I vincitori e i vinti non sono divisi equamente. Pochi vincitori. Tanti vinti. E non perde, come si sente dire, la politica. Perde questa politica. Ovvero poco professionale, visto che si è incartata ed è dovuto intervenire il grande vincitore (Sergio Mattarella), del tutto autoreferenziale e incapace di emanciparsi da veti e controveti, perchè concentrata solo sugli interessi di bottega partitica: la mia contro la tua. Le macerie più ingombranti e terribilmente fumanti sono quelle che, nel primo giorno della Fase Draghi, si vedono al Nazareno, quartier generale del Pd. Partito che ha sbagliato tutto e che ha commesso tre errori principali. Non ha capito che Renzi andava fino in fondo (M5s lo ha capito prima e meglio del Pd). Si è legato mani e piedi ai grillini e a Conte senza prevedere un piano b. E ora i dem di colpo sono diventati o tutto collo super sponsor del governo Draghi che non avevano previsto né voluto. Secondo errore. Il Pd non ha capito che Mattarella aveva veramente Draghi pronto come carta finale e come ultima spiaggia. Terzo errore: sottovalutare Renzi. Frena prima dell’ultima curva, ripetevano i maggiorenti dem mentre Matteo scekerava sempre e non dava alcun adito alle certezze di Zingaretti per cui si sarebbe accontentato di qualche poltrona. Ora, a causa della somma di questo e altri errori, il Pd si trova senza più alleanza con M5S, senza più Conte come possibile candidato premier in giallorosso alle prossime elezioni, e anzi i grillini già hanno cominciato a sparare contro il governo Draghi dell’inciucio Pd-Lega.
Draghi, quando Mattarella disse: «Caro Mario ti voglio dire grazie»
Quando Berlusconi disse: «Accetterei Draghi premier di un governo tecnico»
Tra gli sconfitti gli stellati svettano.
La Meloni ha vinto. Perché ha subito dimostrato con coerenza che partecipa solo a un governo di centrodestra o meglio di destracentro, quando ci sarà. Punto. Senza altri giochi, ma senza esagerare nella lotta al governo se in campo sanitario ed economico presenterà provvedimenti giusti. Ha perso Leu. Con Conte, grazie al ministro Speranza, contava assai. Ora ritorna all’anonimato. Perfino anche i Responsabili: non servono proprio più. E Conte? Inutile dire. Lo rimpiangono a Volturara Appula, suo paese natale, e in qualche redazione di giornale house organ. Ma niente di più per lo sconfitto più sconfitto di tutti.
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