Come la mafia ha frenato l'economia pugliese: senza i clan, +16% sul Pil

Come la mafia ha frenato l'economia pugliese: senza i clan, +16% sul Pil
di Luigi LUPO
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Sabato 13 Aprile 2024, 08:35

L'insediamento di organizzazioni mafiose in Puglia e Basilicata nei primi anni Settanta avrebbe generato nelle due regioni, nell'arco di un trentennio, una perdita di Pil pro capite del 16%. È forse il dato più eclatante, tra quelli emersi durante l’incontro “Potere mafioso e distorsioni del mercato”, organizzato ieri dal dipartimento di Economia e finanza dell'università Aldo Moro di Bari, che delinea l’impatto della criminalità organizzata sull’economia. Un fenomeno che colpisce l’Italia intera con specifiche caratteristiche per ogni territorio, come emerge dalla relazione illustrata nell’aula magna della facoltà di economia da Vito Peragine, ordinario di Economia Politica di Uniba, dal procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi e dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vito Valerio.

La provincia di Foggia è al 12° posto in Italia per i reati di mafia (omicidio di stampo mafioso, reati di associazione di tipo mafioso, Comuni sciolti per mafia e imprese confiscate alle mafie), quella di Bari è al 14° posto.

Quanto ai reati spia del controllo del territorio (omicidi volontari, danneggiamenti a seguito di incendi, attentati, estorsioni), la provincia di Foggia è al primo posto, quella di Barletta-Andria-Trani al quinto, la provincia di Bari è al 15°, la provincia di Brindisi al 16° e quella di Taranto al 21° posto. Quanto ai reati spia delle attività illecite (sfruttamento della prostituzione, produzione e traffico di stupefacenti, contrabbando e riciclaggio), Foggia e provincia registrano il 21° posto in Italia, seguite dalla provincia di Brindisi (31° posto) e da quella di Bari (35° posto). Passando agli indicatori soggettivi, che si riferiscono alla presenza mafiosa così come sperimentata e percepita dagli operatori economici, Foggia e la sua provincia sono al terzo posto in Italia mentre Bari e provincia si attestano alla dodicesima posizione.

Un quadro che accende l’allarme su come le mafie controllano la vita economica e produttiva di parte del Paese. «Il potere mafioso in Puglia ha un effetto depressivo sull’economia – ha spiegato il professor Vito Peragine -. Occorre innanzitutto capire qual è il perimetro mafioso, quindi quantificarlo. E capire quali sono gli spazi in cui si manifesta. E poi è necessario comprendere i meccanismi attraverso cui l’attività mafiosa incide sui funzionamenti dell’economia. Perché l’impresa mafiosa, o impresa condizionata dalla mafia, non solo genera reddito e profitto da utilizzare a fini illeciti, ma anche distorsioni del mercato. Situazioni in cui si produce meno di quanto si dovrebbe. La criminalità è, di conseguenza, in contraddizione con la concorrenza del mercato». Un doppio danno, quindi. Alla società e alla libertà di impresa del Paese.

L’incidenza economica della mafia si può evincere anche dal boom delle imprese confiscate. In Puglia sono presenti 1.974 immobili confiscati alla criminalità organizzata. La regione è la quarta in Italia nell’ultima ricognizione sulla confische realizzata dal ministero dell'Interno guidato da Matteo Piantedosi con l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Un report – anticipato dal Sole 24 Ore – che vede in costante aumento le proprietà sottratte ai mafiosi in tutta Italia: sono passate dalle 1.273 del 2020 ai 4.647 del 2023, con un balzo del 265 per cento. Guida la classifica la Campania dove alla camorra sono stati confiscati 3865 immobili, la Puglia è quarta con un bene in più rispetto alla Lombardia. Nel tacco d’Italia sono, invece, in numero minore le aziende confiscate alle cosche mafiose: la Puglia ne conta 143, la Sicilia, al primo posto, 669. Segno di una forte capillarità dei tentacoli mafiosi nella gestione delle società. E la recente inchiesta “Codice interno” della Dda Bari dimostra gli ingressi delle cosche in business inediti per la mafia come quello del caffè o delle agenzie di comunicazione.

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