La Regione Puglia contro le trivelle: «Impugneremo lo Sblocca-Italia»

La Regione Puglia contro le trivelle: «Impugneremo lo Sblocca-Italia»
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Lunedì 10 Novembre 2014, 21:07 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 17:07

BARI - La Puglia vuole impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale il decreto "Sblocca Italia" ed in particolare l'articolo 38 per la «palese incostituzionalità e per difendere il mare della Puglia». Lo ha deciso oggi il Consiglio regionale pugliese approvando a larga maggioranza un ordine del giorno che impegna il presidente e la Giunta regionale ad impugnare il decreto. L'articolo 38 dello Sblocca Italia - si sostiene nell'odg - appare incostituzionale per le disposizioni in esso contenute, oltre ad apparire antieconomico ed insufficiente per il fabbisogno energetico del nostro paese, con l'autorizzazione rapida per la ricerca di idrocarburi pregiudica la vocazione turistica della Puglia.

«Ancora una volta - ha spiegato il presidente dell'Assemblea legislativa, Onofrio Introna - ci schieriamo contro il decreto Sblocca Italia chiedendo al governo regionale di impugnare il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale per difendere i mari di Puglia dalle trivelle, come da motivazione alla base dell'ordine del giorno.

L'art. 28 è antieconomico e certamente non decisivo per il fabbisogno energetico del nostro paese, mentre - secondo Introna - potrebbero risultare molto dannose le ricadute negative su un'industria straordinaria e in grande crescita come il turismo pugliese, ma anche su tutte le altre attività economiche legate ai mari e alle coste».

«L'accelerazione impressa dal Governo Renzi alle trivelle nasce - evidenzia anche Introna - da una stima esagerata dell'effetto idrocarburi, stimata in 25 mila nuovi posti di lavoro, ma secondo i dati dello stesso ministero dello Sviluppo, il petrolio nei nostri fondali marini non supererebbe i 10 milioni di tonnellate, pari al fabbisogno nazionale di appena 8 settimane. Per questo scarso e presunto oro nero - ha aggiunto Introna - si moltiplicano richieste di concessioni per quasi 30 mila kmq complessivi di aree marine, in un Mediterraneo dove già si concentra più del 25% del traffico petrolifero marittimo mondiale, con un impatto e un inquinamento che non hanno paragoni in tutto il pianeta».

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