Lavoro, la svolta della settimana corta: la Puglia dice sì ma con riserva. Ecco perché

Lavoro, la svolta della settimana corta: la Puglia dice sì ma con riserva. Ecco perché
Lavoro, la svolta della settimana corta: la Puglia dice sì ma con riserva. Ecco perché
di ​Alessio PIGNATELLI
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Domenica 3 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 07:48

«Chi è felice, lavora meglio». Era uno dei motti dell’illuminato fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio. Una sorta di claim che oggi viene fiondato prepotentemente nella realtà con quella che molti hanno definito una sorta di rivoluzione culturale: la settimana corta di lavoro, ossia quell’accordo che il colosso degli occhiali sta applicando a molti dipendenti. In sostanza, si lavora da lunedì al giovedì: il resto della settimana si trascorre con la famiglia, con gli amici, con chi si vuole insomma. Ci si ricarica le batterie e poi si torna più produttivi: è un modello esportabile a ogni latitudine? All’interrogativo quasi filosofico, non si sottraggono gli imprenditori pugliesi: la risposta è sostanzialmente positiva con dei naturali distinguo. 

L'accordo


Piccola premessa: l’accordo in Luxottica non è certo il primo. Né in Italia, men che meno all’estero. Nel Belpaese ci hanno pensato prima Intesa Sanpaolo, Lavazza, Lamborghini. Oltralpe, è un proliferare di intese dall’Islanda alla Spagna, dall’Olanda al Giappone. Con modelli e monti orari differenti ma il concetto grossomodo è quello. «È un’evoluzione del welfare, in Puglia abbiamo aziende che ci stanno provando - racconta Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia - non voglio eludere la domanda e posso anticipare che molte imprese sono sensibili a questi argomenti e saranno protagoniste di questa evoluzione sociale. Certo, bisogna stabilire gli indici di performance: non abbiamo bisogno di una persona che lavori 8 ore giorno ma servono performance da raggiungere. Per esempio, in molti casi ci siamo accorti che dipendenti in smart working lavorano molto meglio di chi sta in ufficio.

E questo discorso può essere allargato sui giorni lavorativi. Stabiliamo quali sono gli obiettivi, poi se si raggiungono in un tempo minore è assolutamente positivo anche per le imprese. Avere persone ancorate davanti a un laboratorio o a un computer per determinate ore solo per contratto non è utile».

Le imprese pugliesi: ecco cosa pensano


Ovviamente, sono esperimenti che almeno in Italia sono messi in campo dai cosiddetti big player. Aziende che “fanno” il mercato. «Ormai si va verso i nuovi paradigmi delle imprese e dei lavoratori in ossequio ai concetti del benessere e non solo del Pil - conferma Enzo Cesareo, titolare dell’azienda tarantina Comes, società del comparto elettromeccanico operativa in tutto il mondo - i nostri giovani hanno maggiore attenzione alla qualità della vita, al tempo libero anziché alla retribuzione. Preferiscono persino guadagnare meno ma lavorare in un ambiente sano e avere maggiori spazi per la vita personale. In questo momento si stanno affacciando i colossi come Luxottica che in relazione alla loro produzione e alla presenza del mercato possono imporre quel modello. La mia azienda è già entrata in certe dinamiche: abbiamo scelto di selezionare un parterre di clienti primari che non si meraviglia dei prezzi dei prodotti poiché riconosco al mio dipendente alcuni benefit».


Non si può chiaramente schivare la questione che riguarda la natura del lavoro. Come spiega Vincenzo Divella, proprietario di uno dei gruppi produttori di pasta tra i più importanti a livello internazionale, il settore dei pastifici mal si concilia con una rivoluzione del genere. «Utilizziamo la tecnologia avanzata che non ha cervello e deve essere guidata da uomini. Credo che nel nostro comparto sia quasi impossibile: si può però andare verso un nuovo welfare, il problema è che ci sono delle categorie in cui la manodopera quotidiana resta determinante». Giacinto Colucci, titolare della Cog srl, azienda leader nella produzione di radiatori situata nella zona industriale di Lecce, considera il test di Luxottica ottimo. Con alcune precisazioni: «Penso possa essere sostenibile a patto che le aziende abbiano fatto investimenti in produttività. Il tema è la produttività, non più quante ore si sta in ufficio. Dobbiamo cambiare il paradigma e l’approccio, è uno stimolo per tutti. “Liberare” tempo per i lavoratori a favore dei propri affetti è fondamentale». E se gli si chiede se è un esperimento troppo innovatore per queste latitudini, la risposta è netta: «Non è presto, è tardi. La filosofia del lavoro deve cambiare, io sarei contento se si lavorasse 3 giorni a settimana ma bisogna trasformare contratti che non fanno più parte di questo mondo. Si possono raggiungere questi risultati non solo grazie all’imprenditore, ma soprattutto con un diverso approccio di sindacati e politica. Nella mia azienda lavoriamo già per obiettivi, a me non interessa quanto si sta in ufficio».


Possibilista ma con riserva, infine, Alfonso Casale, patron di Telcom spa, azienda di Ostuni che sviluppa prodotti innovativi realizzati in materie termoplastiche. «Luxottica macina utili spaventosi, è un esperimento che non toccherà i bilanci dell’azienda. Chi ha altri numeri sta vivendo difficoltà e sconta una crisi che dura da anni. Certo, se si arriva a un modello che riesca a conciliare lavoro e tempo libero è una prospettiva interessante in primis per l’azienda. La qualità di vita si innalzerebbe e si rifletterebbe sulla produttività. Se si lavora in un ambiente sano, si produce meglio: questo è fondamentale ma bisogna sempre avere la stella polare del bilancio».
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