Lalli (Federturismo) sul caro prezzi: «Se c'è chi paga di più è una scelta di target»

Lalli (Federturismo) sul caro prezzi: «Se c'è chi paga di più è una scelta di target»
di Rita DE BERNART
5 Minuti di Lettura
Sabato 5 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 18:44

«Non è ancora tempo di bilanci né di allarmismi. La Puglia ha fatto tanta strada e oggi può permettersi di selezionare il target di riferimento e fare, magari, meno numeri ma mantenere il fatturato». È una voce fuori dal coro Marina Lalli, presidente nazionale di Federturismo Confindustria. Rispetto al calo di presenze, fino a punte del 40%, denunciato da molti operatori in particolare nelle località costiere l’imprenditrice è più cauta di altri colleghi: «L’analisi e le statistiche finali – dice - vanno fatte per tutto il territorio regionale e per tutto l’anno». Anche sul caro estate, che vede la Regione sul banco degli imputati per l’aumento del costo medio giornaliero per una vacanza, la numero uno di Federtusimo difende le scelte di molti operatori turistici ed esercenti. «Finché si riesce a stare nel mercato e ci sono clienti disposti a pagare di più – spiega- non si sbaglia: l’importante è offrire un servizio all’altezza».

 
Presidente Lalli, molti operatori stanno segnalando un calo di presenze, in particolare nel mese di luglio e nelle località balneari: alcuni registrano una flessione dal 30 fino al 40% in meno rispetto allo stesso periodo di anni passati. Cosa ne pensa? 
«Onestamente vado un po’ controcorrente rispetto a queste denunce ed allarmismi. Prima di parlare di un calo per la Puglia occorre avere i dati ufficiali a fine stagione e fare anche un calcolo sull’intero anno. Le uniche evidenze che si potranno avere subito a settembre, al di là delle singole attività che magari registrano qualche presenza in meno, sono per le località dove si applica la tassa di soggiorno. In questo momento non possiamo dire per certo come stiano le cose e singoli esempi non rappresentano il dato regionale. I segnali non vanno trascurati, chiaro. Di certo il sentiment è quello di una estate meno affollata».


Cosa sta accadendo, dunque?
«Non c’è certamente un calo di attenzione per la destinazione Puglia, piuttosto occorre partire da altri presupposti per trovare qualche spiegazione. Intanto la nostra regione ha imparato a proporsi per tutto l’anno e sono convinta che quando avremo l’analisi rispetto ai 365 giorni il risultato sarà tutto sommato buono. Ciò che sta accadendo è che forse stiamo vivendo un’estate meno brillante del solito. Il fattore meteo è stato determinante: maggio e giugno sono stati pessimi e spesso in quelle settimane si vive soprattutto di connazionali e degli stessi pugliesi che si spostano per soggiorni brevi nel fine settimana e che in funzione delle previsioni, dunque, hanno rinunciato. Diverso è per gli stranieri che prenotano in largo anticipo per sette - dieci giorni e non rinunciano per le condizioni metereologiche. A luglio, paradossalmente, si è avuto l’effetto contrario: tanti non si sono spostati per il troppo caldo. Nel nostro lido, solo per fare un esempio, anche tanti abbonati nelle settimane di picco hanno preferito restare a casa.

Se dobbiamo trovare una spiegazione, possiamo dire che è mancato tanto il turismo di prossimità, questo si». 


Non può essere però solo una questione di meteo. Cosa altro? 
«Iniziamo ad essere una destinazione molto conosciuta, rispetto a tanti anni fa, e molto richiesta e quindi si inizia anche a selezionare. Non si fa più solo una questione di quantità ma di qualità, non di numeri ma di fatturato. Si ha l’occasione di scremare; anche in località in passato interessate da sovraffollamento come Gallipoli; tanti preferiscono vendere una stanza in meno ma magari vendere a tariffe maggiori e fare fatturato». 
Il prodotto mare sembra essere quello che più di tutti soffre il caro estate. 
«Non ha senso svendere il prodotto mare e vendere a prezzi bassi perché tanto non potremo mai essere davvero competitivi con altre destinazioni e i diretti competitor su questo segmento: abbiamo costi di produzione e del lavoro e una tassazione troppo alte che non consentono di fare grande margine. Il mare costa e costerà sempre meno in altre destinazioni: a questo punto occorre puntare sui servizi e su altre peculiarità come l’enogastronomia, la cultura, l’arte e i servizi. È su questo che dobbiamo essere competitivi non sul prezzo». 
Dalla ristorazione alle spiagge è un dato sotto gli occhi di tutti che i prezzi siano lievitati e non sempre corrispondono a servizi adeguati. 
«In molti casi rappresentano un passo avanti dell’ospitalità turistica pugliese. Negli anni abbiamo imparato a servire la frisa non più in un piattino di carta ma magari con stoviglie e tessiture di qualità, in una ambientazione elegante e curata, di fronte al mare. Ciò non è un errore, anzi. Quello che si deve fare, indubbiamente, però, è lasciare anche spazio e margine a chi non può permettersi certe spese. Ma finchè c’è chi è disposto a pagare e si riesce a restare in questo mercato perché non farlo? Per me è una buona notizia. Diverso è se si alza il prezzo e non c’è il servizio. È chiaro che non tutti sono in grado di farlo».

Negli ultimi anni l’offerta ricettiva è cresciuta a dismisura, con migliaia di locazioni private ad uso turistico, per effetto di una popolarità crescente: oggi però di fatto la domanda viene polverizzata. Ci sono responsabilità in questo? In che modo mettere ordine nel sistema? 
«La Regione, va detto, ha fatto un buon lavoro; da anni c’è un dialogo aperto e tanta attenzione al turismo. Lo abbiamo visto anche con il Covid quando abbiamo avuto un sostegno importante. Per quanto riguarda l’abusivismo si sta lavorando a livello nazionale; l’ideale sarebbe un riordino generale per tutti , a partire dalle stesse regole senza iniziative isolate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA