Un museo per i rifiuti di plastica ritrovati al mare: raccolti oltre 200 “reperti”. Molti risalgono agli anni Sessanta

Un museo per i rifiuti di plastica ritrovati al mare: raccolti oltre 200 “reperti”. Molti risalgono agli anni Sessanta
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Venerdì 5 Marzo 2021, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 11:11

Cosa penseranno di noi gli uomini del futuro? I nipoti dei nipoti dei nostri nipoti, quando “entreranno” nel museo virtuale dei rifiuti spiaggiati? Probabilmente, penseranno che eravamo (siamo) incivili e anche un po' autolesionisti, vista la quantità di plastica che riversiamo in mare (l'unico a nostra disposizione), senza curarci poi molto della nostra salute e del futuro dell'ambiente che abitiamo. L'associazione MIllenari di Puglia, invece, al futuro ci pensa eccome. E con Enzo Suma, il suo presidente - di professione guida naturalistica e originario di Ostuni, in provincia di Brindisi - raccoglie da anni rifiuti di plastica di ogni genere ritrovati sulle spiagge della regione e, spesso, risalenti agli anni Sessanta, Settanta. Veri e propri reperti storici, se così si può dire. L'ultimo, in ordine di tempo, è un flacone di detersivo Last proprio di quel periodo, rinvenuto sulla sabbia di Torre Rinalda, marina di Lecce e consegnato all'associazione da una cittadina di Campi salentina.

 

Il progetto al quale Millenari di Puglia lavora, si chiama Archeoplastica e mira a «sensibilizzare sul problema dell'inquinamento da plastica e a promuovere un uso più consapevole e responsabile di questo materiale».

Dal 2018 sono stati selezionati oltre 200 rifiuti di plastica, datati dai 30 agli oltre 50 anni fa, per realizzare un museo virtuale online e diverse mostre nelle scuole e in altri luoghi pubblici.

L'osservazione e la messa in mostra di reperti di plastica spiaggiata di cinquant'anni fa è il pretesto per raccontare una storia senza fine, quella della plastica, immortale, che si accumula sempre di più nei nostri mari. La conoscenza e la consapevolezza del problema sono quegli elementi necessari che portano al cambiamento di ciascuno di noi nell'uso quotidiano della plastica.

«L’idea - racconta Suma - è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. Si trattava di una bomboletta spray Ambra Solare con il retro ancora leggibile che riportava il costo in lire. Un rifiuto di oltre 50 anni fa. Quando pubblicai la foto su Facebook scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio ancora in buono stato tra i rifiuti in spiaggia. E da quel post scaturirono dai lettori tante riflessioni sul problema della plastica. Da quell’episodio ho iniziato a raccogliere sempre di più e a mettere da parte tutti i prodotti vintage di un’età variabile dai trenta ai sessant’anni. Ho imparato a riconoscerli. Alcuni sono davvero spettacolari e riportano ben in evidenza la scritta in lire oltre ad avere uno stile retrò particolare».

Così è nata l’idea di sfruttare il potenziale di questi vecchi rifiuti nel suscitare riflessioni sull’inquinamento da plastica del nostro mare. Perché una maggiore consapevolezza può portare ad assumere un diverso atteggiamento nell’uso che si fa della plastica, soprattutto per quanto riguarda quella usa e getta. 

I reperti raccolti da Enzo e che da oltre cinquant’anni viaggiano e disperdono microplastiche in mare, potrebbero presto essere “esposti” in un vero e proprio museo virtuale di antichi rifiuti spiaggiati. Sul suo sito, MIllenari di Puglia rilancia la raccolta fondi per creare il museo (info sul sito www.produzionidalbasso.com), registrando il dominio sul web e acquistando l’hosting con il database e il template più efficace. «Occorrerà poi - spiega ancora il fondatore dell'associazione - realizzare i contenuti e le varie sezioni. Tutti i reperti “archeoplastici”, attraverso un complicato e lungo lavoro fotografico, utilizzando la tecnica della fotogrammetria, verranno resi disponibili per l'osservazione in 3D, esattamente come fanno i musei archeologici più all'avanguardia». Così da guardare da vicini gli errori da non ripetere. Mai più. 

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