Porsche, bacchettata della Commissione europea: «Progetto giustificato solo da interessi economici»

La lettera è firmata da 28 strutture turistico-alberghiere di Porto Cesareo ed esprime supporto al progetto di ammodernamento della pista di Nardò
La lettera è firmata da 28 strutture turistico-alberghiere di Porto Cesareo ed esprime supporto al progetto di ammodernamento della pista di Nardò
di Pierpaolo SPADA
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Sabato 30 Marzo 2024, 05:00

«Gli impatti negativi sugli habitat derivano direttamente dai lavori di ampliamento delle piste di collaudo nell’area d’intervento Ntc, che non possono configurarsi come motivi di salute pubblica o di sicurezza pubblica, ma economici. La valutazione d’incidenza ambientale va riveduta e per l’approvazione del progetto deve essere chiesto parere alla Commissione europea». Ecco le considerazioni che tre giorni fa hanno indotto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a sospendere per sei mesi l’Accordo di programma per l’ammodernamento della pista Porsche di Nardò. Le ha espresse il capo unità della Direzione generale Ambiente della Commissione europea, Andrea Vettori, nella lettera trasmessa il 15 febbraio al capo della direzione generale Patrimonio naturalistico e mare del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Oliviero Montanaro, in risposta alle notifiche ricevute il 17 luglio 2023 e dopo l’esame approfondito della documentazione ricevuta tra dicembre e gennaio 2024 con alcune lettere e interrogazioni parlamentari.

Il documento

«Sospeso tutte le attività propedeutiche all’attuazione del piano per verificare la corretta applicazione della direttiva Habitat secondo le metodologie suggerite dalla Direzione generale Ambiente della Commissione europea», aveva spiegato ieri Emiliano a Quotidiano.

Ed è proprio di questo che la lettera tratta. «Emergono criticità», scrivono da Bruxelles, contestando il carattere di pubblica utilità assegnato al progetto. Il ministero aveva reso conto del fatto che il progetto avrebbe avuto «un impatto negativo significativo sull’habitat prioritario 6220*, oltre che sull’habitat 9340».

Vettori spiega pure che nei documenti inviati dall’Italia i motivi imperativi di interesse pubblico che vengono addotti sono connessi alla salute dell’uomo ed alla sicurezza pubblica, oltre a motivazioni di natura economica e sociale, presentati come “altri motivi di rilevante interesse pubblico”: «Dall’esame di tutta la documentazione ora disponibile, tuttavia», riferisce il dirigente , «non si ritiene appropriata la giustificazione del progetto per motivi connessi alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica. In effetti il progetto sembra avere un preminente interesse economico e riguarda in sostanza interventi di miglioramento e adeguamento di alcune piste esistenti e la realizzazione di ulteriori piste di prova per gli autoveicoli all’interno del Nardò Technical Center».

Il piano di sviluppo espone motivi di salute pubblica, in relazione alla costruzione di un elisoccorso con eliporto e annesse strutture sanitarie (da integrare nel sistema sanitario regionale), e motivi di sicurezza pubblica, in relazione al previsto centro antincendio. Ma la Commissione ritiene che se lo scopo preminente del progetto fosse stato legato a queste esigenze, «le opzioni alternative da valutare avrebbero dovuto riguardare direttamente questi obiettivi, tenendo conto di queste esigenze». Invece, le alternative che sono state prese in considerazione si riferiscono chiaramente alle «necessità (economiche) di sviluppo del Ntc», ovvero quelle di ammodernamento del centro prove.

Conseguono due indicazioni: «In base alle disposizioni dell’articolo 6(4) della Direttiva Habitat, in caso di impatti negativi su un habitat prioritario e in assenza di motivi imperativi connessi con la salute dell'uomo e la sicurezza pubblica o relativi a conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente, le autorità nazionali devono richiedere un parere della Commissione Europea prima di approvare il progetto in questione. La valutazione di incidenza deve essere riveduta tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito interessato dal progetto». Ma come emerso nel corso della procedura di infrazione del 2015, per le Zone Speciali di Conservazione italiane - precisa Vettori - non sono stati ancora definiti e adottati idonei obiettivi di conservazione sito-specifici, coerenti con gli standard richiesti e con la metodologia elaborata dal ministero dell’Ambiente: «In assenza di questi obiettivi - ammonisce Bruxelles - è impossibile valutare in modo pieno e appropriato tutti i possibili impatti del progetto in questione, nonché l’idoneità e la sufficienza delle misure di mitigazione e di compensazione proposte».

Ambientalisti e Comuni

I rilievi delle tante associazioni ambientaliste da agosto in campo contro l’Accordo di programma trovano così riscontro, con quelli di alcuni partiti. «Sospensione primo frutto del duro lavoro di chi in questi mesi ha investito tante energie per bloccare un progetto scellerato», dice il Comitato del Bosco d’Arneo. «Provvedimento che, di fatto, rappresenta per il gruppo consiliare neretino di Fratelli d’Italia una indiscutibile vittoria», dichiara Alberto Gatto. Mentre Silvia Tarantino, sindaca di Porto Cesareo (firmataria dell’Accordo con Regione, Asi e Nardò), difende il proprio operato: «Entusiasmi figli della semplicità di giudizio. La valutazione di “pubblica utilità” non è mai mancata da parte di questa pubblica amministrazione che ha voluto cogliere l’opportunità di effettuare opere pubbliche con i soldi di un investitore privato per dare un’accelerata alle tantissime necessità di riqualificazione di questo territorio. Speriamo che la sospensione rappresenti la possibilità di rivedere il progetto in senso ancora migliorativo per la nostra comunità».

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