autodidatta – spiega l’artista- Tutti i miei miti sono poeti, scrittori, pittori, scultori, musicisti, ma nessun mosaicista, a parte le suggestioni del mosaico della Cattedrale di Otranto e dell’opera di Gaudì. Sulle tracce del grande catalano ho vissuto a Barcellona nel 2006 e sognavo di fare qualcosa nella Sagrada Familia. Credo solo per una questione di ego spropositato, di vanità – ero giovane – non sono entrato nella grazia dello spirito di Gaudì e delle sue opere ma avevo già iniziato il mio percorso di mosaicista in quella che fu la mia “bottega rinascimentale”, Vincent City dove avevo già realizzato il ciclo dei mosaici permanenti tra il 2001 e il 2005”.

Ma la ricerca di Orodè Deoro lo porta anche verso il tutto tondo “Diventa scultore, esplora forme e linguaggi della tridimensionalità – descrive il curatore Andrea Novembre- aggiungendo spessore e curve alle sue visioni oniriche, suadenti sirene nella sua ricerca di un linguaggio espressivo che evolve lungo sentieri poco battuti, al riparo dalle ovvietà del Mainstream.”

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