Clima, viaggio tra gli organismi del mondo sotterraneo del Salento. Così cambierà la nostra vita

Nelle scorse settimane gli scienziati del Cnr Iret di Lecce hanno esplorato alcune grotte della provincia e del centro storico del capoluogo: dai microrganismi risposte al “climate change”

La grotta "Lu Bisso" di Castro
La grotta "Lu Bisso" di Castro
di Anna Manuela VINCENTI
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Martedì 2 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:30

Dal mondo sotterraneo le risposte per studiare il cambiamento del clima  in superficie nel Salento. Sotto i nostri piedi un mondo sommerso di straordinaria bellezza vive parallelo, ricco di misteri e microorganismi. Esseri che potrebbero essere d’aiuto a noi umani per conoscere il nostro futuro e attrezzarci per affrontarlo. Capire gli ecosistemi, su piccola scala, quindi, per proiettare poi le scoperte anche su quella grande scala che vede anche l’uomo. Da evidenze scientifiche recenti è emerso, infatti, come anche il mondo sotterraneo venga influenzato dai cambiamenti climatici globali.

Nelle scorse settimane gli scienziati del Cnr Iret di Lecce sono scesi nelle viscere della terra per una ricerca, esplorando alcune grotte della provincia e del centro storico di Lecce, per cercare le risposte ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo e che avverranno nei prossimi anni in superficie.

Il progetto Prin 2022 “Stige-Climaquiferi”, finanziato dal Ministero dell’istruzione, ha l’obiettivo di investigare il comportamento e la distribuzione della fauna sotterranea presente nel Salento, di analizzare il suo rapporto con le condizioni climatiche e le caratteristiche energetiche del territorio. Del progetto fanno parte anche i ricercatori dell’Università statale di Milano.

Tra le grotte di Lecce, Castro, Otranto e Porto Cesareo

 

Un viaggio alla scoperta del sorprendente mondo dei sotterranei salentini che ha coinvolto una rete di gruppi speleologici locali con la possibilità, anche per loro, di accedere alla bellezza delle meraviglie sotterranee pugliesi. La Puglia dal punto di vista biospeleologico è considerata una delle regioni più importanti d’Italia. Insieme ai ricercatori del Cnr Iret di Lecce e della Statale anche Salvatore Inguscio di Avanguardie, guida e profondo conoscitore della fauna sotterranea salentina, il gruppo Speleologico di Tricase (GST), il gruppo Speleologico Ndronico Salentino e gli esperti del Laboratorio Ipogeo Salentino di Biospeleologia “Sandro Ruffo”. Il gruppo si è calato alla scoperta dei sotterranei di Palazzo Adorno, del Museo Faggiano di Lecce, della bellissima grotta Lu Bissu di Castro, delle Fonti di Carlo Magno nella Valle dell’Idro (Otranto) e del complesso de Le Spunnulate nella Palude del Capitano a Porto Cesareo. Uno straordinario viaggio nel buio degli abissi che ha permesso di avviare il censimento gli esseri viventi che lo abitano.

La meraviglia di "Lu Bissu":  patria degli animali cavernicoli

Lu Bissu di Castro, nota per la ricchezza e diversità della sua fauna, è una delle più importanti e studiate cavità ipogee italiane, lunga circa 60 metri e larga circa 25 metri, ospita infatti ben 15 specie troglobie (che vivono in ambiente cavernicolo), di cui 10 acquatiche e 5 terrestri, che rappresentano oltre il 30% dell’intero popolamento ipogeo pugliese: più di un terzo degli animali cavernicoli presenti in Puglia si trova in questa grotta.

«Queste specie sono indicatori della salute dell'ecosistema sotterraneo»

«Lo studio è solo all’inizio. Nell’escursione delle scorse settimane nei sotterranei salentini – racconta Francesco Cozzoli del Cnr Iret di Lecce - abbiamo trovato parte della fauna che cercavamo. In particolare a Lu Bissu, a Castro, abbiamo raccolto alcuni specimen: lo Spelaeomysis bottazzi, un crostaceo simile ad un gamberetto sotterraneo, specie più carismatica del sottosuolo salentino insieme alla Typhlocaris salentina, la regina dei sotterranei. Molto interessante il ritrovamento, nel centro storico di Lecce, dei Copepodi, rinvenuti nel sotterraneo di Palazzo Adorno e nel pozzo del museo Fagiano, animali che vivono nel sottosuolo di Lecce, esposti allo sporco e all’inquinamento che trasuda al di sotto della città. Questi animali possono essere utilizzati, quindi, come indicatori del livello di salute dell’ecosistema sotterraneo della città di Lecce. Non è sempre scontato o facile trovarli, in quanto sono animali che vivono sottoterra, in un ambiente angusto, dove la disponibilità di energia è molto ridotta. Pertanto ridotto ed esiguo è anche il quantitativo di specie che in questi luoghi angusti si ritrovano, rispetto alla grande quantità di esseri viventi che vivono in superficie. Proprio per questo le popolazioni sotterranee non vanno disturbate e ci vuole molta cautela nell’osservare ed eventualmente prelevare gli individui: cautele che abbiamo adottato».

Un mondo «essenziale» da esplorare

 

Sottoterra, spiega Cozzoli, è naturale essere rari perché è un ambiente difficile, per quanto la vita sia ovunque. «La falda è estesa ma povera di cibo - continua il ricercatore -, di conseguenza ci sono pochi animali e sparsi, ed è molto difficile per lo scienziato individuarli. Questi animali, provenienti da un ambiente costante, spendono il minimo delle energie per sopravvivere e sono dei modelli sperimentali perfetti per gli studi di energetica. Perché sottoterra vivono in un ambiente silenzioso, con una temperatura costante, che seppur lentamente, sta cambiando a causa del cambiamento globale. Loro sono degli esseri abituati a vivere in modo essenziale e ci danno una visione più pura del meccanismo da investigare».

Sono due i gruppi che lavorano a questo progetto: i ricercatori della Statale di Milano si occupano della diversità di specie che vive nel sottosuolo. Mentre gli studiosi del Cnr Iret di Lecce si occupano di studiare e di fare esperimenti su una specie in particolare, lo Spelaeomysis bottazzi che utilizzeranno come modello teorico per studiare i meccanismi energetici della vita. L’universo sotterraneo è un modello semplificato del mondo superficiale. Dagli esperimenti in laboratorio i ricercatori cercheranno di capire come questi animali reagiscono al cambiamento della temperatura e di altri stress tipici del cambiamento globale come per esempio la salinità.

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