Alternanza scuola-lavoro, i dati choc per la Puglia: 15mila infortuni in 5 anni

Alternanza scuola-lavoro, i dati choc per la Puglia: 15mila infortuni in 5 anni
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 8 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 22:31

«L’alternanza scuola-lavoro va rivista: bisogna tutelare gli studenti e la loro vita». Così, con un tweet, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dettato la linea. Una dichiarazione, breve e contenuta nei 140 caratteri che l’”uccellino” impone, che ha scatenato le reazioni del mondo della scuola, anche sui social. Ma il contesto e il modo in cui fin qui si è svolta l’alternanza scuola-lavoro ha diverse problematiche, nodi, rebus, e una grande emergenza: la sicurezza. Lo sa bene il ministro Valditara, che per settimana prossima ha convocato un tavolo sulla sicurezza sul lavoro, al quale parteciperà anche il ministro al Lavoro Marina Elvira Calderone. I numeri, però, chiariscono ogni dubbio sull’emergenza sicurezza per gli studenti impegnati nell’alternanza: in Italia dal 2017 al 2021 - tenendo presente che dal 2020 in poi, a causa del covid, vi è stata una contrazione di ragazzi nelle aziende per motivi legati alla pandemia - sono stati denunciati 296.003 infortuni e 18 morti. E solo in Puglia gli infortuni sul lavoro di studenti in alternanza-scuola lavoro sono 15.756, di cui 2.500 negli ultimi due anni, quelli segnati dalla pandemia. L’ultimo anno pre-covid, in Puglia vi erano stati oltre 4.500 incidenti sul lavoro con infortunio per uno dei ragazzi impegnati. Il report è dell’Inail ed è stato portato alla luce dalla Cgil, in questi anni piuttosto attiva sul tema. Un tema scottante, perché mette sotto la lente di ingrandimento la salute dei ragazzi, oltre che il sistema in sè. 

L'analisi del sindacato

«Non abbiamo contezza di come si svolga la relazione tra le aziende e gli enti e gli studenti dei nostri territori - spiega il segretario regionale della Cgil, Pino Gesmundo -.

Certo è che, quando abbiamo coinvolto il sindacato degli studenti medi per raccogliere testimonianze abbiamo avuto modo di toccare con mano il clima di paura e ricatto con cui molti giovani vivono queste esperienze». Il problema principale è la sicurezza e già qualche mese fa la Cgil chiedeva una cabina di monitoraggio. «C’è bisogno di informare e formare su tutele e diritti, su strumenti di prevenzione in specialmodo se coinvolti sono studenti in formazione. Costruire dal basso condizioni del cambiamento, coinvolgendo esperti, enti di formazione, affinché vi sia conoscenza vera sul tema della sicurezza tale da poter esigere il rispetto di tutte le misure previste dalle leggi», ha detto Gesmundo. E Rossana Dettori, segretaria confederale nazionale, in un appuntamento in Puglia qualche settimana fa, aveva rincarato la dose: «È stato più facile mettere in sicurezza lavoratori durante la pandemia che gli studenti impegnati in percorsi di alternanza. Non servono più allarmi sulla sicurezza ma atti concreti. Dobbiamo confrontarci con le scuole e le università per comprendere diversità dei bisogni formativi e gli studenti devono poter decidere percorsi. Lavoriamo a costruire una carta dei diritti degli studenti in alternanza. I giovani sono già costretti a lavoro poco pagati e con minime o nessuna tutela, così si spiegano i dati sugli infortuni, perché nessuno fa vera formazione. Allora ai ragazzi dico conquistiamo insieme questi diritti».

Il tavolo voluto dal Governo

In qualche modo a questa esigenza risponderà anche il governo Meloni o almeno proverà a farlo. Nasce da qui l’idea di un tavolo con il ministro Calderone. Anche perché Valditara è stato chiaro a più riprese: l’alternanza scuola-lavoro non si tocca, al massimo va rivista per evitare infortuni e morti. «È un pilastro fondamentale nel percorso formativo - ha spiegato al Corriere ieri -, in particolare per quei ragazzi che frequentano le scuole tecniche e professionali. Ma non solo per loro. Non è immaginabile formare un buon tecnologo solo con una istruzione teorica. Non è un caso che sia la parte prevalente della formazione tecnico professionale in Germania e Svizzera, e sia diffusa anche nel Regno Unito e in Francia». E non si tocca neppure l’applicazione dell’alternanza nei licei: «Uno studio americano di Heckman-Kautz del 2016 mostra che l’alternanza scuola-lavoro è una delle poche prassi educative nella scuola secondaria superiore per la quale si ha evidenza empirica importante di effetti positivi sulla acquisizione da parte del giovane delle competenze non disciplinari: capacità di risolvere problemi, imprenditorialità, empatia, capacità di adattamento, pensiero creativo, gestione del tempo (le cosiddette soft skills). Fondamentali anche per i liceali». 


Il dibattito e i morti

I “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento” - nome tecnico dei progetti dell’alternanza scuola-lavoro - sono tornati al centro del dibattito in seguito al caso di Giuliano De Seta, uno dei 18 morti durante l’alternanza (era lo scorso settembre), per cui la famiglia non riceverà l’indennizzo dall’Inail perché era uno stagista non capofamiglia. Un indennizzo non può bastare a risarcire una famiglia della perdita di un figlio adolescente, morto per altro mentre svolgeva un progetto collegato alla scuola, ma oltre al danno ha il sapore della beffa. Da qui la precisazione di Valditara del voler “cambiare” qualcosa all’interno di un meccanismo che fin qui è sembrato funzionare a metà. O meglio: vi è molta confusione sui reali benefici dei Pcto, così come sul ruolo che poi i ragazzi vanno realmente a ricoprire all’interno delle aziende (i sindacati ritengono che spesso si tratti di sfruttamento di manodopera), nonostante il meccanismo sia collaudato in diversi paesi e l’idea sembra anche potere essere vincente, soprattutto per alcune professioni. Quello che non va, invece, è la sicurezza: negli anni pre-pandemia in Puglia si sono registrati almeno 4.000 feriti all’anno, su una platea potenziale approssimativamente di 100.000 ragazzi. 
Dopo l’”emorragia” si è arrestata ma probabilmente solo perché le aziende che hanno continuato a permettere i Ptco alle scuole sono sensibilmente diminuite, a causa del covid e delle regole per evitare il contagio. Basti pensare che - novità annunciata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito appena pochi giorni fa - anche per quest’anno l’alternanza scuola-lavoro dovrebbe restare fuori dagli esami di maturità, «per i quali - si legge in una nota informativa inviata alle scuole - la pandemia ha determinato difficoltà nello svolgimento delle attività e, in taluni casi, il mancato raggiungimento del target orario previsto». Altrimenti la riforma del 2017 dell’esame di Stato prevede l’esaurimento delle ore dell’alternanza scuola-lavoro come requisito di ammissione all’esame. 
Senza limitazioni, però, tutto tornerà alla normalità. E anche i numeri potrebbero tornare drammatici, tanto in Puglia quanto in Italia. Dal governo arriva un’accelerata, con il tavolo in settimana. Per evitare che ci possano essere infortuni o che si possa morire prima ancora di avere un lavoro per davvero.

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