L'intervista a Paolo, salumiere a Kiev: «Per ora resto qui, non posso lasciare tutto. A Odessa si vedono le navi da guerra russe»

L'intervista a Paolo, salumiere a Kiev: «Per ora resto qui, non posso lasciare tutto. A Odessa si vedono le navi da guerra russe»
di Massimiliano MARTUCCI
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 05:00

«È ormai un lavoro fare interviste», scherza Paolo Chiafele, quarantasei anni, salumiere di Martina Franca, dal 2016 a Kiev, dove ha creato una sua linea di salumi italiani ma prodotti lì, tra cui il capocollo di Martina Franca.Ormai è divenuto quasi fonte primaria sul campo. Dall’inizio della crisi è uno scambio di battute quotidiane. «Mi è appena arrivato il messaggio dalla Farnesina con il quale invitano gli italiani a lasciare il Paese con mezzi commerciali. È il terzo che mi arriva dall’11 febbraio, ma questa volta c’è anche il numero di emergenza dell’unità di crisi. Quando Di Maio è venuto qui sembra si sia messo d’accordo per i voli. L’unico mezzo per tornare in Italia ora è la Ryanair».


Hai intenzione di tornare?
«Al momento no. Non posso lasciare tutto e andare via. Ho cinque dipendenti nel salumificio. Dal supermercato dove lavoro mi è arrivata una comunicazione con la quale mi informano che abbiamo assunto una nuova persona. La vita va avanti solo che si vede meno gente in giro. Continuerò la mia vita normalmente finché sarà possibile, finché non iniziano a sparare o finché non bombardano. I miei genitori mi chiamano chiedendomi di mettermi in ferie e tornare, ma al momento non ne ho l’intenzione».
Chi è andato via?
«Gli stranieri. Il supermercato dove lavoro è frequentato da stranieri. Abbiamo perso più o meno il 30% delle vendite, in questi giorni. C’è meno gente in giro, riesco ad arrivare al lavoro in mezz’ora, invece dell’ora e dieci minuti solita».
A parte questo, ci sono segni di un attacco imminente?
«Ormai è diventata frequente la battuta sull’avere o meno il pieno alla macchina. Un amico e collega di Odessa mi racconta che all’orizzonte si iniziano a vedere le navi da guerra russe. Hanno anche loro ricevuto un messaggio ma con le indicazioni di un punto di incontro in caso di emergenza. Qui a Kiev invece è tutto tranquillo, finora solo l’economia sta manifestando i sintomi peggiori».
È iniziata la svalutazione della moneta locale.
«In pochissimo tempo l’euro e il dollaro hanno accresciuto il loro valore. L’euro è arrivato quasi a trenta grivnie, il dollaro a trentaquattro. Vuol dire che in molti stanno cambiando. Nel discorso di ieri, il presidente ha tranquillizzato la nazione sostenendo che avrebbe combattuto la svalutazione con investimenti esteri».
Il governo ha proclamato lo stato d’emergenza. Cosa significa?
«Gli ucraini non possono più lasciare il Paese e tutti i maschi dai diciotto ai sessant’anni possono essere chiamati all’addestramento militare come riservisti. Nel frattempo molti stranieri se ne sono andati e alcuni voli sono stati cancellati. Un amico che domani (oggi, ndc) doveva tornare a Londra sarà costretto a fare almeno uno scalo in Europa».
A sentire i media italiani, la situazione sembra stia per degenerare a breve.
«Un amico mi ha appena inviato un’Ansa nella quale si sostiene l’arrivo di un attacco entro quarantotto ore.

Però i giornali italiani sono più pessimisti di quanto in realtà la situazione non faccia pensare. Andrò via da qui solo quando tutto è perduto. Nel frattempo domani mi sveglierò e andrò a lavorare, come tutti i giorni».

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