Covid, medici multati per eccesso di lavoro, il sottosegretario: «Un errore burocratico bestiale»

Covid, medici multati per eccesso di lavoro, il sottosegretario: «Un errore burocratico bestiale»
di Paola ANCORA
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Lunedì 23 Ottobre 2023, 05:00

«Abbiamo chiesto ai medici e agli infermieri uno sforzo straordinario durante la pandemia. E tutti si sono spesi oltre ogni immaginazione. Per questo, saputo delle multe, la nostra posizione è sempre stata quella di un intervento che portasse alla sospensione. Ne avevo parlato con il ministro Schillaci proprio poche ore prima che, poi, arrivasse l’ufficialità dalla ministra Calderone». Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute e coordinatore pugliese di Fratelli d’Italia, ha appena chiuso i lavori dell’assemblea di partito convocata, a Bari, per tracciare il bilancio di un anno di governo del Paese.

Sottosegretario, come è potuto accadere? I medici italiani e pugliesi hanno ricevuto la medaglia d’oro per l’impegno civile dal presidente della Repubblica proprio per la loro abnegazione e il lavoro durissimo cui hanno fatto fronte durante la pandemia. Ora la multa per “eccesso di straordinari”. Una vera e propria beffa.
«Un terribile errore burocratico, nato dall’aver applicato norme che, anche correttamente, sono rigide a un periodo di emergenza straordinaria qual è stato quello della pandemia da Covid.

Oggi, se un medico lavorasse per 48 ore di fila e poi chiedesse il pagamento degli straordinari gli verrebbe contestato il fatto che nessuno aveva autorizzato quel lavoro aggiuntivo. Ma evidentemente non si poteva né doveva applicare le stesse regole al periodo pandemico, quando i medici di tutta Italia hanno lavorato senza guardare l’orologio e in condizioni spesso difficilissime. Purtroppo, nel nostro Paese, la burocrazia è bestiale».

Come si corregge, ex post, un errore simile senza modificare le norme?
«È il principio che deve guidarci: un medico che ha salvato delle vite, che ha ricevuto una medaglia d’oro dal presidente della Repubblica, non deve incorrere in provvedimenti disciplinari né se ne deve fare una questione di soldi. Capiamo con precisione cosa è accaduto, cerchiamo di dipanare la filiera decisionale e di chiarire questo episodio, con grande cautela. Se ci sono stati degli errori nei conti, nella quantificazione del monte orario va bene, ma non mi pare sia questo il caso. Lo ribadisco: non è giusto applicare rigidamente talune impostazioni a un periodo che ha stravolto le vite di tutti. Eravamo così allo stremo che abbiamo ricevuto l’aiuto di medici provenienti dall’Albania, da Cuba. Nessuno deve dimenticarlo».

Sottosegretario la pandemia ha squadernato tutte le debolezze del nostro Sistema sanitario nazionale, esacerbate peraltro dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Oggi come ieri il problema è la carenza cronica di personale medico. Uno specifico capitolo del Pnrr sanitario è dedicato a questo. Cosa prevedete di fare?
«Una puntualizzazione è doverosa. Se oggi abbiamo una tale carenza di medici è perché chi doveva programmare, circa dieci anni fa e anche prima, non lo ha fatto o ha sbagliato i conti. Non per scaricare colpe e responsabilità, ma per dare un contesto e dire che non si rimedia in un mese a un guasto che ha radici antiche. Nella legge di bilancio abbiamo previsto 2,3 miliardi per il rinnovo del contratto dei medici e delle professioni del comparto sanitario, con l’obiettivo di rendere più attrattiva una professione che oggi risente fortemente della concorrenza del privato e che ha attraversato una stagione di scoramento. Abbiamo previsto anche il riconoscimento di 100 euro orari per i medici e di 60 euro all’ora per gli infermieri che vorranno fare degli straordinari, misura necessaria anche all’abbattimento delle liste d’attesa. Cerchiamo di contenere il fenomeno dei medici gettonisti e di rispondere alla carenza di personale con gli strumenti che abbiamo».

Sottosegretario, pagare di più i medici non servirà comunque a riempire le corsie, ad averne di più nei reparti. Avete esaminato la possibilità di eliminare il numero chiuso dalle Facoltà di Medicina? In prospettiva, potrebbe essere d’aiuto?
«Lo scorso aprile, in fase di programmazione, abbiamo aumentato del 30 per cento la dotazione di posti, passando da 15mila a 20mila. Poi sono anche le Università che danno la loro disponibilità».

Cosa intende?
«Bisogna aprire un confronto con gli Atenei per capire quanto possano essere allargate le maglie delle iscrizioni perché per Medicina ci sono delle specifiche attività in corsia da garantire. Con l’eliminazione del numero chiuso sfonda una porta aperta: era nel nostro programma di governo, ma dobbiamo misurarci con queste criticità e risolverle. Posso dire che l’anno prossimo provvederemo a un ulteriore aumento dei posti nelle Facoltà». 

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