«La Puglia punti su settori avanzati, il turismo non può essere un traino»: parla l'economista Viesti

«La Puglia punti su settori avanzati, il turismo non può essere un traino»: parla l'economista Viesti
di Oronzo MARTUCCI
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Lunedì 21 Settembre 2020, 08:14
«La crescita turistica è una buona notizia, ma non facciamone un mito. La Puglia non può vivere solo o prevalentemente di turismo, non può essere il principale settore della nostra economia ma una attività complementare, seppure importante, perché è molto squilibrata e legata alla stagionalità, con alcuni comuni che ne traggono beneficio e molti altri che ne sono tagliati fuori. Dunque non sarà mai in grado di dare lavoro a tutti i pugliesi o di trascinare l’economia regionale»: il professore Gianfranco Viesti, docente di Economia applicata presso l’Università di Bari, condivide l’impostazione dell’articolo pubblicato da Quotidiano che riprende uno studio di due ricercatori pugliesi, Luigi Scorca e Massimo Armenise, sulla necessità di sostenere il settore manifatturiero, un settore che garantisce interventi sull’innovazione, maggiore produttività per unità di lavoro impiegata, più alti redditi e maggiore qualità dell’occupazione rispetto al turismo.

Professore Viesti, non c’è il rischio di una contrapposizione tra turismo e manifatturiero se si mettono a confronto produttività, innovazione e qualità dell’occupazione tra i due settori?
«La crescita del turismo è un bene e non va sottovalutato il fatto che il valore aggiunto del settore sia raddoppiato in 20 anni come emerge dai dati riportati da Scorca e Armenise, arrivando al 4,2 per cento del totale, mentre nel settore manifatturiero il pil ha raggiunto il massimo al 10,2 per cento nel 2008 e ha fatto registrare arretramenti negli anni successivi. Tra l’altro il turismo garantisce una spinta ad altri settori industriali,come i trasporti, e aiuta la crescita dell’agroalimentare. E sono convinto che la Puglia turistica può crescere ancora perché ci sono aree a bassa intensità turistica».

Però per garantire un aumento consistente del pil bisogna puntaresulmanifatturiero…
«Bisogna puntare sul manifatturiero e sui servizi avanzati, partendo dalla constatazione che la capacità produttiva del manifatturiero in Puglia è diminuita negli ultimi 15 anni e che i servizi avanzati sono cresciutimeno che in altre aree dell’Europa. Però, per puntare a un rilancio dell’industria senza far perdere al turismo la sua capacità di essere un settore complementare ma importante, bisogna considerare alcuni elementi».

Quali?
«Le politiche turistiche sono di competenza regionale e locale e riguardano la capacità ricettiva, l’organizzazione dei trasporti locali, i voli low cost, lo sviluppo di iniziative culturali. Le politiche industriali sono riconducibili alle responsabilità e alle competenze del governo nazionale. Con riferimento all’industria e ai servizi avanzati, le Regioni possono fare di più e meglio, come è necessario che faccia meglio il nuovo governo regionale pugliese sulla formazione professionale e sull’istruzione».

Cosa può fare il governo nazionale per rafforzare il sistema industriale della Puglia?
«Intanto avere una visione di politica industriale per il Paese. Tornando alla Puglia, l’ex Ilva non può essere declassata dalla Regione a una questione tarantina: essa deve piuttosto essere la preoccupazione del primo ministro e del ministro per il Sud, nell’ambitodiun Piano di politica industriale per l’Italia e per il Sud».

Non c’è questo interesse per l’industria pugliese nei piani del governo e nel nuovo Piano per il Sud 2030 presentato alcunimesi fa?
«Nel piano per il Sud 2030 ci sono idee interessanti presentate dalministro Provenzano, ma queste idee sono contrastate dalla mancanza di volontà politica e dallo scarso interesse che i governi nazionali hanno mostrato verso il Mezzogiorno nel corso degli ultimi 20 anni, viste le scarse risorse messe a disposizione. Speriamo che nei prossimi 10 anni le linee di intervento possano essere diverse sia per il Sud che per l’Italia, ormai accomunate nella difficoltàdicrescere».

L’articolo dei ricercatori pugliesi fa emergere anche che il turismo garantisce bassi salari e occupazione poco qualificata. Si tratta di ulteriori elemento da tenere in considerazione per cercare di rafforzare il manifatturiero e i servizi avanzati?
«Ovviamente non è colpa del turismo se ciò accade. Con la crescita delle attività culturali legate al turismo che completino la vacanza, è possibile che la qualità dell’occupazione e il livello dei redditi possano crescere. Mettiamola così: svolgere un lavoro sottopagato e di scarsa qualità è meglio che essere disoccupato, ma i giovani pugliesi sperano di poter avere altro. L’industria, in qualche modo, può garantire questa legittima aspirazione».

Professore Viesti, il lockdown ha portatomolto ragazzi a iscriversi alle università pugliesi nella impossibilità di sapere come si svolgerà l’anno accademico. Come lei ha spesso sostenuto, attraverso le iscrizioni di decine di migliaia di universitari pugliesi nelle università del Nord, una parte del Pil prodotto in Puglia viene utilizzato nel Nord per pagare rette universitarie, libri vitto e alloggio. Vi è una inversionedi tendenza?
«Vediamo. È difficile dire adesso quali saranno i risultati di queste decisioni e se saranno durature.Lo vedremo». 
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