L’inflazione colpisce le famiglie in Puglia: la spesa diventa più cara del 12%

L’indagine dell’Istat mette a confronto l’anno scorso con il 2021

L’inflazione colpisce le famiglie in Puglia: la spesa diventa più cara del 12%
​L’inflazione colpisce le famiglie in Puglia: la spesa diventa più cara del 12%
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 22 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:41

In un anno la spesa media mensile delle famiglie pugliesi ha subito un aumento di quasi il 12 per cento. A causa dei rincari dovuti all’inflazione, il 2022 rispetto al 2021 è stato infatti una batosta su diversi settori: dal carrello al supermercato alle bollette di luce e gas fino alle spese quotidiane. Attenzione, però: questo incremento è figlio unicamente dell’innalzamento dei prezzi e non corrisponde a un carrello più pieno. Considerata la forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022, la spesa in termini reali rimane sostanzialmente inalterata. Più prosaicamente: si spende di più, si mangia meno e si abbassa la qualità per risparmiare.

Questa la fotografia scattata dall’Istat, l’istituto nazionale di statistiche, che ha analizzato il peso dell’inflazione sulle famiglie italiane: circa un terzo ha dichiarato di aver provato a limitare nel 2022 la quantità e la qualità del cibo acquistato, con il risultato che la vendita di beni alimentari ha fatto registrare un aumento tendenziale in valore del 4,6% e una diminuzione in quantità del 4,3%.

L’aumento è una sorta di “effetto ottico” dovuto all’innalzamento dei prezzi: al netto del tasso di inflazione, i consumi sono rimasti fermi. La corsa dei prezzi, dunque, ha inciso pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelle più deboli, e continuerà a pesare anche nell’anno in corso.

I numeri

Tradotto in numeri: per quanto riguarda il Tacco d’Italia, l’incremento della spesa media mensile sul totale delle famiglie in Puglia è di +11,86% e si passa da 1.772,74 euro nel 2021 a 1.982,98 nel 2022. L’Istat ha utilizzato un campione il più rappresentativo possibile. Nel 2022 sono stati coinvolti complessivamente in tutto il Paese 542 comuni, 65 autorappresentativi (che partecipano all’indagine ogni mese) e 477 non autorappresentativi (che partecipano all’indagine una volta a trimestre). Il disegno di campionamento ha previsto un campione teorico annuale di circa 32.500 famiglie, ovvero circa 2.710 al mese, residenti nei 224 comuni che ogni mese hanno partecipato all’indagine. Nel 2022, il campione effettivo è risultato di 28.416 famiglie. In ogni comune campione, le famiglie da intervistare mensilmente sono divise in due gruppi di pari numerosità, che partecipano all’indagine rispettivamente nel primo e nel secondo periodo di riferimento.

Tornando alle spese mensili delle famiglie in Puglia, la maggiore fetta della torta se ne va per le bollette e le incombenze della casa (il 37,5%) ma pesano molto anche i prodotti alimentari (22,9%) e i trasporti (8,6%). Una ripartizione che ricalca un dato generale. Nel Sud e nelle Isole, dove le disponibilità economiche sono generalmente minori, a incidere di più sulla spesa delle famiglie sono le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, come quelle appunto per alimentari e bevande analcoliche: nel 2022 questa quota di spesa arriva al 23,8% nel Sud e al 23% nelle Isole mentre si ferma al 16,2% nel Nord-ovest. L’anno scorso le regioni con la spesa media mensile più elevata sono Trentino-Alto Adige (3.466 euro) e Lombardia (3.051 euro), mentre Puglia e Calabria sono quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 1.983 e 1.839 euro mensili. Ma anche questo dato, spiega Istat, è da interpretare bene: è l’effetto dei divari territoriali persistenti. In altri termini, la spesa al Sud è minore ma lo sono anche stipendi e tenore di vita. 

Interessante anche un altro aspetto: le famiglie hanno posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022, in parte grazie a quanto accumulato negli anni di crisi dovuta al Covid. Va considerato che nel 2021 c’erano ancora lockdown, coprifuochi e chiusure di attività commerciali, anche se meno stringenti rispetto al 2020, quindi era scontato che nell’anno scorso ci fosse un rimbalzo tecnico dei consumi delle famiglie, specie per gli acquisti non obbligatori che erano stati rinviati durante gli anni più brutti della pandemia. L’Istat calcola infatti che gli aumenti più elevati delle spese si osservano per il capitolo “Servizi di ristorazione e di alloggio”, seguito da “Ricreazione, sport e cultura”: insomma, per recuperare le attività penalizzate dal persistere delle limitazioni alla socialità, siamo stati costretti ad aprire di più il portafogli.

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