Banco di prova per il governo, scure per il Pd pugliese. Lo “Sblocca Italia”, decreto simbolo, quasi un manifesto per il governo Renzi, deciso a rimettere in moto il paese rendendo concrete (e da mercoledì legge) le sue visioni strategiche in materia di opere, burocrazia, approvvigionamento energetico e digitalizzazione, si trasforma in un terreno scivolosissimo per i parlamentari democratici del Mezzogiorno.
Oltre alla fisiologica divisione tra maggioranza e opposizione, il voto al decreto, passato con 157 voti a favore e 110 contrari, li ha così obbligati ad anteporre la lealtà politica al governo a quella nei confronti del proprio territorio, dove il loro stesso partito, il Pd, combatte al fianco delle popolazioni la battaglia contro le multinazionali del petrolio che vorrebbero esplorare con getti di aria compressa buona parte della costa. Lo spettro della old economy, tornato prepotentemente a preoccupare i pugliesi da circa 3 anni, si è recentemente allungato fino al Capo di Leuca, attraverso tre diverse richieste di esplorazione da parte della Global Med Llc, piovute su 19 comuni salentini, che hanno immediatamente dichiarato guerra.
In loro appoggio - oltre alla Regione, saldamente in prima linea sul fronte “No triv” e pronta a impugnare lo Sblocca Italia davanti alla Consulta - ci sono i tre candidati alle primarie del centrosinistra, Michele Emiliano, Dario Stefàno e Guglielmo Minervini, per la prima volta d’accordo su qualcosa: «Il mare pugliese non si tocca».
Ecco perché per domenica 9 novembre, proprio il Pd salentino ha indetto una grande manifestazione di protesta a Santa Maria di Leuca. Un appuntamento che, come quelli di Monopoli, Manfredonia ecc, vuole consegnare all’opinione pubblica l’immagine di un territorio che si oppone. Ma come faranno i parlamentari che hanno votato il decreto a far parte della fotografia?
Una posizione senza dubbio differente da quella del suo successore, Dario Franceschini, che ieri in Abruzzo si diceva convinto che «ambiente e sviluppo possano convivere». Tuttavia gli stessi senatori, che hanno detto sì al decreto, arrivato blindato a Palazzo Madama, hanno deciso di combattere la loro battaglia contro le trivelle in fase attuativa. Martedì, infatti, con un ordine del giorno approvato all’unanimità, il Senato ha chiesto al governo un impegno preciso in materia di trivellazioni, ferme da anni e riaperte dal decreto Sblocca Italia.