L’eclissi dei papà separati: meno autorevoli per i figli. “Resistono” le mamme. Lo studio

L’eclissi dei papà separati: meno autorevoli per i figli. “Resistono” le mamme. Lo studio
di Donato NUZZACI
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Venerdì 12 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 09:45

«La perdita di autorevolezza della figura del padre nel buio della separazione vista dai figli». È quanto emerge da una ricerca su base nazionale che sarà presentata oggi a Lecce nell’ambito del XVII convegno di Medicina dal titolo “La salute riproduttiva e sessuale si costruisce da giovani”, organizzato presso l’Hotel President (alle ore 11) dalla Fondazione Foresta Onlus in collaborazione con l’Università del Salento, l’Università di Padova e il Ministero della Salute. Dai dati raccolti tramite i questionari somministrati dal 2022 al 2024 agli studenti frequentanti gli istituti delle scuole superiori di Padova e Lecce, viene fuori un elemento chiaro: cioè quello della cosiddetta «eclissi del padre», l’oscuramento della figura paterna, «con una svalutazione che raddoppia nel caso di genitori separati. I figli ricercano l’autorevolezza nella figura della madre nelle famiglie che cambiano». A rispondere al questionario sono stati 4.383 studenti tra i 18 e i 20 anni (età media 18,2 anni), all’interno del progetto “Prevenzione andrologica permanente nelle Scuole”, e i pareri espressi hanno evidenziato il ruolo genitoriale nel determinare i comportamenti a rischio dei ragazzi, e come gli stessi percepiscano la figura paterna e materna.

I dati

«Da quindici anni Fondazione Foresta cura un progetto che si sviluppa nelle scuole, parlando a migliaia di studenti e anche stavolta abbiamo raccolto molto materiale per mettere a confronto i cambiamenti nei comportamenti e nel contesto familiare dei ragazzi», spiega Carlo Foresta, già professore ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova e presidente della Fondazione Foresta promotrice del sondaggio effettuato in collaborazione con l’Asl di Lecce, l’Università del Salento, l’Università Pegaso. «Quest’anno abbiamo deciso di chiedere ai ragazzi come percepissero il ruolo genitoriale all’interno della famiglia, tra amichevole, autorevole, indifferente e problematico, con distinzione tra madre e padre», continua il professore. Nel complesso della ricerca, è scaturito che la figura materna è vista più frequentemente come amichevole (51,8% vs 44% dei padri), ma per le ragazze la figura paterna è vista più spesso come problematica (10% contro il 5% dei coetanei maschi).

Ancora più marcata è la differenza nel ritenere autorevole il ruolo paterno nei ragazzi (42,2%) rispetto alle ragazze (27,7%). Bisogna poi ricordare - continua il professore Foresta - come con l’andare del tempo la costituzione familiare è cambiata: rispetto al 2005, quando il progetto è partito, i genitori sono più anziani di quattro anni, l’età media della madre quando il ragazzo ha 18 anni è di 50,7 e quella del padre è 54 anni. Inoltre, un ragazzo ogni cinque è figlio di persone separate o divorziate. In questo contesto monogenitoriale, la madre è più spesso descritta come autorevole dai figli maschi (50%), ma molto meno dalle figlie (32,8%) che invece la descrivono come amichevole nel 55% dei casi rispetto al solo 29,8% dei coetanei maschi.

Secondo gli altri dati raccolti «agli occhi dei figli l’autorevolezza di un padre separato si dimezza (dal 45 al 23% nei maschi, e dal 30 al 15% per le femmine); il rischio di apparire indifferente aumenta di 2-3 volte, e di risultare problematico fino a 4-5 volte rispetto ai padri coniugati. Questa svalutazione sembra più intensa nei figli maschi, per i quali crolla la figura del padre come punto di riferimento autorevole». Dallo studio emerge pure che i figli dopo la separazione cercano questa caratteristica nella madre. «Ancora non siamo in grado di comprendere le conseguenze di questo cambio di paradigma. Il costante aumento di divorzi e separazioni si allinea a quel necessario e desiderabile processo di destrutturazione del modello patriarcale». Dunque, quello in presentazione sarà focus a tutto tondo sul ruolo del contesto familiare nel determinare il disagio giovanile. «Alla luce di questi dati - prosegue il professore Foresta - si rende indispensabile tornare a ragionare sulle dinamiche simboliche, psicologiche e sociali che si innescano all’interno di dinamiche familiari, quelle contemporanee, che nel loro incessante e vivace rimescolamento strutturale rischiano di perdere di vista un obiettivo centrale: il benessere delle generazioni di domani e un senso di armonica continuità tra le diverse generazioni. Se si sta abbandonando un sistema di valori patricentrico e patrilineare, dobbiamo allora domandarci, qual è la nostra visione del futuro?», conclude lo studioso.

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