L'allarme dell'Istat: un pugliese su tre è a rischio povertà

L'allarme dell'Istat: un pugliese su tre è a rischio povertà
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 23 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:32

Più di un pugliese su tre è a rischio povertà. E il numero è aumentato nell’ultimo anno, piuttosto che diminuire, come invece è avvenuto in quasi tutte le altre regioni italiane. Il report dell’Istat sulle condizioni di vita e sul reddito delle famiglie lancia un allarme sociale da prendere in considerazione tanto per il presente quanto per il futuro. Se nel 2021 i pugliesi a rischio di povertà o di esclusione sociale rappresentavano il 32% del totale, nel 2022 il tasso sale al 35,3%. «A livello regionale si osserva un deciso miglioramento per la Campania e la Sicilia, con la riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale, trainato da una sensibile riduzione di tutti e tre gli indicatori (rischio di povertà, grave deprivazione e bassa intensità di lavoro). Tuttavia, il rischio di povertà o esclusione sociale aumenta in Puglia, Sardegna e Calabria; in queste ultime due regioni peggiorano i tre indicatori e soprattutto aumentano la bassa intensità di lavoro e la grave deprivazione», si legge nel rapporto pubblicato pochi giorni fa dall’Istituto di Statistica. 
Un segnale positivo c’è, ma non basta per invertire una tendenza ormai storicizzata: diminuiscono anche in Puglia le persone che vivono in una situazione di “grave deprivazione materiale e sociale”, si passa dal 9,2% del 2021 al 7% del 2022. Ma il quadro resta comunque negativo, se si guarda alla media nazionale, che si attesta sul 4,5%. E anche qui emergono, ancora una volta, delle importanti differenze territoriali. In Valle d’Aosta, ad esempio, vive in uno stato di grave deprivazione materiale appena un residente su cento. In Puglia il dato va moltiplicato per sette. E i numeri non cambiano neppure se si tratta del rischio povertà: in Emilia-Romagna è a rischio povertà il 7% della popolazione. Un quinto rispetto al numero pugliese, che preoccupa non poco. E preoccupa anche perché è un dato in crescita. Il sunto è che con il passare del tempo le persone a rischio aumentano. E aumentano anche quelle che lavorano “a bassa intensità” (che non sono quindi regolarmente occupati per la maggior parte dell’anno solare). Nel 2022 il 13,8% (un anno prima erano il 12,5%) dei pugliesi aveva un’occupazione precaria e temporanea. 

Un'Italia a due velocità

La situazione sembra quasi incancrenita, con un’Italia che viaggia a due velocità: nel Nord-Ovest è a rischio di povertà assoluta il 13,2% dei residenti, nel Nord-Est il 13,4%. Al Sud, invece, il 33,7%. E lo stesso divario c’è tra il reddito medio delle famiglie, che nel Mezzogiorno è decisamente più basso rispetto che nel resto d’Italia. «Al Nord - si legge nel resoconto dell’Istat - vi è un deciso miglioramento delle condizioni di vita e dei livelli reddituali delle famiglie; in particolare, il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale del paese (12,6% rispetto al 14,2% del 2021). Nella provincia autonoma di Trento, in Emilia Romagna e Veneto si osserva una forte riduzione del rischio di povertà e nelle ultime due regioni anche della bassa intensità di lavoro. In controtendenza la provincia autonoma di Bolzano, dove aumenta il rischio di povertà o esclusione sociale. Il rischio si riduce anche nel Nord-ovest (16,1% rispetto al 17,4% del 2021); in particolare, in Lombardia si riduce la grave deprivazione materiale e sociale e in Piemonte migliorano i tre indicatori. In Liguria, invece aumentano il rischio di povertà e la bassa intensità di lavoro».
Eppure gli ultimi indicatori sul Mezzogiorno, legati al lavoro, sembravano incoraggianti. Dov’è, quindi, la verità? L’impressione, leggendo i numeri, è che con l’aumentare dell’occupazione non migliorino le condizioni economiche di chi lavora, tanto che il rischio di povertà resta dietro l’angolo. Secondo un altro studio dell’Istat, il Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), nel Mezzogiorno questo riguarda il 20,8% dei maggiorenni occupati. Anche questo dato fa riflettere e al contempo fa paura: uno su cinque tra coloro che lavorano in una regione del Sud, rischia comunque di ritrovarsi con un reddito inferiore alla soglia di povertà. Al Nord lo stesso numero si ferma al 7%. 
Esiste un’Italia che viaggia veloce, con una minoranza di persone che rischiano di ritrovarsi poveri.

E c’è un’Italia, invece, che viaggia lentamente, dove i poveri del futuro aumentano. 

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