Mario Tozzi: «Balneari, la mappatura sulle concessioni è poco attendibile»

Mario Tozzi: «Balneari, la mappatura sulle concessioni è poco attendibile»
di Alessandra LUPO
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:39

Mario Tozzi tornerà presto in Puglia, a Bari, per la Giornata delle Coste in cui insieme a Donatella Bianchi parlerà di mare, concessioni, salvaguardia delle coste e ovviamente sostenibilità del turismo. Anche alla luce di quanto sta accadendo in Italia rispetto alle concessioni balneari. Un mese fa la sua critica al caro ombrelloni e alla carenza di spiagge libere in Italia aveva fatto il giro del Paese. 


Mario Tozzi, lei non ha lesinato pesanti critiche la scorsa estate con il suo post da Rodi sul mare gratis e l’acqua cristallina diventato subito virale. A Roma oggi si tiene l’ultima seduta del tavolo sui balneari che prenderà in esame la mappatura della risorsa mare a disposizione. La crede attendibile?
«Per niente, se si vuole una mappatura scientifica di partenza bisogna commissionarla all’Ispra, che si occupa di questo tipo di monitoraggi.

E che aveva già certificato tempo fa che solo il 29% delle coste italiane non era stato toccato. La risorsa spiaggia non può essere destinata in toto alle concessioni, la metà almeno dovrebbe essere libera. Ma noi non sappiamo quali siano davvero questi dati. Ci sono Comuni che hanno anche il 90% delle spiagge in concessione, basta una foto dell’Adriatico per capirlo. Per questo serve un organismo terzo a gestire questo tipo di indagine, non possono essere i diretti interessati. Chiaramente l’unico obiettivo delle associazioni dei Balneari oggi è aggirare la Bolkenstein».


Questo aiuterà il settore?
«Io credo che il governo farebbe bene a difendere i piccoli imprenditori ma che tutto il resto vada messo a bando perché non è possibile che in Italia ci siamo concessioni ultradecennali e con prezzi ridicoli nonostante i guadagni straordinari dei privati grazie all’utilizzo di un luogo che è di tutti. Non è possibile che in aree demaniali, dove non si può realizzare nemmeno una passerella di cemento, siano stati costruiti ristoranti e stabilimenti e che le spiagge non vengano liberate dalla strutture nel periodo da novembre a marzo. Secondo il Codice della navigazione il demanio marittimo non può essere abusato: è un reato insanabile per cui non è previsto nessun condono».


Qual è il modello sostenibile cui l’Italia potrebbe ispirarsi soprattutto in fase di crisi climatica?
«In Spagna, Grecia, Portogallo, Francia le spiagge vengono semi attrezzate dai Comuni e solo una piccola parte va in concessione. La polemica sui social scoppiata dopo il mio post a Rodi conteneva un piccolo decalogo sul da farsi: le spiagge sono di tutti, la metà va tenute libere, vanno considerate nella risorsa costa solo le spiagge e non l’intera costa e così via. Ma soprattutto le regole devono essere chiare: sulla spiaggia non si poggia nulla e le concessioni non si possono considerare proprietà private. Che i gestori paghino caro». 


Lei è recentemente intervenuto anche sulla questione pugliese riguardante la modifica della legge sulla tutela delle dune costiere, che ora posso essere inserite nella concessioni. La Regione ha fatto un mezzo passo indietro e ha aperto all’interlocuzione con Legambiente e con gli ordini professionali per capire come modificarla...
«Lo credo bene. Non ho capito qual è la ratio di questo provvedimento e ne parlerò con il governatore Emiliano».


Una delle strade potrebbe passare da una serie di prescrizioni da imporre ai privati da parte dei Comuni.
«Non ci sono prescrizioni che è possibile adottare: da lì non si può passare. Le dune sono elementi mobili del paesaggio ed è inutile poggiarvi una passerella in legno perché dopo qualche mese sarebbe ricoperta di sabbia. E allora che si fa. Si riprendono i lavori?».
Crede che sia quindi del tutto fuori luogo parlare di manutenzione, anche attraverso esperti?
«La duna garantisce l’equilibrio della spiaggia, non è una questione ideologica: se ci sono le dune integre la spiaggia non va in erosione. E con il problema dell’erosione che abbiamo mi sembra assurdo anche solo pensare di affidarle ai privati».


La nuova norma potrebbe dimostrarsi scivolosa anche dal punto di vista giuridico?
«Guardi Io sono stato perito del tribunale di Latina su vertenze in merito alle dune costiere. Quello che il pm mi spiegò è che questo tipo di reato è non è sanabile. E anche laddove vi sia stato un danno e si decide di ricostruire le dune, l’unica cosa che si può provare a fare è lasciarle stare: poco alla volta potrebbero ricostruirsi da sole». 
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