Turismo, la crisi del personale. La ricetta degli operatori: «Reddito di formazione e destagionalizzazione»

Il turismo pugliese, a corto di addetti, ha bisogno di uscire dalla precarietà e tornare ad essere un comparto attrattivo per chi è in cerca di occupazione

Turismo, la crisi del personale. La ricetta degli operatori: «Reddito di formazione e destagionalizzazione»
di Rita DE BERNART
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Martedì 4 Aprile 2023, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 06:43

Domanda e offerta di lavoro non si incontrano più. I flussi turistici però in Puglia sono in continua crescita e, di conseguenza, le nuove attività si moltiplicano. In un’equazione in cui i conti non tornano: il rischio è di un’implosione dell’intero sistema. Il turismo pugliese, a corto di addetti, ha bisogno di uscire dalla precarietà e tornare ad essere un comparto attrattivo per chi è in cerca di occupazione. Ma servono strumenti di sostegno, reti di impresa, infrastrutture e investimenti. Per intercettare sempre più flussi e per più lunghi periodi dell’anno e riuscire ad attrarre anche le risorse umane necessarie. Il nodo da sciogliere non è sempre, o soltanto, la questione salario. A fare da freno sono, spesso, gli orari e i turni di lavoro molto intensi ma soprattutto l’assenza di una prospettiva di lunga durata e di crescita personale. La parola chiave, ancora una volta dunque, è destagionalizzare. Convinto che questa sia la strada da seguire l’assessore regionale alla formazione e al lavoro Sebastiano Leo secondo cui «la destagionalizzazione è fondamentale ed ha a cascata effetti su tutto il sistema». Al pari della formazione professionale necessaria per qualificare i giovani e di conseguenza le aziende, favorendo un generale miglioramento dell’offerta turistica. Anche il sociologo di Unisalento Angelo Salento, aveva sottolineato ieri come «concentrare le attività in periodi brevi sia per certi versi più redditizio, perché l’alta stagione garantisce alti ricavi in un lasso di tempo limitato, ma certo chi se ne giova non sono i lavoratori».

I commenti

Sul tema della stagionalità, della precarietà, dell’assenza di visione futura si gioca la partita. Questione di prospettive e di qualità della vita. 
«Tutto ciò di cui stiamo discutendo - dice Giancarlo De Venuto, presidente di Asshotel Puglia - esisteva già prima.

Ma oggi chi prima si accontentavano del lavoro per pochi mesi, ha cambiato prospettiva. Il settore non ha più appeal al momento e soprattutto non assorbe i talenti. Perché il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di aziende a gestione familiare che coprono già dall’interno le figure apicali. Se vogliamo davvero fare destagionalizzazione dobbiamo attrarre le reti e le grandi catene che sono in grado di dare al lavoratore stabilità all’interno dell’ampia struttura, anche facendoli spostare nei diversi periodi. È questione di stabilità, di quanto tempo e con che prospettiva si lavora, non solo di stipendio. Le grandi reti consentono di crescere e far fare esperienza. È il futuro del turismo. Poi sono necessarie le infrastrutture: a Lecce ad esempio volendo lavorare con il Mice di inverno, non abbiamo un pala congressi che possa ospitare contemporaneamente in una sala mille persone». 

Il percorso di allungamento della stagione e della costruzione di nuove proposte legate a diversi periodi dell’anno è già in corso. Superata la parentesi pandemia, che ha visto una concentrazione dei flussi nei tre mesi estivi, si sta tornando ai trend precedenti. «Destagionalizzare è fondamentale per attrarre risorse umane – spiega Cosimo Ranieri, presidente di Confindustria Bari e Bat -. Si è persa in effetti un po’ di attrattività; di contro c’è da dire che il cuneo fiscale è altissimo a fronte di stipendi netti molto bassi. I giovani però devono tirar fuori un po’ la voglia di mettersi in gioco, in ogni struttura c’è la possibilità di crescere e il mercato è in forte espansione. Naturalmente per attuare questi percorsi servono infrastrutture, anche in bassa stagione, in particolare nei trasporti, i tempi di percorrenza devono essere ridotti. Ecco, in questo forse si potrebbe investire e scommettere nel prossimo anno. Si può fare tanto valorizzando l’enogastronomia, lo sport e la cultura». Parallelamente ad un percorso più lungo che porta a più turismi per più mesi all’anno, c’è anche l’ipotesi del reddito formativo: uno strumento, già al vaglio sul tavolo del ministro Santanchè, a supporto dell’occupazione e della professionalizzazione. «Nel 2021 con l’assessore Leo - ricorda Pierangelo Argentieri di Federalberghi Brindisi- avevamo avanzato l’ipotesi del reddito di formazione perché non c’è altro sistema per allungare la stagione finché non si tornerà a una situazione più sostenibile da un punto di vista economico. Allungare la stagione va bene ma finchè non ci sono i numeri per farlo e per tenere insieme le professionalità bisogna utilizzare degli strumenti di incentivazione al lavoro mediante piani che devono essere coordinati, magari anche con un accordo sindacale».

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