Un calcolo per stabilire quanto costano le prestazioni sanitarie: l'algoritmo dalla Puglia che può controllare le spese degli ospedali

L'iniziativa del professor Albergo della Lum

Un calcolo per stabilire quanto costano le prestazioni sanitarie: l'algoritmo dalla Puglia che può controllare le spese degli ospedali
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 11 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:56

Quanto costa per la sanità pubblica italiana un paziente che si sottopone a un banale intervento di appendicite? E chi invece si cura per motivi più seri come un ictus? Non tutto, è chiaro, è calcolo matematico o economico, ma quel denaro - ovviamente pubblico - poi dev'essere erogato agli ospedali per permettere il normale funzionamento della macchina amministrativa. Per la prima volta in Italia arriva un algoritmo, un calcolo per essere più precisi, che costruisce un modello per l'analisi dei costi delle prestazioni sanitarie. Lo studio è della Libera Università Mediterranea di Casamassima ed è stato presentato qualche giorno fa a Roma, al Ministero della Salute. Il modello dovrebbe essere adottato dalla Regione Puglia nel giro di qualche settimana, ma anche lo stesso Ministero - tramite il sottosegretario Marcello Gemmato - ha strizzato l'occhio al modello sviluppato a Bari. 
I documenti sono già arrivati in Regione, con i tecnici del Dipartimento Salute che adesso discuteranno gli ultimi dettagli con i docenti della Lum, poi arriverà la firma sul protocollo d'intesa. Il Ministero attende, ma da Roma fanno sapere che prenderanno in considerazione l'ipotesi di fare altrettanto e di allargare l'utilizzo del calcolo all'intero Paese. 

Come funziona il modello

Ma come funziona il modello che ha messo a punto il professor Francesco Albergo? Va intanto precisato che è un calcolo di gestione economica. E tutto parte dal fatto che il sistema attualmente in vigore, il Raggruppamento omogeneo di diagnosi (Diagnosis Related Group, comunemente conosciuto come Drg), permette di classificare tutti i malati dimessi da un ospedale in gruppi omogenei in base alle risorse impegnate per la loro cura, ma non di stabilire il costo della singola prestazione. L'idea della Lum è semplice: permettere a ciascun ospedale di stabilire il costo economico di una prestazione sanitaria così da capire intanto come provare a far rientrare i conti e come migliorare le spese. Il discorso è a monte: sapere quanto si spende vuol dire poter ragionare su qualunque tipo di intervento. E al momento questo tipo di calcolo non è possibile. 
Il professor Albergo ha tenuto a evidenziare un aspetto (lo fa anche nella nostra intervista in fondo alla pagina) fondamentale del suo modello: è, appunto, un modello per calcolare il costo di una prestazione sanitaria all'interno di un determinato contesto e non il costo standard. Vale a dire: un intervento di appendicite - per tornare su un esempio semplice e banale - a Lecce non ha lo stesso costo di uno eseguito ad Aosta o a Torino. E così via. Anche perché il modello di calcolo è così preciso ("maniacale" ha detto il docente, spiegando questo aspetto) da aver preso in considerazione tutto: gli esami prima della prestazione stessa, i medicinali dopo le dimissioni e persino la gestione strutturale di un ospedale o di una clinica. 
La ricerca sul campo è partita nel 2017, anche grazie al fondamentale contributo del Miulli di Acquaviva, l'ospedale di riferimento per la Lum. Per lo sviluppo del modello, poi, è stato determinante anche il lavoro della Novartis e di Gpi, la società che ha fisicamente sviluppato il software. 
Il rettore della Lum, Antonello Garzoni, si è detto soddisfatto intanto per «il ruolo dell’università, che deve essere a supporto del sistema delle imprese e delle istituzioni con ricerche sul campo che ne possano migliorare le performance». «Questo strumento - ha ammesso il sottosegretario Gemmato - può essere utile per una corretta programmazione e per ottimizzare le performance del sistema sanitario nazionale pubblico. Non dobbiamo dimenticare - ha aggiunto - che il nostro sistema è vecchio di 24 anni e ha bisogno di nuovi modelli organizzativi». 
La Regione Puglia è pronta ad adottare il sistema con un protocollo d'intesa. «È importante - spiega Vito Montanaro, direttore del Dipartimento della Salute - per le Regioni del Sud dimostrare che il valore dei Drg non è esattamente coerente con le componenti produttive, soprattutto per costi e prezzi attuali. Questo modello ci potrà consentire di rappresentare al governo l'esigenza di rimodulare i criteri di determinazione delle spese. A questo si aggiunga che una Regione come la Puglia avrà la possibilità di poter ridefinire le tariffe di una serie di prestazioni, in particolare quelle dei servizi sociosanitari, in modo da renderle assolutamente identiche per qualsiasi setting assistenziale». Il modello è pronto, adesso non resta che capire quali novità potrà portare nella programmazione della spesa pubblica italiana in ambito sanitario. Per la prima volta, però, grazie alla Lum sarà possibile capire quanto costa un singolo intervento.
 

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