«Tranquilli, è solo un film». Così il regista Paolo Virzì presentava qualche mese fa il suo “Siccità”, un film a tratti distopico e catastrofico su una Roma a secco a causa della mancanza di pioggia. Dalla finzione alla realtà: la Puglia è al settantasettesimo posto tra le regioni europee più esposte agli eventi meteorologici estremi e al cambiamento climatico nel 2050 secondo lo studio internazionale “Gross Domestic Climate Risk”. Non solo. A causa della siccità, nel 2022 in Puglia si è perso un terzo delle produzioni: dalle olive alla frutta e alla verdura con gravi danni anche sugli allevamenti di cozze e ostriche.
Il Tacco d’Italia è inoltre, come ricorda Coldiretti, la regione d’Italia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi e rappresenta la calamità più rilevante per i campi. E il 2023 è iniziato sulla stessa falsariga. Tant’è che per tornare alla normalità e garantire le produzioni agricole primaverili ed estive sarebbe necessario oltre un intero mese di pioggia.
L'emergenza
Molti analisti la considerano come la prossima emergenza dopo quella relativa ai rincari dell’energia.
E la prima analisi globale del patrimonio immobiliare e del territorio compiuta per gli investitori da Xdi (The Cross Dependency Initiative), tra i leader mondiali nell’analisi del rischio climatico fisico, conferma questo scenario. Sono messi a confronto oltre 2 mila 600 regioni (o altre entità substatali) di tutto il mondo: la Bassa Sassonia in Germania, le Fiandre in Belgio, Krasnodar in Russia sono le regioni europee ai primi posti in classifica e la Puglia rientra nella top 100, al 77esimo posto appunto. I fenomeni atmosferici gravi sono diretta conseguenza di un clima che cambia e sono correlati tra loro: le grandinate che hanno colpito la Puglia - dal Salento al nord Barese fino al Foggiano - sono intervallate da questi lunghi periodi di siccità.
L'allarme di Legambiente e Coldiretti
«La Puglia è una delle regioni a più rischio siccità e desertificazione - spiega Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia - questo perché già parte con un deficit idrico di partenza non avendo grandi approvvigionamenti e bacini idrici. Questo si unisce alla crescente desertificazione e salinizzazione della falda. Oggi più che mai è necessaria una pianificazione seria di tutela e riutilizzo dell’acqua, così come anche stabilito dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia».
Incrociando poi i dati di Coldiretti Puglia, si hanno conferme su una situazione estrema. Il caldo anomalo e la prolungata assenza di precipitazioni ha mandato la natura in tilt con i ciliegi già in fiore, carote variegate, piselli, cavoli rossi e le prime fave pronte per la raccolta. Il caldo “inganna” la natura e questo determina una fioritura fuori stagione con il rischio che il probabile ritorno del freddo e del gelo distrugga poi i raccolti. «Con la temperatura aumentata di oltre 1 grado e le precipitazioni crollate di oltre 124 millimetri di pioggia annua, in Puglia a causa dei cambiamenti climatici è a rischio lo stesso valore dei terreni – chiosa Coldiretti Puglia - che potrebbero subire una perdita tra il 34% e il 60% nei prossimi decenni rispetto alle quotazioni attuali proprio a causa dell’innalzamento delle temperature che minaccia anche i redditi agricoli e rischia di far aumentare la domanda di acqua per l’irrigazione dal 4 al 18%».
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