Tutti al mare con i dinosauri: la Puglia è un museo a cielo aperto

La mappa dei dinosauri in Puglia
La mappa dei dinosauri in Puglia
di Donato NUZZACI
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Sabato 8 Luglio 2023, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 09:56


Dove ci sono rocce calcaree lì c'è la possibilità di trovare orme e fossili in gran quantità. Una parte del territorio pugliese e la provincia di Bari soprattutto, è nota per importanti scoperte di materiale risalente a migliaia o milioni di anni fa e nel suo territorio la probabilità di incontrare reperti di questo tipo è molto elevata. Qualche giorno fa proprio nel capoluogo barese, si è segnalato un ritrovamento fortuito di orme di dinosauro, una nuova eccezionale scoperta che porta il nome del geologo Vincenzo Colonna, 88enne, già docente all'Università di Bari con un incarico presso l'Università della Calabria.

Il rinvenimento

Il rinvenimento del professore Colonna è avvenuto in un sito collocato lungo la costa tra i quartieri di Bari, Santo Spirito e Palese.

Qui, ad essere osservate sono state cinque orme, appartenenti secondo gli studiosi ad alcuni "anchilosauri", dinosauri definiti ornitischi erbivori, caratterizzati da una pesante corazza ossea che li proteggeva contro i predatori. «Mi ero fermato a fotografare un arcobaleno sul mare di Santo Spirito e dal parapetto lungo la costa ho notato sulla roccia delle orme a pochi passi dal mare - racconta il professore Colonna -. Ne ho viste prima tre, poi in seguito altre due, appartenenti secondo il paleontologo La Perna a dinosauri terrestri ed erbivori quadrupedi, forse del gruppo degli anchilosauri, molto diffusi nel Cretaceo». Le impronte risalirebbero dunque a circa 100 milioni di anni fa, e in una di esse si nota anche la forma delle tre dita del possente quadrupede dalla corporatura massiccia.


Un periodo lunghissimo che pone l'interrogativo sul come abbiano fatto queste orme a rimanere impresse nella roccia per così tanto tempo. «Sicuramente in questa zona della provincia di Bari e in altri luoghi della regione, un tempo c'era una laguna, un mare non mosso, basso e tranquillo, ed evidentemente i dinosauri erano soliti passare da questo punto per cercare cibo, ricordiamo che erano erbivori - spiega il professore Colonna -. Ebbene, questi quadrupedi erano molto pesanti e le loro orme sono rimaste impresse sul fondo marino grazie anche ad altri sedimenti che le hanno consolidate preservandole dall'erosione. Parliamo di un'età media di queste sabbie marine di 100 milioni di anni e col tempo, attraverso un processo di diagenesi che avviene in profondità e con un carico di molti materiali sovrastanti, esse diventarono roccia e contribuirono a preservare tali orme».

Le tracce tra le rocce calcaree


Tracce di dinosauro sono molto diffuse in Puglia ed è facile notarle in presenza soprattutto di rocce calcare. Dal 1999 fino a oggi, sono stati individuati ben 30 siti di orme di dinosauro su superfici di strato oppure su blocchi calcarei isolati. Ad Altamura ce n'è uno tra i più importanti. In una cava abbandonata in località Pontrelli, è stato scoperto nel 1999 un giacimento, risalente a circa 70 milioni di anni fa (Cretaceo), di oltre 20mila impronte ben conservate di dinosauri, la maggior parte di erbivori ma anche appartenenti a dinosauri carnivori. Tra gli altri siti paleontologici pugliesi si segnalano pure Lama Balice, un'area naturale protetta di 504 ettari situata nella città metropolitana di Bari. Durante il 2013 sono state scoperte nel territorio del parco orme di dinosauro in corrispondenza di cave. Anche in località San Leonardo, sulla costa adriatica delle Murge nord-orientali e a un chilometro da Pulo di Molfetta si trova una cava a pozzo estesa circa mezzo ettaro all'interno della quale si aprono due piazzali. Sulla superficie del piazzale di cava superiore, Davide Cesare Andriani scoprì nel 2005 alcune orme di dinosauro quando ancora era uno studente di Scienze Geologiche. Scendendo verso il sud della Puglia, si segnalano altre scoperte. La donna di Ostuni - ad esempio - è uno scheletro umano femminile ritrovato nel 1991 in una grotta presso il Parco archeologico e naturalistico di Santa Maria D'Agnano. Lo scheletro, risalente a circa 28mila anni fa, è quello di una ventenne gravida, rinvenuto con la mano destra appoggiata sul ventre, quasi a protezione del feto. Il reperto è conservato presso il Museo di civiltà preclassiche della Murgia meridionale. In provincia di Lecce, la Grotta del Cavallo di Porto Selvaggio (Nardò) è nota per il ritrovamento di depositi archeologici risalenti al paleolitico superiore che rappresentano i più antichi resti di Homo sapiens in Europa. Materiali conservati nell'attuale Museo della preistoria di Nardò, dove sono presenti le più antiche testimonianze rinvenute sulla costa neretina e che propone un viaggio nel tempo che inizia intorno ai 75 milioni di anni fa con una collezione di pesci fossili risalenti alle ultime fasi del Cretaceo e una tartaruga, per anni pezzo forte del museo didattico del Gruppo Speleologico Neretino. Anche ad Otranto, è nota la Grotta dei Cervi di Porto Badisco, dove sono stati ritrovati manufatti in osso e selce, che testimoniano la presenza umana fin dal Paleolitico Superiore e pitture rupestri in Europa relative al Neolitico (6000-4000 anni fa).
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