Liu He diventa grande Alceste e l’arte “shock”

Liu He diventa grande Alceste e l’arte “shock”
di Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
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Sabato 19 Agosto 2023, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 20:25

Due grandi narratori, due ambientazioni peculiari, due graphic novel che alzano il tiro del fumetto contemporaneo.
Golo Zhao, “Ultima notte a Pechino”, Bao Publishing.
In una cittadina dello Xibei, nella Cina nord-occidentale, l’ondata industrialista del ventennio ’70-’80 si è bloccata a causa dell’esaurimento delle risorse minerarie che la sorreggevano. La cittadina sposta le sue priorità e declina: dove un tempo c’erano servizi per i lavoratori, ora ci sono intrattenimenti per gente che ha un futuro precario. Si gioca a biliardo e si balla nelle discoteche, mentre per trovare lavoro famiglie si spezzano e ragazzini ancora troppo giovani si adattano a vivere da soli, con i genitori che inviano qualche soldo da altre città. Le scuole sono competitive come in tutta la Cina, e bisogna stare in campana, perché frequentare altri ragazzini più furbi e riuniti in piccole bande può non sfuggire alle autorità, e comportare l’espulsione. Così un ragazzino senza particolari colpe, Liu He, si trova a fronteggiare una situazione difficilmente gestibile. Ma in Cina, come dovunque, ci sono ancora posti misteriosi dove si può passare l’intera giornata sorseggiando un tè, e dove il misterioso proprietario, con i suoi silenzi e i suoi pochi suggerimenti, riesce a invogliare il ragazzino a riprendere gli studi usando la sala del negozio come biblioteca. 
Per raccontare la storia dell’impresa di diventare adulti nella Cina contemporanea, Golo Zaho (classe 1984, diploma all’Accademia di Belle Arti di Guangzhou e all’Accademia di Cinema di Pechino, da più un decennio autore conosciuto anche in Europa) passa in rassegna diverse città e diverse scuole, dove accadono fatti piccoli ma sorprendenti, e dove l’occhio dell’autore si sofferma su figure eccentriche e memorabili, come un ragazzino sovrappeso talmente bravo a videogame da evitare i colpi del bullismo in agguato e nello stesso tempo capace di insegnare al protagonista come fare a trovare una zuppa di noodles talmente buona da trangugiarla. Liu He cambierà città e cambierà amici, avrà modo di sperimentare lealtà e tradimenti, mentre intorno a lui il gigante cinese prenderà la strada complicata di una modernizzazione selettiva e inquietante. Ma in ogni dove c’è un cibo nuovo che lo segue, un profumo mai provato che si fa strada nella sua vita, qualcosa che porta a credere che si può stare bene ovunque ci sia cura per le cose che piacciono a tutti.

Un po’ come questo manhua (la versione cinese dei manga), capace di delicatezza poetica e di profondità di sguardo sociologica.


Alessandro Bilotta (storia), Francesco Ripoli (disegni), “Eternity”, volume 3, Sergio Bonelli Editore
Alceste Santacroce è il flaneur venuto fuori dalla penna di Alessandro Bilotta e disegnato inizialmente da Sergio Gerasi. “Eternity” ne racconta le gesta, e dopo due volumi usciti nel corso dell’ultimo anno è ora il momento di un’avventura intitolata “La vita appesa ai chiodi delle opere immortali”, suddivisa tra una gita in barca e un attraversamento della Roma notturna. Diciamo subito che il punto di forza di “Eternity” è il protagonista. In Alceste c’è qualcosa dell’indolenza del Marcello di Fellini, ma anche una spigolosità dello Zanardi di Pazienza sul volto di un Joker. Alceste è in realtà un Golem la cui argilla costitutiva è la grande letteratura (anche grafica) del ‘900: è un dandy senza cuore, che si lascia vivere in un ambiente sibaritico, tra yacht, feste, inaugurazioni di mostre e vari raggiri. A questa vita Alceste non assegna alcun valore, e sembra piuttosto concentrato sul proprio mondo interiore, che però resta inaccessibile al lettore. Ciò lo rende ancora più interessante ai nostri occhi, perché un conto è l’enigma narrativo, che prima o poi si scioglie; un conto è il mistero della vita, perennemente indecidibile. Ai valori interni insondabili, Bilotta oppone i valori esterni negoziabili: il terzo volume di “Eternity”, infatti, è incentrato sull’ascesa di un pittore naif, i cui sgorbi vengono esposti in una prestigiosa galleria della Capitale. Lo shock non è solo culturale, ma sociale: l’arrivo di un individuo non conforme alla classe che lo elegge artista provoca una serie di disavventure che Alceste, a un certo punto, non potrà solo limitarsi a osservare. La sceneggiatura di Bilotta, attualmente il più abile e inventivo scrittore italiano di fumetti, è un capolavoro ellittico. I personaggi si muovono come lungo un boulevard, non possiamo seguirli tutti, ma possiamo coglierli al volo, nell’attimo del loro passaggio. A fornire questo colpo d’occhio ci pensa questa volta Francesco Ripoli, un artista sorprendente, qui al suo massimo, esaltato dal grande formato dell’albo alla francese.

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