Migranti, quattro Regioni contro il Governo. Emiliano: «Crea solo allarme»

Il muro dei governatori del centrosinistra e dei sindaci: "Non cancellare la protezione speciale"

A sinistra, Michele Emiliano. A destra lo sbarco di migranti a Brindisi
A sinistra, Michele Emiliano. A destra lo sbarco di migranti a Brindisi
di Paola ANCORA
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Martedì 18 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:36

Migrazioni, è scontro aperto fra centrodestra al Governo e opposizioni, Pd in primis, che daranno battaglia oggi pomeriggio nell’Aula del Senato sull’annunciata cancellazione della protezione speciale inserita nel decreto Cutro per volontà della Lega. Le associazioni e Magistratura democratica scenderanno in piazza, mentre sul tavolo della premier Giorgia Meloni restano in evidenza l’appello al passo indietro dei sindaci Pd – preoccupati dal rischio di smantellare l’attuale sistema di accoglienza - e il no delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra a un commissario per l’emergenza, individuato nella figura dell’ex prefetto di Brindisi Valerio Valenti. 

Il fronte delle Regioni

La Puglia, come l’Emilia Romagna, la Toscana e la Campania, non ha votato l’intesa sul commissariamento. «Con la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la crisi di Lampedusa, che coinvolge Regioni dove non esiste alcuna emergenza legata ai flussi migratori - spiega il presidente Michele Emiliano - il Governo Meloni ha compiuto un altro “capolavoro” commissariando se stesso». Un’ordinanza «frettolosa» insiste Emiliano, anche più del decreto Cutro, e contenente una elefantiaca contraddizione: «I flussi migratori non sono un’emergenza di protezione civile al pari di un’inondazione – aggiunge il presidente - ma sono ormai fenomeni strutturali e andrebbero affrontati per quel che sono: non una questione solo di ordine pubblico, ma di accoglienza e umanità». Ma c’è di più. «Con il commissariamento per l’emergenza immigrazione – prosegue il governatore - il Governo commissaria realtà che funzionavano bene: il ministero dell’Interno con le Prefetture, la Protezione civile nazionale e alcune residue competenze regionali per l’accoglienza di secondo livello.

Attribuisce ad alcuni prefetti la possibilità, con le criticità che spesso sono già emerse, di affidare direttamente appalti per accoglienza, trasporto, vitto ed esigenze connesse». Ancora. «Avrebbero potuto commissariare solo gli interventi in alcune regioni, come la Sicilia – chiude Emiliano - invece si è preferito farlo anche dove l’emergenza non c’è creando un clima di allarme per giustificare l’abolizione del regime di protezione speciale». 

Il ministro in campo

Il centrodestra, con il ministro Matteo Piantedosi, tiene il punto e ribatte: «Stato di emergenza non significa qualificare ideologicamente il fenomeno migratorio. È uno strumento giuridico che consente di avere una gestione adeguata dell’accoglienza. Sfido chiunque a trovare una sistemazione a 6mila migranti che arrivano in un weekend con gli strumenti ordinari». Ma il presidente della Campania, Vincenzo De Luca – pur evidenziando la disponibilità dei governatori “dissidenti” a un confronto con l’esecutivo e con Valenti - rintuzza: «Non abbiamo espresso nessuna contrapposizione ideologica o pregiudiziale. Abbiamo espresso il nostro dissenso nel merito di misure, come l’eliminazione della protezione speciale, che possono aggravare i problemi, lasciando abbandonate a se stesse persone che non si riescono a rimpatriare e che sono esposte al richiamo della delinquenza organizzata».

Cos'è la protezione speciale

Ma cos’è la “protezione speciale” sulla quale si consuma lo scontro? È un tipo di protezione riconosciuta dalla legge italiana alle persone migranti e che va ad affiancarsi e a espandere quelle riconosciute dalle leggi internazionali per le persone a rischio di persecuzione e di gravi danni nel proprio Paese. L’abolizione della protezione speciale è da tempo un obiettivo della Lega, che la ritiene un incentivo agli arrivi incontrollati. Sabato durante la sua visita di Stato in Etiopia, anche la premier ha detto di essere favorevole alla sua abolizione. Tuttavia per alcuni esperti e una parte della magistratura, l’eliminazione di questo profilo di protezione potrebbe mettere a rischio migliaia di persone e renderebbe più caotiche le procedure di gestione dei migranti, intasando i tribunali. E se il dibattito parlamentare si preannuncia infuocato, il tema epocale dei flussi migratori resta aperto e ben oltre i confini del nostro Paese. «Serve una nuova politica di asilo dentro l’Unione europea – ha detto dalla Polonia il Capo dello Stato, Sergio Mattarella - superando le vecchie regole che sono ormai della preistoria».

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