Ella, Madeleine e il cinema di Yuta: storie di adolescenti nelle graphic novel di Lucie Bryon e Tatsuki Fujimoto

Ella, Madeleine e il cinema di Yuta: storie di adolescenti nelle graphic novel di Lucie Bryon e Tatsuki Fujimoto
di Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
4 Minuti di Lettura
Sabato 24 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:03

La settimana degli esami di maturità ci suggerisce di presentare due storie con protagonisti adolescenti. Si tratta di due graphic novel autoriali, generati da una sensibilità molto profonda per il mondo giovanile: “Ladra” di Lucie Bryon mostra tutta la capacità di osservazione e pedinamento della tradizione francese, mentre “Goodby, Eri” di Tatsuki Fujimoto è un racconto sulla necessità delle immagini per dare senso alla vita.

Lucie Bryon (testi e disegni), “Ladra”, Bao Publishing, 2023.

L’adolescenza è un affare complesso da gestire. E i genitori sono parte ampia di questa complessità. Non è però così nell’esordio nel graphic novel della giovane illustratrice Lucie Bryon: i genitori non ci sono perché – nel caso di Ella, vivace e simpatica, zazzera cortissima e orecchie a sventola che servono a renderla più fumettistica – hanno accettato un lavoro all’estero, e lasciato alla figlia uno studio confortevole. Certo, lei si deve organizzare la vita, ma anche i licei hanno una data di scadenza, che coincide con l’esame di maturità. Tra poco Ella dovrà sostenerlo. La stessa cosa sta per capitare a Madeleine: lei è più timida e ha un aspetto più tradizionale. Ma ha anche dei grandi occhiali che la rendono più misteriosa e genitori che non ci sono quasi mai, e una grande casa da benestante. Le due ragazzine si piacciono, con grande naturalezza e senza dover ingaggiare col mondo alcuna battaglia di riconoscimento omosessuale: si piacciono e basta, e nessuno ci trova nulla da ridire.

Ella sembra più frivola e festaiola, ma è semplicemente una ragazza curiosa e che si trova bene nel clima informale delle feste, dove le conversazioni fluiscono bene, irrorate dall’alcol. Madeleine invece ha delle forme di timidezza e si sente osservata, non vede l’ora che le feste siano finite. Ma entrambe hanno un segreto, che verrà fuori a tappe nella lunga e piacevole storia di Lucie Bryon: un tipo di azione che potrebbe essere una conseguenza episodica dell’abuso di alcol nel caso di Ella e che invece, nel caso di Madeleine, si è radicato nella sua vita, e da cui non sa come uscire (lo spoiler è nel titolo). Le due ragazze sono brave a superare le pesantezze delle conversazioni ingarbugliate che hanno il marchio delle confessioni, e sono aiutate da un ambiente di coetanee e coetanei che sostituisce con forme di sorellanza e fratellanza (talvolta nerd) l’assenza dei genitori.

Il mondo, sembra dirci a ogni pagina Lucie Bryon, non è perfetto ma è andato molto, molto avanti.

Tatsuki Fujimoto (storia e disegni), “Goodbye, Eri”, Star Comics, 2023.

Yuta è un ragazzo introverso a cui la madre, colpita da una malattia inesorabile, ha assegnato un compito difficilissimo: deve filmare tutte le sue giornate fino al momento fatale e, a partire dal girato, realizzare un film in sua memoria. Tuttavia, all’ultimo istante di vita della madre, Yuta si allontana dall’ospedale e non ne filma la morte. Decide però di montare lo stesso un documentario-testamento e lo mostra al festival cinematografico della scuola, dove viene fortemente criticato per il dilettantismo delle riprese. Le offese ricevute lo rendono ancora più chiuso e refrattario alla vita, quando incontra una ragazza misteriosa, Eri, che gli dice di aver molto apprezzato il film e lo invita a migliorarsi come cineasta, per poter intraprendere un nuovo progetto; dopo vari tentativi di scrittura, il progetto prende forma: è di nuovo un video-diario quotidiano, ma la protagonista questa volta è proprio Eri.
 

Tatsuki Fujimoto è un giovane artista che ha avuto un successo planetario con l’opera seriale “Chainsaw Man”, davvero estrema e inventiva, di culto presso il pubblico dei teenager. Ora, a trent’anni di età, licenzia un romanzo grafico autoconclusivo di grande spessore filosofico, incentrato sul senso delle immagini e sulla circolarità ineludibile di ogni struttura narrativa. Il cinema ha una grande importanza per Fujimoto, e lo stile visuale di “Goodbye, Eri” deve molto al lavoro di cineasti come Takeshi Kitano: pochi cambi di inquadratura, grande economia espressiva e verbale, capacità di dare valore a ciò che non viene mostrato nella vignetta, abilità nel coniugare istanze teoriche e patemiche.

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