Continua l'accoglienza in Puglia dei rifugiati della guerra in Ucraina. La macchina umanitaria ormai è in moto per accogliere donne e bambini che scappano dal conflitto con la Russia. Ma alla solidarietà e all'accoglienza deve andare di pari passo anche la sicurezza sanitaria.
L'appello di Anelli: «Vacciniamo i rifugiati»
L'appello arriva dal presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. «Abbiamo il problema delle vaccinazioni, che è il primo impatto di carattere sanitario che c'è con quella popolazione, per proteggere loro ma anche per proteggere noi - ha detto rispondendo a Bari ai cronisti che gli chiedevano della gestione sanitaria dei profughi in fuga dalla guerra -. Dobbiamo scongiurare in tutti i modi l'insorgere di nuovi focolai, considerando anche che i numeri del Covid non stanno scendendo più in maniera considerevole e quindi la preoccupazione da parte dei sanitari torna ad essere importante. Quindi il primo impatto è sicuramente quello di vaccinarli».
«Però poi resta tutta la questione dell'assistenza sanitaria al di là del Covid - ha aggiunto Anelli - . I pazienti ucraini ipertesi, cardiopatici, diabetici, bronchitici cronici dovranno essere seguire non solo con un intervento di emergenza ma nel tempo, perché se hanno bisogno di insulina o di pillole per la pressione qualcuno gliele deve prescrivere». «Bisogna mettere su - ha concluso - una rete che consenta l'iscrizione direttamente al servizio sanitario nazionale, così come abbiamo fatto per gli extracomunitari perché possano, scegliendosi un medico, accedere a tutti i servizi del Ssn».
Per affrontare l'emergenza dovuta alla guerra «alcuni colleghi sono anche disponibili ad andare nelle zone limitrofe ai confini con l'Ucraina per mettersi a disposizione.
«Noi medici - ha concluso - abbiamo dato la massima disponibilità a Bari, in Puglia e a livello nazionale. I rapporti con la Protezione civile e il ministro Speranza sono molto stretti. In questo momento non abbiamo indicazioni precise su come muoverci, sebbene abbiamo in tutte le regioni la disponibilità di tanti colleghi che vogliono essere protagonisti della solidarietà nei confronti degli ucraini».