La Milano novecentesca di Bacilieri e il ritorno di Clowes con Patience

La Milano novecentesca di Bacilieri e il ritorno di Clowes con Patience
di Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
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Lunedì 30 Ottobre 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 20:17

Questa settimana ci dedichiamo al grande romanzo grafico internazionale, con due libri di autori molto noti e celebrati: Paolo Bacilieri, impegnato da anni in un grande affresco della Milano novecentesca, licenzia una biographic novel incentrata sulla figura dell’artista Piero Manzoni; Coconino Press riporta in libreria il capolavoro di Daniel Clowes, “Patience”, un gioiello del fumetto americano d’autore.

Paolo Bacilieri, “Piero Manzoni”


È una Milano in cui la notte trapassa nell’aurora quella che ci presenta Paolo Bacilieri per introdurci nella storia di Piero Manzoni: 21 tavole di grande malinconia, in cui Milano al risveglio canta una ninna nanna per un piccolino (“piscinin”) attraverso vedute di periferia, grattacieli, negozi e andirivieni che ancora non sembrano appartenere a una metropoli, ma piuttosto a una città che sta cercando di capire cosa e come vuole essere. Intanto, in via dei Fiori Chiari, al numero 16, il cuore di un giovane uomo che non ha ancora compiuto trent’anni ha ceduto. Quel “piscinin” in giacca e cravatta si chiamava Piero Manzoni, e Bacilieri ce lo racconta a partire da quando non c’è più, per poi tornare indietro a quando aveva appena cominciato ad essere: uno stemma araldico dei conti Manzoni ci dice dell’origine aristocratica della famiglia, poi di un’infanzia serena da studente di buona famiglia, con estati ad Albisola, in Liguria, che forse aprono in lui un primo spazio per l’arte, perché la cittadina è piena di artisti, tra cui Enrico Baj e Lucio Fontana, che Piero conosce. 
Bacilieri ci mostra un giovanotto che cresce apparentemente senza tanti problemi, anche se non appaiono grandi folgorazioni, che ci aspetteremmo da un artista così speciale e rivoluzionario. Invece le riflessioni che culmineranno nella scelta dell’arte sembrano affiorare a poco a poco nella mente di Manzoni, mentre considera finita la sua esperienza di studente di giurisprudenza a Milano e inizia a seguire i corsi di filosofia alla Sapienza, mentre bighellona da solo per le strade di Roma o quando decide di tornare a Milano.
A 353 passi da casa sua c’è il bar Giamaica, dove vive e si ritrova un’umanità che è insieme un unico collettivo rumoroso e una sommatoria di personalità effervescenti.

Piero sta lì, ma rimugina. E poi esplode creativamente, come se tutti i momenti di solitudine e tutte le discussioni nel fumo e nel vino del Giamaica fossero approdate a un’azione unica: creare dalla riflessione sull’arte un’arte nuova, che sappia far percepire quanto lontano ci si può spingere nell’immaginare. In una fantasmagoria apparentemente non frenetica, adatta al carattere mite di Manzoni, prendono forma le opere che obbligano a pensare cosa sia arte e la cui risposta è “tutto”, anche mettere un piedistallo al pianeta e rappresentarlo come opera unica. Anche invitare una persona a salire su un altro piedistallo e firmare la persona come opera. Genio gentile, Piero Manzoni ribalta il mondo dell’arte in una manciata di stagioni, pur restando il “piscinin” su cui Bacilieri riesce a commuoverci.


Daniel Clowes, “Patience”

Con un tratto aspro ed essenziale ma immerso nel colore, da fumettista underground, e uno stile narrativo immaginifico, Daniel Clowes si è affermato come una delle più importanti voci del fumetto americano contemporaneo, conteso da riviste come “New Yorker” e “New York Times Magazine”. “Patience” è uscito per la prima volta nel 2016, riscuotendo un grande successo internazionale. È una storia piccola e ambiziosa: piccola perché racconta la storia di persone semplici che aspirerebbero a una vita normale, a far quadrare i conti, a mettere su famiglia; ambiziosa perché, a partire da un evento tragico presentato in apertura, coinvolge gli stessi personaggi in un viaggio avanti e indietro nel tempo, per rimediare all’ineluttabile, per provare a vincere contro la morte (in nome dell’amore). Le figure di Clowes risentono esplicitamente della risemantizzazione del fumetto americano praticata dalla Pop Art, mentre la storia è crudele e romantica, visionaria e grottesca, come in un film di fantascienza postmoderna. Il volume di Coconino (180 pagine con copertina rigida) è impreziosito da una generosa postfazione di Veronica Raimo, scrittrice notevolissima che mostra qui una solida competenza in materia fumettistica. In una parola, imperdibile.

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